Al World Economic Forum di Davos, qualche giorno fa, Marc Benioff ha detto che i CEO e gli HR di oggi saranno probabilmente gli ultimi a “gestire una forza lavoro composta da soli esseri umani”.
“Stiamo entrando in un’era in cui gli esseri umani e gli agenti IA saranno gestiti insieme”, ha detto l’amministratore delegato di Salesforce.
Non è un’opinione da sottovalutare. Marc Benioff, fondatore e CEO di Salesforce, guida un’azienda del valore di mercato di 330 miliardi di dollari. E ha un patrimonio personale – secondo Forbes – di circa 11 miliardi di dollari.
Le dichiarazioni di Benioff – ma anche quelle degli innovatori che guidano questa nuova ondata tecnologica, come Satya Nadella (CEO di Microsoft) e Sundar Pichai (CEO di Alphabet) – lasciano intendere che negli affari e nel lavoro il modo migliore per anticipare il futuro è immaginarlo.
Il prima possibile.
Chi di noi in fondo, fino a poco tempo fa, avrebbe pensato di far scrivere un report a una macchina, e poi di farlo leggere da una voce virtuale che può avere l’intonazione di un abitante di un quartiere specifico di Londra? [Esiste una IA specifica, Eleven Labs, che permette di farlo. E dovreste provarla].
E dunque chi di noi, oggi, può definire la visione di Marc Benioff pura fantascienza?
Per discutere di futuro, risorse (mai come in questo caso) umane e strategie che dovranno adottare gli HR per affrontare un cambiamento irreversibile e complesso, Talent Garden – una delle 100 EdTech migliori del mondo secondo la rivista Time – e la società di consulenza manageriale Heidrick & Struggles hanno organizzato una “breakfast” a tema IA nello spazio di coworking Tag di Milano.
Al mattino presto si è riunito un folto gruppo di responsabili delle risorse umane di aziende italiane di alto profilo, per confrontarsi e scambiarsi idee su come integrare l’intelligenza artificiale in azienda in modo rapido, efficace e al riparo da errori potenzialmente dannosi.
Si tratta di una sfida complessa, come ha raccontato uno degli speaker di questo evento: Gabriele Benedetto, fondatore e presidente della società di investimenti Futura SGR, nonché ex amministratore delegato di Telepass.
“In passato ho vissuto personalmente la digital transformation nelle aziende – racconta Benedetto – che per me si è sempre tradotta nella capacità interna di identificare talenti, formare persone, creare team dedicati. Ha richiesto impegno, ma ha anche portato a risultati concreti. Per farlo, era necessario che le persone capissero concetti come architettura IT, cloud computing, coding, mentre l’HR si occupava di selezionare sviluppatori e professionisti con una logica di assunzione diversa rispetto a quella tradizionale. Avere una cultura diffusa sulle basi della digital transformation significava trasformare un’azienda in cui magari solo pochi sapevano leggere codice in una realtà in cui anche chi guidava il business avesse familiarità con il linguaggio tecnologico. Questa è stata l’epoca delle grandi digital transformation”.
Oggi, però, siamo in un’epoca diversa. Un’epoca segnata da una trasformazione corporate per mano dell’IA. E questo cambiamento rischia di essere “invisibile”. “Perché entra in azienda da mille direzioni diverse, senza che le persone ne abbiano piena consapevolezza” spiega Benedetto.
“I dipendenti iniziano a usarla in modo spontaneo: magari trovano un chatbot che li supporta, uno strumento che semplifica una funzione, un sistema che suggerisce contenuti o decisioni. L’intelligenza artificiale si diffonde velocemente, spesso senza che chi la utilizza ne comprenda appieno la logica tecnologica sottostante. Questo porta con sé un rischio importante: le persone usano l’AI, ma non ne comprendono il funzionamento”.
Oggi infatti l’accesso alla tecnologia non è più limitato solo a chi sa scrivere codice. Grazie all’IA chiunque può ottenere risultati senza avere competenze tecniche. Il problema è che questa facilità d’uso rischia di far perdere di vista la logica e i principi tecnologici che stanno dietro alle soluzioni adottate.
