Non si fa in tempo ad accorgersi del crollo di ethereum, bitcoin e criptovalute, che queste prontamente recuperano una parte significativa del valore. Allacciarsi le cinture, vietato ai deboli di cuore. Dopo aver perso oltre il 17% del valore complessivo, il mercato delle cripto è infatti prontamente risalito, anche se restando ben al di sotto dei valori precedenti e dando parecchi segnali di instabilità.
In particolare, i bitcoin sono passati da 102mila a 92mila dollari, prima di risalire e attestarsi attorno agli attuali 98mila. Ethereum, invece, ha subito un crollo molto più pesante, passando da 3400 a 2400 dollari (-30%), prima di risalire, nel momento in cui scriviamo, a 2700 dollari.
È il cosiddetto “rimbalzo” che si verifica, quasi invariabilmente, in seguito a un improvviso crollo e che è legato alla scelta di alcuni investitori di approfittare dei prezzi in discesa per acquistare “a prezzi di saldo” (diciamo così) gli asset in questione. Mossa scaltra? In realtà, non c’è nessuna rassicurazione sull’andamento futuro. Si tratta solo di ipotesi.
Ed è proprio questo il punto: com’è possibile che il cripto-mercato sia entrato in una fase così turbolenta, e apparentemente ribassista, proprio dopo l’insediamento di Donald Trump, che ha promesso di trasformare gli Stati Uniti nella prima grande “cripto-nazione” del mondo, di creare una riserva strategica federale in bitcoin, che ha sostituito l’ex presidente della Sec (l’organo americano di controllo del mercato) mettendo al suo posto un noto sostenitore di questo settore come Paul Atkins?
Perché le scelte di Trump penalizzano le criptovalute
Insomma, si è fatto un gran parlare del “Trump Bump” – ovvero la spinta che il neopresidente avrebbe dato alle criptovalute – e invece ci troviamo alle prese con un “Trump Crash”. Il crollo di lunedì 3 febbraio, pur inserito in dinamiche speculative più ampie, sembra infatti essere stato innescato dai dazi imposti da Trump contro Messico e Canada (poi sospesi all’ultimo minuto) e dalla guerra commerciale con la Cina, mentre sull’Unione Europea incombe solo la minaccia di misure simili.
Che cosa c’entrano i dazi con il crollo delle criptovalute? La faccenda è un po’ complessa, ma in sintesi estrema il meccanismo è questo: i dazi imposti da Trump non ricadono direttamente sulle nazioni colpite, ma sulle aziende statunitensi che importano da questi paesi, le quali a loro volta scaricano i costi sui consumatori attraverso l’aumento dei prezzi.
Fonte : Wired