Da sabato scorso X è perlopiù inaccessibile in Brasile, dopo che la Corte suprema del paese ha ordinato a tutti i fornitori di servizi di telefonia mobile e internet il blocco della piattaforma. L’ordinanza del tribunale arriva dopo una disputa che va avanti da mesi tra il giudice Alexandre de Moraes e l’amministratore delegato del servizio Elon Musk, legata alle politiche di disinformazione, incitamento all’odio e moderazione dell’azienda.
Quadro frammentato
A fronte di una popolazione di 215 milioni di persone, una democrazia matura, un territorio esteso e più di 20mila fornitori di servizi internet (Isp), vietare l’accesso a una piattaforma web nella nazione sudamericana non è semplice. E se da una parte i principali provider hanno attuato il divieto, molti altri stanno incontrando difficoltà a ottemperare all’ordine, permettendo di fatto un accesso a macchia di leopardo al social.
“Il Brasile ha fatto progressi per quanto riguardo il blocco di X sui principali provider di internet, ma la nostra telemetria indica che c’è una lunga coda di Isp locali e regionali in cui il servizio è ancora disponibile“, afferma Isik Mater, direttore della ricerca del gruppo di analisi della censura di Internet Netblocks.
L’ong Open observatory of network interference (Ooni) ha riferito che una situazione simile si era già verificata nell’aprile del 2023, quando la polizia federale brasiliana ha ottenuto un’ordinanza di un tribunale che imponeva agli Isp uno stop a Telegram, a causa del rifiuto da parte della piattaforma di condividere informazioni sugli utenti coinvolti nelle chat di gruppi neonazisti. Anche se alcuni grandi provider hanno iniziato immediatamente a fermare gli accessi a Telegram, “il blocco non è stato attuato da tutti gli Isp in Brasile né è stato attuato allo stesso modo”, ha scritto l’Ooni. “Questo suggerisce una mancanza di coordinamento tra i provider e che ogni Isp ha messo in pratica il blocco in modo autonomo“, ha aggiunto il gruppo.
Precedenti e differenze
È la stessa cosa che stiamo vedendo oggi con il divieto di X. Nonostante i 20mila provider brasiliani garantiscano un mercato notevolmente competitivo, sono in pochi ad avere infrastrutture a livello nazionale. In circa il 40% dei casi si tratta di piccoli provider regionali con al massimo 5000 clienti. L’organizzazione Freedom house, specializzata in diritti umani e digitali, valuta la libertà di internet in Brasile come “parziale” e ha osservato una tendenza verso maggiori restrizioni, per via degli ampi sforzi del paese di soffocare la disinformazione politica negli ultimi anni e della sospensione a Telegram del 2023. Ma il Brasile ha anche bloccato WhatsApp, nel dicembre 2015 e di nuovo nel maggio 2016, per via della mancata risposta da parte delle piattaforma a richieste di cessione di dati (l’Agenzia nazionale brasiliana per le telecomunicazioni non ha risposto alle molteplici richieste di commento di Wired US).
Fonte : Wired