Non c’è solo Neuralink: un uomo tetraplegico ha pilotato un drone virtuale col pensiero

“Si devono usare le mani? Allora è un gioco da bambini”, recita una celebre battuta del film Ritorno al futuro – Parte II di fronte a un videogioco sparatutto con pistola ottica. Ora, però, il futuro sembra più vicino e fa ben sperare: immaginando di muovere le dita, un uomo tetraplegico di 69 anni è riuscito a pilotare un drone virtuale e a guidarlo attraverso un percorso a ostacoli.

Un traguardo reso possibile grazie a un’interfaccia neurale che collega cervello e computer mediante l’utilizzo di elettrodi impiantati nella corteccia motoria, l’area preposta alla pianificazione e all’esecuzione dei movimenti. Un sistema di intelligenza artificiale ha quindi identificato i segnali trasmessi agli elettrodi mediante il pensiero, riuscendo così a trasmettere gli input necessari a controllare il drone.

“Si tratta di un grado di funzionalità associato ai movimenti delle dita mai visto prima”, ha dichiarato Matthew Willsey, professore associato di neurochirurgia e ingegneria biomedica presso l’Università del Michigan e primo autore della ricerca pubblicata su Nature Medicine. Lo studio vede coinvolti, inoltre, diversi ricercatori dell’Università Brown, nello stato di Rhode Island, e dell’Università di Stanford, in California.

Il paziente ha iniziato a collaborare con il team di ricerca nel 2016, anni dopo che una lesione al midollo spinale gli ha paralizzato braccia e gambe. “Per lui è stata la realizzazione di un sogno che pensava fosse andato perduto dopo l’infortunio”, ha aggiunto Willsey.

L’uomo, infatti, ha una passione per il volo, un fattore determinante per la scelta della simulazione da parte dei ricercatori. Prima di poter pilotare il quadricottero ha dovuto allenarsi per riuscire a pensare alle dita della mano suddividendole in tre gruppi distinti, generando così segnali elettrici differenti a seconda del movimento da realizzare.

“È come se fossi un clarinettista e prendessi in mano il clarinetto di qualcun altro – ha commentato l’uomo per descrivere la sensazione di riuscire a direzionare il drone –. Riconosci la differenza all’istante e ed è coinvolta una piccola curva di apprendimento, ma si basa sul fatto che hai una competenza implicita con il tuo clarinetto”.

Un altro aspetto evidenziato dagli studiosi è quello relativo all’attività ludica e, in particolare, alla pratica dei videogiochi, utili a favorire un sentimento di “svago e connessione sociale che risponde a molti dei bisogni insoddisfatti delle persone con paralisi”, afferma la ricerca.

Un concetto reso in modo illuminante dal regista Benjamin Ree nel documentario distribuito lo scorso anno da Netflix La vita straordinaria di Ibelin, che racconta la comunità costruita nell’universo del popolare gioco di ruolo World of Warcraft da un ragazzo affetto da distrofia muscolare di Duchenne, una rara e invalidante malattia degenerativa.

“Le persone tendono a concentrarsi sul ripristino di funzioni che rappresentano necessità di base come mangiare, vestirsi, muoversi. Ma spesso altri aspetti della vita ugualmente importanti vengono trascurati, come lo svago o la connessione con i coetanei”, ha dichiarato Jaimie Henderson, professore di neurochirurgia all’Università di Stanford.

La ricerca rappresenta un ulteriore passo in avanti del progresso scientifico reso possibile grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e alle sue applicazioni in campo medico. “Il controllo delle dita è un trampolino di lancio. L’obiettivo finale è il ripristino del movimento dell’intero corpo“, ha confermato Nishal P. Shah, coautore dello studio.

Nel 2023 per la prima volta un’interfaccia cervello-computer ha tradotto i segnali cerebrali in linguaggio, consentendo a una donna colpita da un ictus al tronco encefalico di tornare a parlare. Altri esperimenti hanno consentito a persone paralizzate di riabilitare in parte la loro capacità di movimento grazie all’impiego di esoscheletri o di impianti nell’addome, e miglioramenti altrettanto significativi interessano la diagnostica.

Una frontiera esplorata anche da Neuralink, la controversa società di neurotecnologia fondata da Elon Musk che nel 2024 ha effettuato i primi test sul cervello dei pazienti. A novembre sono state avviate le sperimentazioni per controllare bracci robotici da parte di soggetti tetraplegici attraverso impianti cerebrali wireless, mentre il dispositivo Blindsight promette addirittura di restituire la vista alle persone ceche.

“Inizialmente la risoluzione sarà bassa come la prima grafica Nintendo – ha ammesso il braccio destro di Donald Trump –, ma alla fine potrebbe superare la normale vista umana”. Vedremo.

Fonte : Repubblica