Antitrust, Google sotto indagine in Cina. È la conseguenza dei dazi di Trump. Nel mirino anche Tommy Hilfiger e Calvin Klein

Google e antitrust, la relazione potrebbe diventare problematica anche in Cina. Il casus belli è il botta e risposta tra Trump e Pechino. Ai dazi imposti del presidente degli Stati Uniti a inizio febbraio, il governo della Repubblica popolare ha, infatti, immediatamente risposto colpendo alcune big a stelle e strisce. Nel dettaglio, all’entrata in vigore delle tariffe del 10% sull’importazione di tutto il made in China è seguito a stretto giro l’annuncio di un’indagine antitrust su Google.

L’appiglio è in particolare la messa in atto di presunte violazioni delle leggi antitrust da parte del colosso di Mountain View. “Di fronte ai sospetti che Google abbia violato la legge anti monopolio della Repubblica popolare cinese“, fa sapere l’autorità antitrust pechinese, “l’amministrazione statale per la regolamentazione dei mercati ha avviato un’indagine su Google in conformità alla legge”.

Non solo, però: il ministero delle Finanze cinese ha già fatto sapere che presto saranno introdotte tariffe del 15% su carbone e gas naturale liquefatto e altre del 10% greggio, attrezzature agricole, veicoli di grossa cilindrata e pick-up importati dagli Stati Uniti. Le autorità del paese asiatico hanno inoltre fatto sapere di aver importo controlli sulle esportazioni di una serie di minerali essenziali al fine di “salvaguardare gli interessi della sicurezza nazionale”. Tra gli altri, si tratta di tungsteno, tellurio, molibdeno, rutenio e prodotti a esso correlati.

Le società colpite

Oltre a Google, sono anche altre le società finite nel mirino del ministero del Commercio cinese. Quest’ultimo ha infatti aggiunto alla liste delle aziende inaffidabili Pvh Group e Illumina, esponendole di fatto a sanzioni e restrizioni senza dichiarare pubblicamente le accuse a esse rivolte. Pvh è un colosso newyorkese dell’abbigliamento e possiede marchi come Tommy Hilfiger e Calvin Klein. Illumina è una biotech specializzata nel sequenziamento genomico e ha stretto a fine 2024 una partnership con Nvidia per mettere l’intelligenza artificiale al servizio della sanità.

A tremare sono anche i colossi cinesi dell’e-commerce. Gli Stati Uniti hanno infatti eliminato l’esenzione dalle tariffe per le spedizioni inferiori a 800 dollari, sulla quale, tra le altre, Temu e Shein avevano fatto affidamento per vendere ai cittadini americani una quantità notevole di beni a basso costo.

Canada e Messico

Secondo il ministero delle Finanze cinese, “l’imposizione unilaterale di tariffe da parte degli Stati Uniti viola gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio” e “non solo non aiuta a risolvere i problemi interni americani, ma danneggia anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”. L’obiettivo delle istituzioni asiatiche appare chiaro: far sì che Trump possa tornare sui propri passi, come ha fatto con Canada e Messico mettendo in piedi colloqui strategici e rinviando l’adozione dei dazi.

Fonte : Wired