AGI – Nelle Alpi Giulie “sopravvivono” faticosamente gli ultimi tre ghiacciai: il Ghiacciaio del Montasio – l’unico ancora definibile ghiacciaio – e quelli del Canin orientale (sempre in Italia) e del Triglav (in Slovenia), ridotti a poche placche sparse di neve e ghiaccio (glacio-nevati). Insieme costituiscono appena il 5% del volume glaciale che le Alpi Giulie avevano nella Piccola eta’ glaciale. In particolare, il Ghiacciaio del Canin, in Friuli-Venezia Giulia, e’ passato da una superficie di 9,5 ettari negli anni 50 a 1,4 ettari, pari a poco piu’ di un campo da calcio.
E lo spessore medio del ghiaccio, che agli inizi del ‘900 superava in alcuni punti i 90 metri, oggi arriva appena agli 11 metri. Stessa sorte quella del Ghiacciaio del Triglav, in Slovenia che, nonostante sia quello posto alla quota piu’ elevata nelle Alpi Giulie (2.700 metri), ha registrato una perdita di superficie passando da 40 ettari (dal 1946) a circa a 0,2 ettari nel 2022, riducendosi del 98%. Pur essendo situato molto piu’ in basso (1.900 metri) “resiste” ancora, invece, il Ghiacciaio del Montasio (con superficie di 7 ettari, 0,07 km): a giocare a suo favore l’esposizione settentrionale che gli garantisce ombra, gli accumuli di valanghe e le elevate precipitazioni.
A scattare la fotografia delle Alpi Giulie, sia sulla parte nord-occidentale della Slovenia che quella nord-est dell’Italia, è stata oggi a Udine la V tappa in Friuli-Venezia Giulia/Slovenia della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano. Desta preoccupazione – hanno detto gli esperti – il ripetersi di eventi estremi durante il periodo estivo, che accelera l’evoluzione negativa di questi piccoli corpi glaciali.
“Con la scomparsa dei ghiacciai – ha spiegato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – la Terra sta perdendo uno dei suoi più grandi ecosistemi. E senza un’accurata conoscenza della biodiversità glaciale e delle aree proglaciali e al monitoraggio nel tempo non potremo capire gli effetti negativi che avrà la scomparsa dei ghiacciai sul funzionamento degli ecosistemi e sul nostro stile di vita”.
Secondo Valter Maggi, presidente del Comitato glaciologico, “la contrazione di questi ghiacciai è una prova diretta del cambiamento climatico nelle Alpi Giulie”, anche se, ha annotato il climatologo Renato Colucci, “l’innalzamento della quota delle piogge e neve è una caratteristica estendibile dall’intero arco alpino”.
Fonte : Agi