Un ricercatore ambientale dell’Università di Chicago, Eyal Frank, ha fatto una scoperta che di primo acchito lascia di stucco: nelle regioni degli Stati Uniti in cui i pipistrelli sono stati più colpiti da una patologia fungina, chiamata sindrome del naso bianco, il tasso di mortalità infantile è cresciuto dell’8%. I due fatti sono collegati? Nel suo studio, appena pubblicato su Science, Frank ritiene sia così. Ecco perché.
Equilibrio ambientale alterato
Da quasi due decenni, soprattutto in Nord America, si diffonde una malattia fungina letale per i pipistrelli. È nota come sindrome del naso bianco e causa l’alterazione delle abitudini di questi mammiferi alati: li sveglia durante l’ibernazione, cosa che comporta un consumo eccessivo delle riserve energetiche per l’inverno e gli animali muoiono per inedia o congelamento. Un’epidemia uccide in media il 70% di una colonia.
Le conseguenze per l’ambiente – spiega il ricercatore – sono gravi. Un pipistrello in una notte può mangiare migliaia di insetti, comprese specie che sono nocive per i raccolti. Ma se le colonie vengono decimate dalla malattia, l’equilibrio ambientale si rompe. Questo porta gli agricoltori delle regioni interessate dalla sindrome del naso bianco a dover incrementare l’uso di pesticidi. I dati raccolti da Frank lo confermano: rispetto alle contee risparmiate dal patogeno, è stato impiegato un 31% in più di insetticidi sui raccolti e c’è stato un calo delle entrate del comparto di quasi 27 miliardi di dollari tra il 2006 e il 2017. Perdite che forse – ipotizza il ricercatore basandosi anche su studi precedenti – sono dovute alla spesa per l’acquisto e la dispersione dei prodotti chimici, a una minore resa e/o qualità dei raccolti o anche a un calo del prezzo di affitto dei terreni agricoli.
Meno pipistrelli, meno bambini
C’è un altro costo che secondo Frank è indirettamente imputabile alla moria di pipistrelli negli Stati Uniti, quello in vite umane. Sovrapponendo i dati sul calo della popolazione di pipistrelli con i tassi di mortalità infantile (è la prima volta che viene fatto), si nota che nelle contee colpite da focolai della sindrome del naso bianco la mortalità non dovuta a incidenti o assassini tra i bambini è maggiore dell’8% rispetto a quella delle contee in cui i pipistrelli stanno bene. L’ipotesi, avvalorata dalla letteratura scientifica già esistente, è che una maggiore esposizione ai prodotti chimici utilizzati per non perdere i raccolti costituisca un fattore di rischio per la salute, in particolare quella dei bambini.
Fonte : Wired