“Faccio un esempio personale – racconta Benedetto -. Io sono nato nel 1982 e ho vissuto la transizione dall’uso del PC all’era di Windows 10, ho visto il passaggio dai sistemi locali al cloud computing, ho sperimentato in prima persona il cambiamento dei modelli di consumo digitale. Mio figlio, che ha 11 anni, invece, è cresciuto direttamente con YouTube e gli algoritmi di raccomandazione. Per lui, non esiste il concetto di ricerca manuale dei contenuti: l’algoritmo gli mostra ciò che vuole vedere. Questo crea una generazione che subisce la tecnologia, senza aver vissuto la sua evoluzione”.
“Ed è qui che entra in gioco l’HR – conclude il fondatore di Futura SGR -. Oggi il lavoro delle risorse umane è più complesso che mai, perché deve formare persone che non solo usano l’AI, ma che la comprendano realmente”.
Ma come verranno scelti i dipendenti del futuro?
E quali competenze dovranno avere per integrarsi in team di lavoro composti da esseri umani e intelligenze artificiali?
A queste domande, tra un caffè e l’altro, ha provato a rispondere Stefano Bellasio, co-fondatore e CEO di Anthropos, una giovane società che ha creato una piattaforma capace, tra le altre cose, di generare profili digitali dei dipendenti attraverso cui analizzare le loro principali “skills”.
Oltre a questo, Anthropos ha ideato una tecnologia chiamata AI Simulation. “Sono ambienti virtuali, con attori ricreati con l’IA, che permettono alle persone di completare dei task realmente esistenti – spiega Bellasio -. L’obiettivo è verificare le loro skill o far apprendere nuove competenze. Questo si applica sia nella selezione del personale sia nell’upskilling”.
“Prima di Anthropos, mi occupavo di formazione sul cloud – racconta Bellasio -. Nel 2012, quando iniziammo, quasi nessuno lo usava, poi è entrato nelle aziende, nei team di sviluppo, e oggi è una normalità. Con l’IA, vedo un percorso simile”.
Riguardo il futuro delle risorse umane, il CEO di Anthropos è ottimista: “Credo che il loro compito sarà potenziare le soft skills come l’apertura al cambiamento, la comunicazione, la proattività, e guidare l’azienda in questa trasformazione collaborando con IT, vendite e altri dipartimenti”.
“Il vantaggio di questi tool è che sono accessibili a tutti – ragiona Bellasio – sia come singoli sia in azienda. Le nuove generazioni, già abituate a queste tecnologie, le porteranno nel mondo del lavoro, ma anche chi è meno avvezzo le adotterà vedendone il vantaggio personale. Ad esempio, se devo riassumere un testo, uso l’IA e poi applico lo stesso approccio in azienda”.
Ma non sempre la spinta delle nuove generazioni è sufficiente a convincere un’azienda ad adottare una nuova tecnologia, specie se comporta cambiamenti epocali e radicali.
“Se stai sperimentando l’IA nei processi operativi o aziendali, spesso vieni guardato come se fossi un extraterrestre – ha raccontato una delle partecipanti all’iniziativa Tag e H&S – Ti dicono: ‘Ma non è di mio interesse, non ci credo, non serve a nulla. Io faccio il programmatore, faccio questo. Guarda, chiedi a qualcun altro’. Quindi, la prima difficoltà è proprio questa: il trasferimento di conoscenza e competenze da chi lavora con l’IA (e la comprende) al resto dell’azienda. E poi ci sono i manager senior. Faticano a riconoscere le capacità dei ragazzi a collaborare con strumenti basati su intelligenza artificiale. Spesso mettono in discussione i risultati del loro lavoro, sia per il timore che non siano stati ottenuti attraverso i soliti processi umani (di controllo, revisione, approvazione), sia per il dubbio di correre rischi troppo elevati. Si chiedono: ‘Da dove ha pescato l’IA quel suggerimento? Quanto è affidabile e stabile quel contenuto?’”.
Ebbene come si superano questi ostacoli?
Il pensiero comune, tra i partecipanti, è che innanzitutto serva sviluppare in azienda una consapevolezza che riguardi l’intelligenza artificiale, i suoi vantaggi e i suoi limiti. E poi studiare una formazione continua che provi a stare al passo con i frequenti aggiornamenti rilasciati dalle aziende che sviluppano questa tecnologia.
Non è semplice, ma da qualche parte il futuro deve pur cominciare.
Fonte : Repubblica