Trump e Gaza, c’è il piano. E, come da copione, lascia a bocca aperta. In sintesi: alberghi (presumibilmente lussuosi) al posto delle macerie. È questo il futuro che il tycoon ha immaginato per l’enclave durante l’incontro di martedì sera alla Casa Bianca con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il primo leader internazionale a visitare ufficialmente la sua Casa Bianca. Va ricordato che su Netanyahu pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale: ma il tribunale non è riconosciuto né dagli Stati Uniti né da Israele, e per questo il politico non ha rischiato nulla.
Il clamoroso piano di trasferimento forzato presentato dal presidente americano – definito, tra l’altro, dal senatore democratico Chris Murphy “completamente folle” – prevede lo spostamento permanente dell’intera popolazione palestinese di Gaza, circa 1,8 milioni di persone, in quello che ha definito “un buono, fresco, bellissimo pezzo di terra”. In pratica, Trump ha suggerito una vera e propria diaspora, ipotizzando che i palestinesi potrebbero essere distribuiti in “uno, due, sei, dieci, dodici aree”. Il trasferimento verrebbe finanziato “da paesi interessati con un cuore umanitario”. Per il presidente americano, infatti, i palestinesi non avrebbero altra scelta: “Non credo che la gente debba tornare a Gaza, è un luogo molto sfortunato per loro. Hanno vissuto in un inferno, Gaza non è un posto dove vivere e l’unica ragione che li spinge a tornare, sono fermamente convinto, è il fatto che non hanno alternative”.
Il progetto americano: controllo diretto su Gaza
Inoltre, la sgangherata proposta di Trump prevederebbe un controllo diretto (“takeover”) degli Stati Uniti sulla Striscia di Gaza, con una prospettiva di “proprietà di lungo termine” e la possibilità di impiegare truppe americane sul territorio. “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza, e faremo un ottimo lavoro”, ha dichiarato durante la conferenza stampa.
Il presidente ha poi delineato una visione “ambiziosa” per il territorio, prospettando di trasformarlo in “un luogo internazionale, incredibile” dove “la popolazione del mondo” potrebbe vivere. Trump ha specificato che il progetto includerebbe “uno sviluppo economico con infiniti posti di lavoro e abitazioni per i residenti”, fino a renderlo la “Riviera del Medio Oriente”. Il presidente non ha specificato quale autorità gli Stati Uniti potrebbero invocare per acquisire o comprare la Striscia di Gaza, né come gestirebbero concretamente il territorio. Va ricordato, inoltre, che Trump ha costruito le proprie fortune come immobiliarista, e le imprese americane avrebbero sicuramente un ruolo nella ricostruzione.
Netanyahu ha accolto con entusiasmo tale proposta, complimentandosi con Trump per avere “idee fuori dai parametri tradizionali” alle quali “bisogna prestare attenzione” perché “possono cambiare la storia”. Il premier israeliano ha anche sottolineato come Trump “dica quello che altri rifiutano di dire”, mostrando apprezzamento per una visione che potrebbe allinearsi con gli obiettivi territoriali e strategici del suo governo.
Fonte : Wired