Sanremese per eccellenza è anche Fiordaliso, al secolo Marina Fiordaliso, anche se la sua storia è un po’ diversa dalle altre. Diventata madre giovanissima, e dopo aver condiviso una vittoria al Festival di Castrocaro del 1981 insieme a un certo Zucchero Fornaciari, arriva al Festival di Sanremo, dove diventa una presenza fissa. Nel 1982 tra le nuove proposte, con Una sporca poesia e nel 1983, ancora tra i giovani, con Oramai, sesta, ma premio della critica. Il suo exploit è nel 1984, finalmente tra i big con Non voglio mica la luna, scritta tra gli altri da Zucchero, e diventata il suo più grande successo, oltre che un classico della musica italiana. “Vorrei due ali d’aliante per volare sempre più distante”. La canzone è tradotta in spagnolo e arriva in testa alle classifiche in Spagna e in America Latina, ma anche in Germania, Svizzera, Francia ed Europa dell’Est. Dopo questa canzone dal piglio pop e rock torna a Sanremo con Il mio angelo (1985), dedicata al figlio, e Fatti miei (1986). Dopo la chiusura della sua etichetta, la Durium, passa alla EMI e sotto l’ala protettiva di Toto Cutugno, abbandonando quello stile più rock e tornando a Sanremo con canzoni scritte da lui: Per noi (1988, ottavo posto) e Se non avessi te (1989, sesto posto). E poi Il mare più grande che c’è (1991, dodicesimo posto), che diventa un grande successo. Ma l’episodio che avrebbe potuto far svoltare definitivamente la sua carriera è il Sanremo del 1987: Fiordaliso avrebbe dovuto cantare Quello che le donne non dicono. “Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone gli autori della canzone, volevano affidarmela per Sanremo” aveva raccontato. “Poi scelsero Fiorella Mannoia, perché, a loro avviso, dopo il successo di Non voglio mica la luna, dissero che ormai ero diventata nota e troppo identificata con un pezzo e un genere troppo commerciali”. La carriera di Fiorella Mannoia, da quel momento, decollò definitivamente.
Fonte : Wired