Un vaccino contro il cancro del rene di stadio 3 o 4 ha dato risultati promettenti nei test

Si parla molto di vaccino contro il cancro, una tecnologia in fase di studio e di sviluppo per diversi tipi di tumore. Un gruppo di ricercatori e ricercatrici è riuscito ad ottenerne uno che è stato testato su nove pazienti con tumore del rene ad alto rischio di recidiva. Il vaccino è stato somministrato a seguito dell’intervento di asportazione della massa tumorale, da solo (4 pazienti) o in combinazione con l’anticorpo monoclonale ipilimumab (5 pazienti). I risultati, pubblicati su Nature, sembrano promettenti. Gli autori sottolineano comunque che dovranno essere confermati su un gruppo più ampio di pazienti.

Creare un vaccino contro il cancro del rene

I pazienti con cancro del rene in stadio avanzato vengono tipicamente sottoposti alla chirurgia di asportazione del tumore, cui segue una terapia a base dell’anticorpo monoclonale pembrolizumab (in attesa di approvazione in Italia), quest’ultima con lo scopo di ridurre il rischio che la malattia si ripresenti. Tuttavia, la probabilità di recidiva rimane alta, motivo per cui gli autori dello studio hanno provato a sviluppare un vaccino.

Ma come si ottiene un vaccino contro il cancro? Per rispondere a questa domanda è necessario fare un piccolo passo indietro. L’idea si basa sul fatto che le cellule tumorali solitamente esprimono delle proteine mutate sulla loro superficie, cioè diverse rispetto a quelle delle cellule sane: sono i cosiddetti “neoantigeni”. L’obiettivo è quello di ottenere dei vaccini in grado di stimolare il sistema immunitario a scatenarsi contro questi neoantigeni, che sono diversi per ogni tipo di tumore. Idealmente questo dovrebbe causare una risposta immunitaria specifica che non danneggia le cellule sane.

Il concetto è relativamente semplice, ma la pratica è ovviamente più complessa. Nel caso specifico del cancro al rene la difficoltà risiede nel fatto che le cellule tumorali hanno un numero limitato di mutazioni rispetto per esempio a quelle che si riscontrano nel melanoma, il tumore della pelle. Questo significa che c’è una quantità limitata di target contro cui sviluppare il potenziale vaccino.

Lo studio su Nature

Nel corso della ricerca appena pubblicata gli autori sono partiti dal tessuto tumorale asportato durante l’intervento chirurgico per individuare i neoantigeni e sviluppare dei vaccini personalizzati per ciascun paziente. Per determinare quali neoantigeni includere nel vaccino in base alla loro probabilità di indurre una risposta immunitaria, il team si è affidato a specifici algoritmi predittivi.

Fonte : Wired