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Si tratta del papiro PHerc. 172, uno dei tre papiri di Ercolano conservati presso la biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford: arrotolato e rimasto carbonizzato durante l’eruzione vulcanica del 79 d.C., il papiro sta per essere decifrato grazie all’intelligenza artificiale (IA). Per adesso, nelle colonne di testo, una parola scritta in greco antico compare due volte.
Il papiro di Ercolano PHerc. 172, uno dei tre papiri conservati presso la biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford, che sta per essere letto con l’IA / Credit: Vesuvius Challenge
Un altro papiro di Ercolano, noto come PHerc. 172, sta per essere letto grazie all’intelligenza artificiale (IA): arrotolato e rimasto carbonizzato durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la stessa che distrusse anche Pompei, il papiro è uno dei tre conservati presso la biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford, dove gli scienziati lo hanno virtualmente “srotolato” al computer, rivelando la presenza di più colonne di testo.
Una parola scritta in greco antico, διατροπή, che significa confusione ma anche ripugnanza e senso di disgusto, compare due volte in poche righe, hanno affermato gli studiosi di Oxford, spiegando che il documento contiene molto più testo recuperabile di quanto visto nel precedente papiro di Ercolano decifrato con la stessa tecnica. Per rendere il testo completamente leggibile sarà necessario ancora del lavoro, ma sulla base di questo primo sguardo, i ricercatori ritengono che potrebbe trattarsi di un’opera filosofica.
Il “nuovo” papiro di Ercolano letto con l’IA
Il papiro di Ercolano che sta per essere decifrato, noto come PHerc. 172, è uno delle centinaia di papiri carbonizzati nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che sono stati ritrovati in una villa romana, che si ritiene sia appartenuta al suocero di Giulio Cesare: questo documento, in particolare, fa parte della collezione della biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford e fu donato all’inizio del XIX secolo da re Ferdinando IV, re di Napoli e Sicilia.
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“Il papiro si è rivelato unico per la composizione chimica del suo inchiostro, che appare più chiaramente nelle scansioni ai raggi X” hanno spiegato gli esperti che, per riuscire a guardare al suo interno, hanno creato una ricostruzione 3D grazie al sincrotrone Diamond Light Source di Harwell, l’acceleratore di particelle che produce un potente fascio di raggi X in grado di esaminare il papiro senza srotolarlo.
A ricomporre la sua immagine distesa ci hanno poi pensato i ricercatori del progetto Vesuvius Challenge, vincitori della competizione internazionale che ha come obiettivo quello di decifrare i manoscritti di Ercolano, grazie a un software che ha srotolato virtualmente il papiro, lungo 10 metri, e riconosciuto le tracce di inchiostro grazie all’intelligenza artificiale. Questa tecnologia non consente però il riconoscimento dei caratteri, per cui la fase successiva di questo sforzo, ovvero la trascrizione e la traduzione del testo, è affidata all’esperienza degli studiosi.
I ricercatori stanno ulteriormente perfezionando l’immagine del papiro utilizzando un nuovo approccio di segmentazione, nella speranza che questa operazione migliori la coerenza e la chiarezza delle righe di testo attualmente visibili ma anche la lettura parte più interna del papiro carbonizzato, dove potrebbe essere conservato il colophon con il titolo dell’opera.
“È un momento incredibile nella storia, in cui bibliotecari, informatici e studiosi del periodo classico collaborano per vedere l’invisibile – ha affermato il dottor Richard Ovenden a capo della biblioteca Bodleiana di Oxford – . Gli straordinari passi avanti compiuti con l’imaging e l’intelligenza artificiale ci stanno consentendo di guardare all’interno di papiri che, a causa delle loro condizioni, non possono essere aperti e letti da quasi 2.000 anni”.
Fonte : Fanpage