Mons. Martinelli sottolinea ad AsiaNews il legame che rende “differenti e complementari” la dichiarazione sottoscritta ieri a Giacarta e il testo sulla fratellanza umana del 2019. In un mondo segnato dalla guerra “il pericolo è abituarsi alla disumanizzazione”. Essenziali “simboli forti” come il Tunnel dell’Amicizia o la Casa Abramitica. Dal Papa anche il richiamo a guardare in profondità” nel dialogo interreligioso, tornando “alla questione di Dio come questione umana fondamentale”.
Milano (AsiaNews) – “Differenti e complementari”. La Dichiarazione di Istiqlal è “un rafforzamento” del documento sulla fratellanza firmato ad Abu Dhabi, perché considera “due questioni fondamentali: violenza dei conflitti e abuso del creato”. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), commentando il viaggio di papa Francesco in Asia e Oceania. Il prelato, raggiunto al telefono ad Abu Dhabi dove è rientrato da poco dopo aver incontrato il pontefice in Vaticano assieme ai vescovi della Conferenza Episcopale Latina nelle Regioni Arabe (Celra), ne sostiene il continuo richiamo “alla difesa dell’essere umano e della vita”.
Disumanizzazione, abuso del creato, dialogo interreligioso, tunnel che collegano – e uniscono – all’insegna dell’amicizia, cura dei legami e del creato: sono molti i temi toccati in questi primi giorni in Indonesia da papa Francesco, prima tappa del viaggio apostolico fra Asia e Oceania in programma dal 2 al 1 settembre. Per il vicario d’Arabia oggi vi è “il pericolo di abituarsi alla disumanizzazione provocata dai conflitti e dalle guerre”. Per questo, dopo la firma con l’imam di al-Azhar Ahmed al-Tayeb, è altrettanto significativa la “Dichiarazione Congiunta di Istiqlal” siglata ieri col Grand imam Nasaruddin Umar. “Avere simboli forti come il ‘Tunnel dell’Amicizia’ o la ‘Abrahmic Family House’ è davvero importante – afferma – poiché rappresentano dei punti vitali in cui fare esperienza che si può camminare insieme, valorizzando le differenze”.
Di seguito, l’intervista a mons. Martinelli:
Eccellenza, quanto è importante il richiamo del papa al tema della disumanizzazione in un mondo in cui si moltiplicano gli scenari di guerra e violenze?
Penso che papa Francesco faccia molto bene a richiamare continuamente alla difesa dell’essere umano e della vita. Infatti, oggi vi è il pericolo di abituarsi alla disumanizzazione provocata dai conflitti e dalle guerre. Gli interventi del pontefice costituiscono una barriera, una resistenza critica alla cultura della indifferenza e dell’odio che si va diffondendo. Le sue parole ci impediscono di anestetizzarci davanti all’orrore del male e ci aiutano a riscoprire che siamo fatti per la fratellanza umana e la ricerca del bene comune.
Vi è poi anche la questione legata al creato, alla “casa comune” più volte sottolineato da Francesco: dopo Dubai e nella prospettiva della Cop29, cosa è cambiato nella sensibilità delle religioni in materia?
L’incontro di dicembre a Dubai, la COP28, è stato molto importante per diversi aspetti. Ricordo che vi era anche un padiglione gestito dalle diverse religioni, che ha promosso incontri significativi con esponenti di differenti tradizioni spirituali. Soprattutto è stata la prima volta che un incontro di questo tipo e a questo livello ha considerato ufficialmente l’importanza del contributo delle religioni al tema della salvaguardia dell’ambiente e del creato. Il discorso e l’impegno continuano, anche se in modalità diverse. Qui vedo che il tema rimane vivo nel dibattito. Da parte nostra posso dire che ci sono iniziative ecumeniche che continuano a mettere a tema la questione della casa comune, soprattutto in questo “tempo del creato”. Inoltre, fa parte del nostro programma di catechismo aiutare i ragazzi a capire il nesso profondo tra l’esperienza della fede cristiana e la salvaguardia del creato. Bisogna puntare sull’educazione, per un cambiamento reale di mentalità su temi decisivi.
