Uno straordinario Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini è protagonista di un kolossal in otto puntate tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega. Diretta da Joe Wright, è una fiction potentissima che con uno stile immaginifico e cinematografico racconta l’Italia: dalla fondazione dei fasci all’omicidio di Giacomo Matteotti. La serie arriverà in esclusiva Sky e in streaming su Now nel 2025
“Mi chiamo Mussolini Benito Amilcare Andrea e il mio tempo è arrivato”. La presentazione è chiara quanto una dichiarazione di guerra. M – Il figlio del secolo è un visionario vortice futurista di suoni, parole e immagini a cui è impossibile resistere. I polverosi e preconfezionati Period Drama non abitano qui. Presentati fuori concorso in anteprima mondiale all’81ma Mostra del cinema di Venezia (GUARDA LO SPECIALE) gli 8 episodi della serie Sky Original hanno la forza del grande Cinema. Una fiction in grado di arrivare a tutti gli spettatori, una serie “democratica” e pop (nel senso più alto del termine), al netto di un protagonista che la democrazia l’ha frantumata. Grazie a una stile unico e sorprendente e alla regia di un genio come Joe Wright (L’ora più buia), M – L’uomo del secolo centrifuga il cult movie sovietico L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov con il capolavoro della Hollywood degli albori Scarface di Howard Hawks, sino ai rave degli anni Novanta. Il bianco e nero danza con il colore, il protagonista dialoga con gli spettatori. Sulle note della travolgente colonna sonora firmata dal talentuosissimo Tom Rowland dei The Chemical Brothers, le sequenze scorrono adrenaliche al ritmo di un storia che non fa prigionieri: solo con un stile estremo e intrepido era possibile trasportare sullo schermo tutta l’energia generata dalla pagine scritte da Antonio Scurati nell’omonimo romanzo vincitore del Premio Strega .
chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo
Dall’assalto alla redazione del Giornale “L’Avanti” all’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, una riuscitissima serie antifascista sul fascismo. Una fiction che invece, di demonizzare il fenomeno, cerca di comprendere la nascita del Movimento che portò alla più feroce dittatura che il nostro Paese abbia conosciuto. Attraverso un’ineccepibile aderenza storica, un’ indagine che cerca di spiegare l’ascesa di Benito Mussoli, il potere seduttivo che ha esercitato su milioni di italiani. Un’opera a cui è giusto associare l’aggettivo necessario, visto il momento storico in cui stiamo vivendo, E non risulta retorico ricordare a tutti che “chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”.
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Dai capolavori del cinema in bianco e nero ai Rave
Già dai titoli di testa che scorrono parimenti a un Silent Movie, cadenzati dal rumore delle cineprese dell’epoca. M – Il Figlio del secolo gioca con il postmoderno. Ma non si tratto di un vezzo d’autore, di un inchino al Vintage. E la chiave di lettura per schiudere le porte di un’epoca complessa, feroce e contradditoria. Il primo episodio si apre sull’immagine in bianco e nero del vento che sferza un campo di grando, mentre fuori campo, Luca Marinelli nei panni di Mussoli pronuncia queste parole: “C’è sempre un tempo in cui i popoli smarriti van verso le idee semplici, la sapiente brutalità degli uomini forti. In noi trovano lo sfogo dai loro rancori, l’evasione dal senso mortificante della propria impotenza, la speranza che come per miracolo di capovolgere il proprio insoddisfacente destino, Bastano le parole giuste, parole semplici, dirette, sguardi il tono giusto. E allora ci amate e venerate”. Associate alle immagini di repertorio del Duce, alle adunate oceaniche, ai saluti romani, questi slogan, solo in apparenza banali, mettono i brividi, soprattutto se nel 2024 sfogli un giornale, o consulti sul web un sito di news. Ma, come affermato in conferenza stampa da Scurati, l”a serie non ha nessuna intenzione , evocare lo spettro del fascismo”. L’intento, invece, è quello di dissolverlo. Talvolta l’arte risulta, l’arma più potente, non a caso, in ogni dittatura, in ogni è la prima cosa che viene sottoposta a censura.
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Mostra del Cinema di Venezia, in anteprima “M – Il figlio del secolo”
Un cast straordinario: da Luca Marinelli a i Barbara Chichiarelli
A Luca Marinelli dovrebbero dare ogni premio disponibile sul globo terracqueo. Raramente un attore riesce a polverizzare la quarta parete, a interagire con il pubblico, senza risultare posticcio o impostato come un guitto. Calarsi nei panni del Duce, manifestare un doppio pensiero, urlare al modo di essere disposto a tradire chiunque, pure se stesso, e al contempo abbacinare con un inarrestabile fascino è arduo quanto risolvere il test della Kobayashi Maru proposto in Star Trek – L’ira di Kham: solo che l’attore italiano riesce a risolvere l’impossibile quiz. È repellente e seducente allo stesso tempo. Cionondimeno, l’intero cast risulta incline all’eccellenza. A partire da Francesco Russo, che lasciata l’agenzia di Call My Agent Italia, è assolutamente credibile nell’interpretare Cesare Rossi sodale e braccio destro del Duce, con cui sviluppa una relazione molto, troppo tossica. Notevole pure la performance di Barbara Chichiarelli nei panni di Margherita Sarfatti, volitiva giornalista, biografa del duce nonchè sua amante. Il Cesare Balbo a cui presta il volto e la voce Lorenzo Zurzolo è davvero un concentrato di crudeltà, mentre Paolo Pierobon, dopo Qui rido io, riprende con efficacia, il personaggio di Gabriele D’annunzio questa volta impegnato nell’impesa di Fiume. Last but not least, Maurizio Lombardi di Emilio De Bono conferma il famoso detto: “Non ci sono piccoli ruoli, ci sono solo piccoli attori”.
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La morte della libertà
La musica è finita, ma i fascisti non se ne vanno: “Make Italia great again”. In uno spavento florilegio di camice nere, manganelli, olio di ricino e stoccafissi come armi contundenti, M – Il figlio del secolo si conclude con Mussolini che accusa se stesso in Parlamento. L’uomo di una nefasta provvidenza si assume la responsabilità di ciò che è avvenuto e del clima di violenza creato. Tuttavia la confessione non sortisce alcun effetto. Un silenzio assordante spalanca le porte alla fine della democrazia. La paura si è trasfigurata in odio. Imbelli, gli oppositori stanno a guardare. Il Duce è la stella polare, la luce di un popolo che corre in “soccorso dei vincitori” (Flaiano docet) Per citare Star Wars: “È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.”
Fonte : Sky Tg24