Gigafactory di idrogeno, come si costruisce

Dove non c’è vetro, le superfici sono ricoperte da una pittura fotocatalitica a base di biossido di titanio, che sono in grado di abbattere i livelli di inquinamento atmosferico. Infatti, questa pittura bianca consente di minimizzare l’effetto “isola di calore” sempre più sentito nelle zone altamente urbanizzate. Mentre al centro dell’intero progetto c’è una cascata che domina l’ingresso, alta 4 metri e lunga 80. “È una scelta dal valore anche iconografico: sottolinea la centralità che l’acqua ha per l’azienda” spiega Colucci, accompagnandoci coi suoi racconti all’interno dell’edificio, per scoprirne altre caratteristiche.

I lucernari, posizionati in modo strategico, regalano luce e ricordano il ruolo che anche il sole gioca nel settore idrogeno. Da notare come la ventilazione naturale prevista da Colucci minimizzerà l’uso di impianti di riscaldamento e raffreddamento notoriamente energivori. E per chi bada ai dettagli, Colucci ha previsto delle speciali blindosbarre, per evitare lo spreco anche di cavi elettrici. Si tratta di condotti alternativi a quelli sopra o sotto traccia, e al cablaggio in aria, per distribuire energia in modo più efficiente ovunque serva.

Copiare dalla gigafactory e dalla natura

Chi lavorerà nella gigafactory potrà sperimentare “un ambiente pensato a misura d’uomo e, allo stesso tempo, in armonia con la natura – commenta Colucci – ma tante delle scelte che rendono innovativo questo progetto, si possono implementare anche in case, palazzi pubblici e negozi”. Si tratta per lo più di nature based solutions, idee copiate dalla natura per il bene della natura.

Qualsiasi edificio può essere generatore di energia, e non divoratore, grazie al fotovoltaico, per esempio, che può perfino riuscire a coprire il consumo di un appartamento al 100% – spiega – E anche un semplice palazzo può essere attrezzato per recuperare le acque reflue nei propri impianti: in questo la barriera non è tecnica ma culturale. C’è chi storce il naso se vede l’acqua non cristallina, anche se destinata agli scarichi”.

La gigafactory mostra poi l’importanza della scelta dei materiali, ma anche della creazione di ombra e brezze, per provare a controllare la temperatura in modo naturale, prima di ricorrere subito all’aria condizionata. Anche il suo bel tetto verde, dall’aspetto futuristico e green, non è un sogno impossibile per edifici di altro genere e destinazione. Esistono tante strategie per sfruttare in modo virtuoso questa superficie, mettendo alberi e vegetazione al centro del progetto e non come suoi ornamenti. Questo vale anche quando si pensano spazi urbani: si regalerebbero aria pulita e ombra, oltre che una maggiore vivibilità a chiunque vi abiti o transiti.

C’è poco di architettonicamente o tecnologicamente impossibile, ma in Italia permane una forte dicotomia tra innovazione e regolamenti edilizi” spiega Colucci. Ma la sua non è una dichiarazione di arresa o di attesa, anzi, ha già ben chiaro il prossimo passo. Un edificio simile alla gigafactory di idrogeno è in arrivo, ma in legno.

Fonte : Wired