Il governo Meloni ha ammesso che ci sono stati dei casi di spionaggio ai danni di cittadini italiani tramite WhatsApp ma esclude ogni responsabilità nella vicenda. La comunicazione di Palazzo Chigi arriva dopo che nei giorni precedenti alcuni giornalisti e attivisti avevano detto di essere stati contattati da Meta perché “colpiti” dal software israeliano di spionaggio “Graphite”, lo spyware di ultima generazione prodotto e diffuso dall’azienda israeliana Paragon.
La nota di Palazzo Chigi sullo spionaggio a giornalisti e attivisti: sono sette
“In merito a quanto pubblicato da alcuni organi di stampa su presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell’informazione, la presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del governo, compresi i giornalisti – si legge in una nota di Palazzo Chigi -. Trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità, è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Acn ha interloquito con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited: emerge che le utenze italiane interessate finora appaiono essere sette”.
Riguardo i nomi dei coinvolti, “non è stata comunicata ad Acn l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy. Dalla medesima interlocuzione si ricava che le utenze fino a ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all’Italia, ai seguenti Paesi: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. WhatsApp Ireland Limited è la società di Meta che opera nel mercato europeo, il che spiega perché le informazioni emerse riguardino esclusivamente Paesi dell’Unione Europea. Per ogni altra questione di competenza dell’intelligence relativa all’uso degli strumenti in questione, la presidenza del Consiglio conferma la sua disponibilità a riferire all’organismo parlamentare preposto al controllo dell’attività dei servizi (Copasir)”, conclude il comunicato.
Chi sono i giornalisti e gli attivisti spiati col software israeliano: i nomi
Il primo a denunciare pubblicamente lo spionaggio è stato il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, che ha pubblicato lo stesso messaggio WhatsApp arrivato anche a Luca Casarini, il capomissione dell’Ong Mediterranea Saving Humans. “A dicembre – recita il testo del messaggio inviato da Meta – WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti aver ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo”.
Il capomissione di Mediterranea si era rivolto al governo italiano chiedendo chiarimenti. “Ha autorizzato una simile operazione? I servizi segreti italiani si avvalgono del software Paragon?”, le sue domande. La vicenda è finita anche in Parlamento. “Il governo smentisce di aver spiato giornalisti e attivisti? E se non c’entra nulla, come intende tutelare i giornalisti italiani da questi attacchi?”, si chiedeva Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd. “Quello che è successo a Luca Casarini e a Mediterranea Saving Humans – aveva detto il vicepresidente di Avs alla Camera Marco Grimaldi – è di una gravità inaudita. Intimidiscono, spiano e minacciano chi salva vite, e liberano e portano sui jet i torturatori e stupratori di bambini, quelli che gestiscono davvero la tratta dei nuovi schiavi”.
Cancellato aveva pubblicato una serie di domande rivolte al governo: “L’Italia è cliente dell’azienda Paragon Solutions? Il governo può ufficialmente smentire di aver spiato il direttore di un giornale? E, se non l’ha fatto, quali iniziative intende prendere per tutelare i propri concittadini da questo genere di azioni?”.
Nel mirino dello spyware, stando a quanto trapelato, ci sarebbero una novantina di persone, quasi tutte facenti parte del mondo del giornalismo o dell’attivismo, provenienti da almeno una ventina di Paesi differenti. Proprio un mese fa lo stesso Meta aveva sospeso le attività della società – come scrive anche nel messaggio inviato alle vittime del cyberattacco – che avrebbe violato i dispositivi appropriandosi dei dati dei possessori.
Sotto accusa, però, ci sarebbero quegli Stati che da Paragon hanno acquistato il software, con l’impegno però di limitare i controlli escludendo proprio giornalisti e attivisti. Recentemente la società aveva avviato alcune trattative per la cessione ad un fondo di private equity americano per 900 milioni di dollari. Operazione che però sembra si sia arenata. Sta di fatto che tra i Paesi ad aver acquistato il software ci sono gli Stati Uniti e non meglio specificati “Stati alleati”, come dichiarato dalla stessa società.
Fonte : Today