Roma – L’impressione in Transatlantico è che la vicenda Paragon si stia gonfiando. E c’è chi non esclude un intervento del Quirinale, vista la gravità dei fatti emersi nelle ultime ore. Nella serata di mercoledì 5 febbraio Paragon Solutions avrebbe “terminato” il contratto con i clienti italiani, stando a quanto riportato dal Guardian, che cita una fonte informata dei fatti ma che avrebbe accettato di parlare solo a condizione dell’anonimato. Non si fanno i nomi dei suddetti clienti, cioè di chi effettivamente abbia messo le firme sui documenti che concedono l’utilizzo del software: ma il caso dello spionaggio di giornalisti e attivisti potrebbe coinvolgere lo stesso esecutivo guidato da Giorgia Meloni, dal momento che l’azienda americana tratta in prevalenza con clienti istituzionali, e lo fa a livello globale.
Paragon si sarebbe tirata indietro mercoledì sera lamentando violazioni delle policy contrattuali e del quadro etico. Il software, secondo lo società, verrebbe fornito ai governi esclusivamente per sorvegliare criminali e terroristi. E se è tutto sommato possibile dimostrare abbastanza facilmente che un controllo sulle utenze di alcuni rifugiati e persino quello sul responsabile (Luca Casarini) di un’organizzazione non governativa sia compatibile con attività legate al contrasto del terrorismo, spiare un giornalista come Francesco Cancellato è cosa ben diversa. Perché Cancellato dirige un giornale che ha pubblicato un’inchiesta scomoda sul partito della premier, accusando la base di simpatie razziste, neofasciste e neonaziste sempre negate dai vertici, ma dimostrate con tutta evidenza dai filmati. E quell’inchiesta ha fatto rumore non solo in Italia, ma anche all’estero.
Borghi (Italia Viva): “Il governo è cliente di Paragon Solutions?”
Il senatore di Italia Viva e membro del Copasir, Enrico Borghi, ha depositato un’interrogazione urgente al governo nella mattinata di mercoledì. “Ho individuato almeno quattro criticità su cui interrogherò il governo nella figura del sottosegretario Alfredo Mantovano che ha la delega in materia di cybersicurezza – spiega Borghi a Wired -. Primo: chi sono i clienti italiani di cui scrive il Guardian? Parliamo di un software militare, non di un applicativo che si scarica su internet. Un software che viene ceduto a soggetti istituzionali o che svolgono delicate attività collegate alla sicurezza. Secondo punto: il governo sostiene che l’intelligence non ha sottoposto a controllo una serie di soggetti previsti dalla legge 124 (quella che regola la struttura e l’organizzazione dei servizi segreti e gestisce il segreto di Stato, ndr) compresi i giornalisti, ma non chiarisce se il software rientra o meno nelle disponibilità dei nostri apparati. E questo va chiarito nelle sedi competenti, ovvero al Copasir”.
Fonte : Wired