Ieri il papa ha richiamato più volte il tema del tunnel, metafora ed elemento concreto come quello “dell’Amicizia” che collega la chiesa e la moschea a Jakarta, che si “collega” alla Casa Abramitica di Abu Dhabi: quanto sono importanti questi simboli, che diventano luogo fisico?
I simboli sono davvero importanti perché non parlano solo alla testa ma anche al cuore e al corpo, alla persona intera, sono la comunicazione dell’umano integrale. Avere simboli forti come il “Tunnel dell’Amicizia” o la “Abrahmic Family House” è davvero importante oggi poiché rappresentano dei punti vitali in cui fare esperienza che si può camminare insieme, valorizzando le proprie differenze, senza doverle superare. Abbiamo bisogno di luoghi in cui fare esperienza che il camminare insieme tra persone di fedi diverse non é solo idea o principio, ma possibilità reale.
Inoltre, sono molto colpito dal discorso che ha fatto ieri Francesco sul dialogo interreligioso. E vorrei sottolineare due aspetti: innanzitutto che il dialogo tra persone di fedi diverse non è finalizzato a trovare solo e primariamente cosa abbiamo in comune, ma ad apprezzare le differenze, il rispetto reciproco, conoscersi veramente superando i pregiudizi. Si conosce di più se stessi, quando si accoglie la differenza dell’altro. Il papa chiama questo: “Avere cura dei legami”. Si possono creare legami solo se si riconosce il bene dell’altro, in quanto altro.
Ancora, mi colpisce quanto afferma il pontefice riguardo ciò che sta “sotto” tutte le religioni, l’invito a guardare in profondità: egli dice che “la radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell’incontro con il divino, la sete di infinito che l’Altissimo ha posto nel nostro cuore, la ricerca di una gioia più grande e di una vita più forte di ogni morte, che anima il viaggio della nostra vita e ci spinge a uscire dal nostro io per andare incontro a Dio”. In questa prospettiva il dialogo interreligioso è un richiamo a ogni uomo e a ogni donna a ritornare alla questione di Dio come questione umana fondamentale. La persona umana è desiderio di Dio, di compimento, di senso ultimo delle cose che viviamo. Questa dimensione religiosa rappresenta il cuore di ogni persona. Quando l’uomo lo dimentica, si disumanizza. Il primo compito delle religioni è rimettere a tema la questione di Dio a questo livello.
La firma della “Dichiarazione di Istiqlal” è un passo in più rispetto al documento di Abu Dhabi con l’imam di Al-Azhar?
Si tratta di due cose differenti e complementari. La Dichiarazione di Istiqlal mi sembra un rafforzamento del documento firmato ad Abu Dhabi. Il documento sulla Fratellanza umana ha una articolazione più ampia, tocca molti temi, indica metodi e obiettivi che impegnano i credenti delle diverse religioni, specialmente cristiani e musulmani. Qui, invece, si tratta di un testo che considera due questioni fondamentali: la violenza dei conflitti e l’abuso del creato. Si insiste su come le diverse tradizioni religiose, il dialogo interreligioso, debbano contribuire a fermare i conflitti e a prendersi cura della casa comune. Il documento fa significativamente riferimento alla “Pancasila”, che rappresenta la tradizione filosofica sui cui l’Indonesia fonda la convivenza pacifica di popoli e culture diverse. È significativo che il documento esprima un aspetto culturale molto specifico.
Come guarda il Golfo a questo viaggio apostolico in Estremo Oriente e che valore hanno richiami del papa (anche) per il mondo musulmano, dove non mancano tensioni attorno alla questione del proselitismo?
Questo viaggio del pontefice è estremamente importante ed interessante anche per la realtà del Golfo. Il Papa chiarisce molto bene che annunciare il Vangelo non ha nulla a che fare con il proselitismo. Vivere in Paesi islamici porta a riscoprire che il cuore della evangelizzazione è la testimonianza, realizzando concretamente il rapporto tra la fede e la vita. La vera testimonianza non è mai anonima. Nella testimonianza comunichiamo quello che abbiamo di più caro – Cristo e il suo Vangelo – aprendoci liberamente alla relazione con l’altro, nel pieno rispetto della libertà dell’altro. Il dialogo interreligioso è una delle relazioni fondamentali della testimonianza cristiana.
(Foto Vatican Media)
Fonte : Asia