La terra a Santorini continua a tremare. Lo fa ormai da giorni, senza tregua. Ma ieri, mercoledì 5 gennaio, è stata registrata la scossa più forte di questa sequenza sismica, con una magnitudo superiore a 5 (precisamente 5.2), la prima di intensità “moderata”, che ha spinto le autorità greche a dichiarare lo stato di emergenza. Anche se al momento non si registrano danni a cose o persone, gli esperti sottolineano che nell’area non si era mai registrata un’attività sismica di tale portata dall’inizi delle rilevazioni, nel 1964. E visto che l’isola è stata teatro di un terremoto devastante di magnitudo 7.7 poco meno di 70 anni, l’attenzione con cui segue la situazione il ministero della protezione civile ellenico non può essere ritenuta eccessiva.
Abbiamo chiesto a Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, di raccontarci cosa sta succedendo, i rischi che si corrono e come può evolvere nei prossimi giorni la situazione.
Professore, cosa sappiamo sulle cause dell’attuale sequenza sismica che sta interessando l’isola di Santorini?
“Si è attivato un sistema di faglie in direzione nord-est, sud-ovest, immediatamente a nord-est dell’isola di Santorini. Sono quelle che noi chiamiamo faglie estensionali: in quell’area il mare Egeo si sta estendendo di 2-3 centimetri l’anno, e questo comporta la formazione di quelli che in letteratura vengono chiamati graben, cioè delle strutture che possono produrre sismicità”.
Non si tratta quindi di un fenomeno legato all’attività vulcanica nell’area?
“La Grecia si trova sopra quello che si viene chiamato un piano di subduzione: lo Ionio e la parte immediatamente a nord della Libia e dell’Egitto scendono al di sotto della Grecia, di Cipro, della Turchia. Questo fenomeno di subduzione genera sismicità e, nello stesso tempo il vulcanismo. Anche in Italia abbiamo dei vulcani che sono legati ad un simile fenomeno di subduzione, ma nel nostro caso sono lo Ionio e l’Adriatico che scendono sotto l’Italia e questa discesa della litosfera causa a un certo punto un rilascio di fluidi, la fusione delle rocce sottostanti e quindi la risalita di magma che ha prodotto i vulcani che vanno dall’Amiata fino ai vulcani laziali come Bracciano e i Colli Albani, e poi il Vesuvio, per arrivare alle Isole Eolie, che sono appunto un arco magmatico legato alla subduzione sotto l’Italia. Una subduzione analoga, immergente verso nord-est, genera tutti i vulcani dell’arco ellenico, e Santorini è uno di questi, così come il vulcano sottomarino Kolumbo lì vicino”.
Il supervulcano che spazzerà via Santorini (prima o poi)
“Anche la faglia estensionale è in qualche modo legata a questi fenomeni di subduzione, quindi parliamo di un fenomeno geodinamico che contempla sia la sismicità che il vulcanismo” spiega ancora Doglioni a Today.it.
Come ci si aspetta che possa evolvere la situazione di questi giorni?
“Quella che si è vista in questi giorni è una sequenza estremamente energetica: il numero di eventi e la loro magnitudo sta crescendo, quindi non è stato raggiunto il picco massimo dal quale poi inizia la discesa, quello che noi chiamiamo il main shock, cioè l’evento più energetico, da cui in tutte le sequenze sismiche del mondo si vede poi una riduzione delle scosse e della loro potenza. Questo è oggettivamente preoccupante. Può darsi che la sequenza sismica si fermi nei prossimi giorni, ma potrebbe anche continuare con terremoti sempre più energetici”.
Le autorità greche sembrano prendere la situazione molto seriamente.
“E fanno bene, anche oggi ci sono state scosse con magnitudo superiore a 5, quindi cosiddetti terremoti moderati, ed è impossibile escludere che nei prossimi giorni ce ne siano di ancora più potenti. Ogni terremoto per noi è di fatto un esperimento, perché la storia sismica della Terra che conosciamo con tecniche strumentali è di appena 100 anni, praticamente nulla rispetto ai cicli geologici che sono di migliaia di anni, e quindi abbiamo una capacità di previsione molto limitata. Quello che però sappiamo per certo però è che se c’è stato un terremoto in passato in una data zona, può ripetersi. E dato che a Santorini c’è stato un terremoto di magnitudo 7.7 nel 1956, non è da escludere che possa esserci ancora un evento simile. La sequenza che si sta attivando in questi giorni inoltre è leggermente a sud ovest rispetto a quella del 1956, e quindi interessa la stessa faglia ma in un punto dove la crosta non si è ancora rotta, un altro particolare oggettivamente poco rassicurante”.
“A Santorini c’è stato un terremoto di magnitudo 7.7 nel 1956, non è da escludere che possa esserci ancora un evento simile”
Il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni a Today.it
Quanto è probabile che i terremoti di questi giorni attivino i vulcani sottomarini dell’area, come Kolumbo?
“I vulcani rispondono a logiche di evoluzione che sono leggermente diverse da quelle delle faglie che generano i terremoti. Una faglia si attiva quando c’è un’energia accumulata nelle rocce circostanti che supera il loro limite di elasticità, e si ha una rottura della crosta che rilascia questa energia. Un vulcano invece erutta quando c’è un gradiente di pressione dentro la camera magmatica tale da far fuoriuscire il magma” spiega Doglioni.
“Quello che può succedere è che ci siano delle faglie che entrano all’interno nella camera magmatica, e allora in questo caso producono una depressurizzazione che provoca l’eruzione. O che lo scuotimento provocato dai terremoti vada a influire sulla pressione nella camera magmatica. In questo senso quindi può esserci un effetto. Come per i terremoti, quello che sappiamo per certo è che dove ci sono state eruzioni in passato, queste possono ripetersi. E sappiamo che ci sono già state delle eruzioni importanti a Santorini nell’arco degli ultimi 4-500 anni, e quindi potrebbero essercene ancora. La verità è che oggi i vulcani sottomarini hanno ancora un livello di monitoraggio molto più basso rispetto a quelli emersi. E quindi fare previsioni è ancora più difficile in questi casi”.
Fonte : Today