Privacy, regole condivise, dialogo e segnalare i contenuti tossici: le strategie anti-cyberbullismo

Per gli adolescenti internet è uno spazio abituale, un luogo in cui trascorrono fino a due mesi e mezzo all’anno, eppure denso di contraddizioni: se da un lato offre opportunità di connessione e crescita, dall’altro emerge un crescente senso di affaticamento e sovraccarico cognitivo. Oltre l’80% manifesta un desiderio temporaneo di disconnessione per riequilibrare vita online e reale. Un fenomeno legato anche alla diffusione del cyberbullismo e di interazioni indesiderate, per fronteggiare i quali i giovani non sempre dispongono di strumenti adeguati.

Lo rivela uno studio dell’Associazione Social Warning – Movimento Etico Digitale APS, presentato in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo (7 febbraio), dopo aver coinvolto circa 20 mila ragazzi e 7 mila genitori: il 37,9% ha subito episodi di cyberbullismo, mentre il 41,2% ha ricevuto interazioni indesiderate a sfondo sessuale. La rete, che dovrebbe essere spazio di espressione, si trasforma così in un ambiente ostile e stressante.

Le testimonianze dei giovani dipingono un quadro a tratti allarmante: “Mi hanno minacciata di morte su un social”, “Un compagno ha condiviso un link con contenuti inappropriati”, “Ho ricevuto immagini di nudo che non volevo”. Episodi che si inseriscono in un contesto più ampio di manipolazione psicologica, in cui il gaslighting (manipolazione psicologica) digitale porta le vittime a dubitare delle proprie percezioni e a isolarsi. Profili anonimi, adulti che si fingono coetanei, diffusione incontrollata di immagini private: la fragilità del confine tra reale e virtuale amplifica l’insicurezza di chi cresce immerso nel digitale.

Le conseguenze sono profonde: ansia, vulnerabilità, paura, insicurezza e, in molti casi, vergogna e disagio. Solo il 7% dei ragazzi riesce a gestire prontamente queste difficoltà, spesso grazie al supporto di adulti o a strumenti di tutela online.

Gregorio Ceccone, referente dell’Osservatorio Scientifico di Social Warning, sottolinea la necessità di un’educazione digitale che vada oltre la semplice alfabetizzazione tecnologica: “Il disagio che emerge dai dati riflette un panorama complesso: i giovani necessitano di strumenti per navigare il digitale senza subirne le distorsioni. È necessario costruire una pedagogia del digitale, che insegni non solo a usare la tecnologia, ma a comprenderne i limiti e i pericoli”.

Per contrastare il cyberbullismo e proteggere gli adolescenti, l’Associazione Social Warning propone cinque strategie concrete per genitori e scuole.

La prima riguarda la gestione della privacy: educare i ragazzi a configurare le impostazioni di sicurezza sui social media per limitare l’accesso ai loro contenuti da parte di estranei. Fondamentale anche insegnare a bloccare e segnalare contenuti dannosi, azioni essenziali per garantire maggiore protezione. Le regole di utilizzo della tecnologia devono essere condivise per favorire un equilibrio tra vita online e offline.

Inoltre, gli adulti devono partecipare al mondo digitale dei ragazzi con interesse, senza invadenza, per aiutarli a gestire le loro esperienze.

Infine, il dialogo su affettività e rispetto è cruciale per educare i giovani al consenso e alla gestione delle relazioni digitali.

Davide Dal Maso, presidente di Social Warning – Movimento Etico Digitale APS, evidenzia la necessità di una rivoluzione culturale nel modo di approcciarsi al digitale. “La recente proposta di legge sulla Giornata Nazionale della Cittadinanza Digitale, ideata dalla nostra associazione e recentemente approvata in Senato rappresenta un passo fondamentale per rendere giovani e adulti dei cittadini più attivi e consapevoli anche nel digitale”. Il web è ormai uno spazio imprescindibile per le nuove generazioni, ma la sua fruizione richiede strumenti adeguati e una consapevolezza diffusa. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di insegnare a viverla con equilibrio e responsabilità. “La crescita di questi fenomeni sono un chiaro segnale d’allarme: è necessario creare un ponte tra generazioni per facilitare l’educazione digitale e contrastare questo tipo di situazioni negative che hanno un forte impatto nella salute mentale in particolare dei più giovani”.

Fonte : Repubblica