Bitcoin, Strategy e tutte le società che stanno diventando casseforti

Nel logo il simbolo del bitcoin e Strategy come nuovo nome. Microstrategy pensa sempre più in grande e manifesta le sue intenzioni già dal brand. La società americana di software, diventata dal 2020 in poi una cassaforte mondiale dei bitcoin, ha infatti depennato dalla propria nomenclatura aziendale il prefisso micro ed è diventata Strategy, aggiungendo anche il simbolo della valuta digitale al proprio logo.

Proprio il bitcoin è oramai diventato la principale fonte di guadagno per l’azienda fondata da Micheal J. Saylor, Sanju Bansal e Thomas Spahr nel 1989 e (poco) nota sul mercato come fornitrice di software per l’analisi dei dati aziendali. Una scelta ben precisa di Saylor, resosi protagonista di una serie di acquisti massicci della criptovaluta e convinto che il valore di quest’ultima continuerà a salire fino adarrivare su Marte”.

La strategia vincente

Gli investimenti in bitcoin si sono rivelati in effetti una strategia vincente. Con il bitcoin Strategy ha fatto fronte a un progressivo calo dei ricavi ma ha eluso quello del valore delle proprie azioni, che hanno invece tratto giovamento dal costante accumulo di criptovalute. Tra settembre 2024 e febbraio 2025, il loro prezzo è infatti addirittura salito più di quello dei bitcoin, mentre la capitalizzazione di mercato della società ha raggiunto quota 87 miliardi di dollari, quasi il doppio del valore delle sue partecipazioni in bitcoin.

Considerati tali parametri, era inevitabile che il caso di Strategy facesse scuola. Come sottolinea infatti il Financial Times, sono 78 le società quotate in borsa in giro per il mondo che stanno seguendo l’esempio dell’azienda di Tysons Corner. Tra loro figurano per esempio aziende farmaceutiche e inserzionisti. Realtà che, secondo gli analisti di mercato, hanno visto le loro azioni in difficoltà anche a causa di modelli di business non particolarmente convincenti agli occhi di molti investitori e hanno scelto di imitarne uno risultato vincente.

Un esempio da seguire

A Strategy e ad altri big come Tesla e Coinbase, che detengono decine di migliaia di bitcoin, si stanno aggiungendo dunque anche pesci più piccoli, come per esempio Kulr Technology, un titolo azionario statunitense a piccola capitalizzazione i cui prodotti di gestione dell’energia termica sono utilizzati anche dalla Nasa e dalla Marina degli Stati Uniti e che a dicembre ha ufficializzato la propria intenzione di creare un proprio portafoglio di bitcoin.

In particolare, l’amministratore delegato Michael Mo prevede di spendere fino al 90% del surplus di cassa aziendale per acquistare la criptovaluta. Una scelta che, se da un lato ha fatto interrogare alcuni azionisti sull’attenzione che l’azienda avrebbe posto da quel momento in poi nelle proprie attività principali, dall’altro ha attirato nuovi finanziatori. Tra dicembre e i primi due mesi del 2025, Kulr ha acquistato 510 bitcoin, con una spesa di circa 51 milioni di dollari. Le sue azioni, stazionarie per tutto il 2024, erano quasi quadruplicate già a capodanno.

Fonte : Wired