Telemedicina, al via la piattaforma nazionale prevista dal Pnrr: cos’è e come funziona

L’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha presentato il nuovo servizio che renderà possibile l’erogazione di soluzioni di telemedicina in maniera uniforme in tutto il Paese. Per la fine del 2025 si puntano a raggiungere 300mila cittadini e, poi, quasi 800mila entro il prossimo anno. Ecco di cosa si tratta

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La telemedicina diventa una realtà sul territorio italiano. Un servizio che punta a far diventare la casa come primo luogo di cura, grazie alla disponibilità di strutture territoriali vicine ai malati, a un rafforzamento dell’assistenza domiciliare e, per ultimo, alla messa a punto di servizi di telemedicina capaci di collegare i pazienti con i medici. Quella che è una delle più ambiziose promesse del Pnrr oggi ha fatto un passo avanti: l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha infatti presentato la Piattaforma Nazionale di Telemedicina, la cornice tecnologica che renderà possibili l’erogazione di soluzioni di telemedicina in maniera uniforme in tutto il Paese. Per la fine del 2025 punta a raggiungere 300mila cittadini e, poi, quasi 800mila entro il prossimo anno. 

Superare le diseguaglianze

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, non ha nascosto di voler puntare molto sulla telemedicina e di vedere in essa uno strumento non solo di ammodernamento del servizio sanitario, ma anche un grimaldello per superare le diseguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi sanitari. La sfida si è dimostrata però complessa. Da una parte è stato necessario superare le disomogeneità tecniche e i ritardi nella digitalizzazione del servizio sanitario, dall’altra coniugare l’innovazione tecnologica con la tutela dei dati personali. “Per realizzare la sanità digitale bisogna mettere insieme tre diritti fondamentali: la tutela della salute; il Titolo V della Costituzione e quindi la tutela delle autonomie; infine, la privacy”, ha commentato il direttore generale facente funzione di Agenas, Giulio Siccardi. Nei mesi scorsi i diversi nodi sono stati sciolti. 

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Cos’è la Piattaforma Nazionale di Telemedicina

Dal punto di vista tecnico, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina ha visto la luce grazie a una procedura di partenariato pubblico-privato, che ha affidato la progettazione, realizzazione e gestione a Pnt Italia, società costituita da Engineering Ingegneria Informatica e Almaviva. Si compone di un’Infrastruttura Nazionale e 21 Infrastrutture Regionali di Telemedicina e tiene insieme la necessità di linguaggio comune su scala nazionale con l’autonomia locale. Parallelamente, con due bandi per circa 550 milioni di euro si sono fornite le infrastrutture e le postazioni di lavoro alle Regioni. Complessivamente ciò ha consentito di rendere disponibili 90mila postazioni per l’erogazione delle prestazioni di telemedicina che saranno distribuite, oltre che nelle case e negli ospedali di comunità, anche negli studi medici e nelle farmacie rurali. A usarli, secondo le stime delle Regioni,  saranno quasi 400 mila, tra medici di famiglia o di ruolo unico, specialisti, pediatri, infermieri e altri professionisti sanitari. Infine lo scoglio della privacy. L’ultimo nodo si è sciolto lo scorso 16 gennaio, quando è arrivato l’ok del Garante allo schema di decreto per il trattamenti di dati personali nell’ambito dell’infrastruttura Piattaforma nazionale di telemedicina. Ora comincia un anno molto serrato per arrivare all’obiettivo dei 300 mila pazienti. “Saremo in grado di rispettare i tempi? Stiamo andando spediti”, ha detto Marco Mattei, capo di gabinetto del ministero della Salute. 

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Fonte : Sky Tg24