La denuncia alla Commissione europea di quattro ong internazionali attive per la difesa dei diritti umani: ignorale le clausole di salvaguardia inserite nell’Accordo di libero scambio firmato nel 2020. Documentati 40 casi emblematici di uomini e donne che stanno scontando pene detentive fino a 20 anni per le loro azioni a favore dello sviluppo sostenibile e i diritti dei lavoratori.
Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) – In una denuncia pubblica presentata il 4 febbraio alla Commissione europea, quattro grandi ong – International Federation for Human Rights (FIDH), Vietnam Committee on Human Rights (VCHR), Christian Solidarity Worldwide (CSW) e Global Witness – accusano il governo vietnamita di praticare una sistematica repressione nei confronti di singoli e organizzazioni che si occupano di sviluppo sostenibile. Un’azione che – scrivono – viola gli impegni assunti nell’Accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam entrato in vigore nell’agosto 2020.
“Il governo vietnamita – accusa Gaëlle Dusepulchre, vicedirettrice del Business, Human Rights & Environment Desk della FIDH – sta imprigionando persone che esprimono legittime preoccupazioni sulla protezione dell’ambiente, sulle violazioni dei diritti del lavoro e della terra e sull’impatto socio-economico dei progetti infrastrutturali e di investimento. Questa repressione è inaccettabile e mina anche l’effettivo monitoraggio delle clausole di sviluppo sostenibile dell’EVFTA”.
Nei capitoli sul commercio e lo sviluppo sostenibile gli accordi richiedono ai partner di ratificare e attuare le convenzioni internazionali fondamentali sui diritti del lavoro e sull’ambiente, e di impegnarsi a sostenere la partecipazione della società civile, la libertà di associazione e l’accesso alle informazioni. Negli ultimi anni – accusano le quattro organizzazioni – il governo vietnamita ha intensificato le violazioni dei diritti, reprimendo le voci critiche con l’obiettivo dichiarato di mettere a tacere ogni forma di dissenso pacifico.
Dal 2021, il governo ha ampliato la gamma di reati utilizzati contro i difensori dei diritti umani. Oltre all’uso di disposizioni sulla “sicurezza nazionale”, formulate in modo vago nel Codice penale, sono state usate accuse politicamente motivate di “evasione fiscale” o di divulgazione di “informazioni classificate” per detenere importanti leader del cambiamento climatico e riformatori del lavoro. Le autorità hanno anche adottato un’ampia legislazione che limita la creazione e le operazioni delle organizzazioni della società civile, come il decreto 126 del 2024, e hanno impedito la creazione di sindacati indipendenti e di un solido quadro giuridico per proteggere i diritti dei lavoratori.
Le organizzazioni che hanno presentato la denuncia stimano che decine di difensori dei diritti dell’ambiente, della terra e del lavoro siano attualmente detenuti arbitrariamente in Vietnam. La denuncia documenta circa 40 casi emblematici di uomini e donne che stanno scontando pene detentive che vanno dai tre anni e mezzo ai 20 anni per le loro azioni a favore dello sviluppo sostenibile. In alcuni casi – si legge ancora nella denuncia – queste misure colpiscono persone che cercavano di sollevare l’attenzione delle istituzioni europee. Nel 2019, ad esempio, il Vietnam ha arrestato il giornalista Pham Chi Dung (nella foto) appena due giorni dopo aver inviato un videomessaggio al Parlamento europeo in cui chiedeva il rinvio dell’accordo in attesa di progressi concreti sui diritti umani. Prima di essere condannato a cinque anni di carcere nel 2022, l’avvocato ambientalista Dang Dinh Bach si era adoperato attivamente per la partecipazione della società civile al Gruppo consultivo interno del Vietnam, un organismo incaricato di discutere e fornire consulenza sull’attuazione dell’EVFTA.
Fonte : Asia