Non conosceva direttamente Fallou Sall e non nutriva alcun rancore nei suoi confronti. Un gruppo di amici della vittima, però, lo aveva preso di mira da tempo e gli aveva reso la vita impossibile. E forse proprio perché si sentiva minacciato, il 16enne – incensurato e arrestato dalla polizia dopo la rissa finita in tragedia in via Piave a Bologna- ha deciso di tirare fuori il coltello e colpire.
Provocazioni e minacce anche sui social
Ci sarebbe una vicenda di provocazioni, minacce per motivi banali, tra adolescenti che vivono nello stesso quartiere, scaramucce pregresse, anche sui social, alla base dell’omicidio dello studente dell’Iis Belluzzi di Bologna e del tentato omicidio di un altro 16enne di origine bengalese, rimasto ferito durante nella rissa. Almeno questo, in sintesi, è quello che il minore fermato dalla polizia, e difeso dall’avvocato Vincenzo Simone Ferraioli, ha raccontato nel corso di una lunga confessione.
Il ragazzo, da quanto si è saputo, ha risposto a tutte le domande degli agenti della Squadra Mobile che indagano sulla vicenda e del pm del Tribunale per i minorenni. Un racconto doloroso e punteggiato a tratti da momenti di smarrimento e confusione, dovuti anche alle conseguenze tragiche dei suoi atti.
I testimoni: “Scena scioccante, si è accasciato in una pozza di sangue
Il 16enne, indagato per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo d’arma, ha detto che non aveva intenzione di uccidere avuto intenzione di uccidere i coetanei. E di sicuro non Fallou, che conosceva solo di vista. C’erano ruggini, invece, con il bengalese. Provocazioni sui social, minacce, tensioni tra adolescenti. Poi il litigio nato nel parco dell’ex Velodromo, con il 16enne che ha cercato di fuggire, inseguito dal gruppo. E quando, dopo qualche centinaio di metri, si sarebbe trovato accerchiato, avrebbe reagito estraendo il coltello.
Le tensioni e gli atti di bullismo, però, vengono da lontano. Tanto che i genitori del 16enne fermato avevano già denunciato alcuni ragazzi del gruppo per aver bullizzato il figlio. Incluso il 16enne di origine bengalese.
I genitori: “Fallou ha solo cercato di difendere un amico”
Fallou però non centrava nulla. I suoi genitori non hanno dubbi. “Nostro figlio – dicono mamma Daniela e papà Mou – ha solo cercato di difendere un amico”. Sui loro volti, la disperazione per la perdita di un figlio “che – dicono – nessuno ci riporterà più”. È stato un amico del 16enne a chiamarli per avvisarli che il ragazzo era stato ferito.
“Ieri sera, dopo avere mangiato una pizza con il nonno, Fallou è uscito intorno alle 21. Verso le 22, il suo amico mi ha chiamata al telefono – racconta la mamma – Mi ha detto di correre perché Fallou era stato ferito: quando io e il padre siamo arrivati in via Piave, lo abbiamo visto sull’ambulanza”.
Le testimonianze non coincidono tutte
Sono tante le testimonianze raccolte nelle ultime ore dagli agenti della Squadra Mobile. La versione che il ragazzo indagato ha fornito nelle sua lunga notte di confronto con inquirenti e investigatori, tuttavia, non sarebbe perfettamente sovrapponibile con i racconti di altri presenti. Per alcuni, infatti, il 16enne stava avendo la peggio e così si sarebbe difeso a fendenti, colpendo gli altri due. Ma non tutte le versioni fornite dai ragazzi e dai residenti di via Piave che hanno assistito alla scena coinciderebbero al 100% con il racconto del 16enne reo confesso. Dettagli e sfumature forse dovute alla forte tensione emotiva che l’adolescente ha vissuto dopo la rissa.
A mente fredda, l’indagato potrà chiarire nuovamente tutti i passaggi della tragica nottata nel corso dell’udienza di convalida davanti al Gip minorile, assistito dall’avvocato Ferraioli e fissata per venerdì 6 settembre. Anche l’autopsia sul corpo di Fallou, che verrà eseguita nelle prossime ore, contribuirà a fare piena luce sulla vicenda.
Fonte : Today