Prima di entrare in classe si devono fermare in una stanza appartata dell’istituto: qui la referente della preside alza il velo nero e si sincera che a entrare a scuola sia l’allieva iscritta. È la prassi per le studentesse islamiche all’istituto superiore Sandro Pertini di Monfalcone dove cinque ragazze indossano il niqab durante le lezioni. E anche per le lezioni di ginnastica le alunne – a volto coperto e tunica fino ai piedi – sono dispensate dalla corsa, sostituita dal badminton (popolare sport in Bangladesh, ndr).
Per la dirigente scolastica, Carmela Piraino, non c’era altro modo per evitare che le ragazze abbandonassero gli studi. Il quotidiano locale “Il Piccolo” ha intervistato i genitori e anche una delle ragazze che specificato che vestire il niqab, sia una scelta personale. Nessun problema, invece, per i compagni di classe: “È questione di cultura. Che problema c’è?”.
La Lega prepara legge per vietare il velo a scuola
Ma la situazione non ha mancato di solleticare la polemica politica. Il senatore Marco Dreosto, segretario della Lega in Friuli Venezia Giulia, ha annunciato un progetto di legge per vietare l’utilizzo del niqab nei luoghi pubblici, a partire dalle scuole. Al pari di Svizzera e Danimarca dove il divieto già esiste, dobbiamo impedire la discriminazione di queste ragazze. La dignità della donna è fondamentale ed è inserita nei dettami costituzionali”
La Lega trova la sponda in Forza Italia: “Il niqab a scuola è incompatibile con la nostra cultura” spiega il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Roberto Novelli. “Se iniziamo ad abbassare la guardia, sdoganiamo addirittura il niqab, che è la negazione della libertà – continua il forzista – Chi sceglie di trasferirsi in occidente deve accettare le nostre regole”.
Pd: “Velo ostacola l’integrazione”
Sponda anche dal Pd che bolla il velo a scuola come “un ostacolo alla piena ed effettiva integrazione” spiega il consigliere Diego Moretti, candidato in pectore a sindaco di Monfalcone, che chiede alla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, un’interpretazione univoca per tutti gli istituti scolastici del Friuli Venezia Giulia che vieti l’utilizzo del niqab all’interno delle aule scolastiche, sottolineando che “non può essere lasciata all’autonoma gestione del singolo dirigente scolastico”. “Non possiamo accettare un principio per cui oggi il regime iraniano incarcera e tortura le ragazze che non vogliono coprirsi i capelli”, sottolinea. La stessa cultura, conclude “non è un ostacolo solo al riconoscimento della persona, ma lo è al processo di integrazione: prioritariamente perché così si mette in discussione il ruolo e la dignità di donna e il lavoro dei docenti”.
“Nella scuola gli studenti devono essere accompagnati nel loro percorso formativo al rispetto delle differenze, alla convivenza e al dialogo nel quadro di valori e principi condivisi quali la Costituzione e le norme fondamentali dell’Unione europea. Obiettivi di un più elevato livello di convivenza ed inclusione sociale da perseguire non eliminando le differenze ma educando alla diversità e al dialogo. Il rischio vero è quello di rafforzare invece tra gli studenti atteggiamenti di pregiudizio e diffidenza nei confronti dei compagni “diversi” per provenienza e tradizioni culturali e religiose”.
Roberto Mugnai, vicepresidente del sindacato dei dirigenti scolastici, difende la scelta della preside friulana, spiegando come “gli studenti devono essere accompagnati nel loro percorso formativo al rispetto delle differenze, alla convivenza e al dialogo”.
“La convivenza si persegue non eliminando le differenze ma educando alla diversità e al dialogo”.
Roberto Mugnai, DirigentiScuola
Fonte : Today