Un 20enne scappa dal Perù e chiede asilo politico in Italia: “Era perseguitato perché bisessuale”

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Un ragazzo è stato costretto a scappare dal Perù, perseguitato perché bisessuale. Per il Tribunale di Milano il Perù è, infatti, un luogo dove la comunità LGBTQ+ non doge della tutela minima dei diritti umani.

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Un ragazzo di appena 20 anni è stato costretto a scappare dal suo paese di origine, il Perù, perché bisessuale e, per questo, “perseguitato e considerato dallo stato una persona con una malattia mentale“. A raccontare la sua storia è Stefano Afrune, avvocato del giovane che ha da poco fatto richiesta di asilo politico in Italia.

Il ragazzo è arrivato in Italia ad agosto 2024. A novembre, precisamente lunedì 4, ha fatto domanda di protezione internazionale presso la Questura di Sondrio, dove attualmente vive ed è domiciliato“, ha raccontato a Fanpage.it l’avvocato del 20enne. “La Questura, seguendo una procedura accelerata, ha trasmesso subito gli atti alla Commissione territoriale, la quale ha convocato il ragazzo due giorni dopo per ascoltare la sua storia e le sua motivazioni. In seguito al colloquio, la Commissione ha però rigettato la sua richiesta di asilo politico“.

Questo perché, come si legge sul documento che Fanpage.it ha potuto visionare, la domanda di protezione internazionale avanzata dal 20enne è stata considerata “manifestamente infondata” in ragione del suo paese d’origine, il Perù. “Paese che, secondo il decreto interministeriale, sarebbe considerato di provenienza sicura“, ha spiegato ancora l’avvocato.

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Questo però non è valido per tutti e in tutti i casi. Il mio assistito ha, infatti, dichiarato di essere bisessuale e in quanto parte della comunità LGBTQ+ rientra in una di quelle categorie per cui il Perù non è considerato uno stato sicuro. A testimonianza di ciò, si deve ricordare che proprio in Però è stato firmato un progetto di eliminazione della transessualità perché considerata una malattia mentale da curare con i cosiddetti trattamenti di rieducazione“, ha detto ancora a Fanpage.it l’avvocato del ragazzo.

Quando si segue questo tipo di procedura accelerata, i diritti dello straniero, in questo caso del ragazzo, vengono però compromessi perché, anziché avere 30 giorni di tempo per fare ricorso, i tempi vengono ridotti alla metà; inoltre, nel caso di persone di provenienza da paesi considerati attualmente sicuri, il provvedimento della Commissione non è sospeso e il ricorrente rischia l’espulsione dal paese.

Dunque, di fronte all’ipotesi di espulsione, il 15 dicembre 2024 abbiamo fatto ricorso contestando la decisione dell’autorità amministrativa“, ha concluso l’avvocato. “A meno di un mese di distanza, il 13 gennaio 2025, il tribunale di Milano ha accolto la nostra istanza ritenendo il Perù un luogo dove la comunità LGBTQ+ non godrebbe della tutela minima dei diritti umani“.

La sentenza del Tribunale di Milano, oltre a segnare una tappa importante nel percorso di riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ+ in Italia, permetterà anche al ragazzo di continuare l’iter per richiedere la protezione internazionale, “iter che per il 20enne potrebbe portare, nella migliore delle ipotesi, all’ottenimento dell’asilo politico“. Per il verdetto finale bisognerà, però, aspettare l’udienza in occasione della quale il Collegio ascolterà il ragazzo e valuterà se la sua richiesta sia fondata o meno.

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Fonte : Fanpage