Il primo settembre 2024 è una data tristemente storica per l’Europa. Björn Höcke, politico tedesco con simpatie apertamente hitleriane, ha trascinato al primo posto il partito Alternativa per la Germania in Turingia, piccolo Stato-regione della Germania dell’Est. In termini numerici un risultato marginale, eppure di impatto in prospettiva nazionale. In Sassonia l’AfD si è fermato al secondo posto, a pochi punti percentuali dai Cristiano-democratici. L’altro convoglio della locomotiva europea non se la passa meglio. In Francia Emmanuel Macron ha impiegato oltre 50 giorni per risolvere un cubo di Rubik in cui si è infilato da solo. Rifugiatosi in delle inattese elezioni anticipate per evitare un trionfo dell’estrema destra di Marine Le Pen, ha poi precluso la nomina a primo ministro di Lucie Castets, indicata dalla coalizione di sinistra uscita dalle urne col maggior numero di deputati. Adesso l’Eliseo ha piazzato a sorpresa a Matignon Michel Barnier, un nome di destra tutto sommato gradito a Le Pen. A dir poco paradossale come strategia.
Meglio comandare, che governare
Non è detto che l’AfD riuscirà davvero ad andare al governo in Turingia, dato che sarebbe necessaria un’arte del compromesso difficile da immaginare per un massimalista come Höcke. L’anima nera dell’AfD sembra piuttosto mirare direttamente alle elezioni nazionali. Scalzare l’attuale cancelliere socialista Olaf Scholz appare un’impresa più semplice che governare seriamente gli oltre due milioni di scontenti del piccolo Stato federato tedesco. La Germania motore traino dell’Europa, quella guidata dall’inossidabile Angela Merkel, è ormai irriconoscibile. Oltre a perdere colpi sul piano economico si sta trasformando in un pericoloso laboratorio dei nuovi fascismi.
L’ultradestra vince in Germania, ma al governo potrebbe andare la nuova sinistra anti-migranti
“Deportazione, deportazione!” urlano convinti i sostenitori di Höcke, che incarna l’ala più estrema dell’Afd. Nel suo programma non si leggono grandi ricette economiche né fiducia in un modello alternativo. Come sottolineato dalla televisione tedesca DW, la massima priorità di Höcke è la “lotta contro una società diversificata”, definendo la migrazione “la madre di tutte le crisi”. Scholz si è appellato al “cordone sanitario” per evitare che l’AfD prenda il potere in Turingia. Una ricetta riuscita in passato, solo che stavolta sembra improbabile la convivenza tra i centristi della Cdu e BsW, il partito della sinistra radicale fondato da Sara Wagenknecht. Anche lei si poggia su una prepotente retorica anti-immigrati, stranamente sempre primi in cima alla lista dei “nemici”.
I paradossi di Macron
In terra transalpina a luglio una larga fetta di popolazione ha respinto col voto l’ipotesi del duo Bardella-Le Pen. Il “cordone sanitario” invocato da Macron ha funzionato nelle urne, ma si è rivelato debole e confuso tra i palazzi del potere. Ad aprire le porte al Rassemblement national sta finendo col farlo proprio il presidente francese, che pur di scongiurare un governo di sinistra, ha nominato un primo ministro che potrebbe ottenere il sostegno proprio dell’estrema destra. Paradossi del centrismo.
Il cordone sanitario, quel metodo che dovrebbe riunire le forze democratiche per evitare l’ascesa al potere dei movimenti neofascisti e neonazisti, aveva retto finora sia a Parigi che a Berlino. Questo muro mostra ora le sue crepe e rischia di cedere anche lì ad un nuovo nazionalismo ultra-conservatore. Neppure i miliardi del Next generation Eu (da noi Pnrr) versati dalle casse dell’Unione europea sono bastati a placare quel misto di paure, ansie e rabbia che circola nel continente. Da virus marginale, i movimenti che oggi si fanno chiamare identitari e sovranisti (ma che sono solo l’abito nuovo del fascismo, come nota EuObserver) stanno diventando pandemici. Qual è il vaccino ? Ne esiste davvero uno?
Paura dell’ignoto
Come sottolinea l’autore statunitense Mark Manson sia nella vita dei singoli che nelle collettività quello che conta è riuscire a tollerare ed affrontare le incertezze. E l’Europa al momento ne offre a bizzeffe. “Quando la paura dell’ignoto si diffonde in un’intera cultura, le persone tendono a ricorrere al dogmatismo e all’autoritarismo. Le culture che temono l’ignoto e bramano più certezze tendono a essere più corrotte, meno tolleranti verso idee dissenzienti e meno fiduciose rispetto alle culture che si trovano più a loro agio con l’incertezza”, scrive Manson in uno dei suoi articoli citando una ricerca di Ezster Nova. “In pratica, se un’intera società teme collettivamente l’ignoto, si sottometterà all’autorità e non creerà problemi”, conclude l’autore. Più che blande invocazioni all’antifascismo e raffinate strategie per accordi politici, ai partiti democratici europei spetterà ragionare su come ridurre l’ignoto che circonda, rinvigorendo la fiducia anziché terrorizzarci con ansie e paure.
Fonte : Today