La Corea del Sud ci era già passata a cavallo fra 2019 e 2020: no, non solo con lo scandalo del Burning Sun che travolse persone comuni ma in particolare celebrità, istituzioni e poliziotti, e nel quale buona parte della circolazione dei cosiddetti “molka”, cioè foto e video a contenuto sessuale o intimo – per esempio ripresi con le famigerate spycam contro cui dal 2017 nel paese esiste una legge – contro la volontà dei soggetti immortalati avvenne su chat come KakaoTalk e Telegram.
Ma anche e soprattutto con altre inchieste, come quella battezzata “Nth Room”, centrata sul criminale 24enne Cho Joo-bi poi condannato a 42 anni di carcere per aver ricattato almeno 74 donne, tra cui 16 adolescenti. Adescava le ragazze online per poi trasformarle in schiave da vendere, con le foto e i video violentissimi e umilianti che erano costrette a produrre, ai suoi 300mila abbonati su diversi gruppi Telegram.
Il ruolo dell’Intelligenza artificiale nel nuovo scandalo coreano
L’intelligenza artificiale è invece protagonista di una nuova, massiccia indagine resa nota nei giorni scorsi ruota infatti intorno alla distribuzione di foto “deepnude” e video deepfake fasulli, dove i volti di studentesse di scuole superiori e anche più giovani vengono perfettamente sovrapposti a nudi e scene sessuali. La dinamica è sempre la stessa – diffondere materiale umiliante, a sfondo sessuale, di adolescenti e in molti casi anche bambine – ma invece di adescare le ragazze basta sottrarre loro una foto da una qualche piattaforma social. E far fare il lavoro sporco all’AI.
I contorni della vicenda, a quanto pare molto ampi, sono stati svelati la scorsa settimana sul quotidiano Hankyoreh dalla giornalista Ko Narin. Tutto ruota, almeno in questa fase, intorno a due delle più importanti università del paese. Ma secondo l’autrice dell’inchiesta il quadro sarebbe ben più grave ed esteso.
La conferma è arrivata dal lavoro di ricognizione sui social media ma anche dalle indagini direttamente su Telegram, dove – come accaduto invece con contenuti reali a partire dal 2020 con inchieste e indagini anche in Italia – ha scoperto decine di gruppi nei quali gli utenti si scambiano immagini di donne che conoscono. I cui volti, con app e software dotati di funzionalità di intelligenza artificiale e a partire appunto da immagini pescate dai profili social, sono stati perfettamente sovrapposti a quelli di attori impegnati in scene sessuali. Se non inseriti direttamente all’interno di immagini fasulle nelle quali l’unico gancio con la realtà rimangono appunto le fattezze delle vittime. In molti casi, invece, si tratta di gruppi nei quali gli utenti caricavano le foto originali domandando ai più esperti di trasformarle in “deepnude”.
La scoperta del coinvolgimento di ragazzine delle superiori
Ko ha scoperto che questi gruppi, nella stragrande maggioranza dei casi segreti, non prendevano di mira solo studentesse universitarie. Ne ha scovati di dedicati alle scuole superiori – così intendendo specifiche scuole superiori, con circolazione di foto delle ragazze che le frequentano – e perfino alle scuole medie.
Le organizzazioni attivate dopo la pubblicazione dell’inchiesta, che sul punto lavorano da anni come nel caso del “Project ReSET” che chiede agli utenti di denunciare le chat Telegram contenenti abusi sessuali e pretende pene più severe rispetto a quelle, blandissime, in vigore – hanno tracciato gruppi riservati a oltre 500 istituti del paese.
Sembra che per alcune vittime vi fossero anche dei gruppi dedicati, naturalmente con requisiti di accesso molto rigorosi. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta la polizia ha annunciato lunedì scorso che stava valutando la possibilità di aprire un’indagine su Telegram, poi effettivamente avviata. Seguendo fra l’altro l’esempio delle autorità francesi, che hanno recentemente arrestato, rilasciato sotto stretto controllo e incriminato Pavel Durov, il fondatore russo di Telegram, accusandolo di una quantità di crimini consumati sull’app, fra cui anche la mancata azione contro la diffusione di materiale pedopornografico sulla piattaforma.
Il governo ha promesso di introdurre punizioni più severe per le persone coinvolte – ne sarebbero già state identificate una trentina nei pochi giorni seguiti all’inchiesta, sette delle quali fermate, fra queste sei teenager – anche a seguito di quasi 90 denunce sporte dalle vittime. Al fenomeno si sono aggiunti anche casi di ricatto: le giovani vittime ricevono le foto fake e vengono costrette a pagare o fare ciò che viene richiesto.
La discutibile replica di Telegram
Dal canto suo Telegram, terra franca per ogni genere di abuso, disinformazione e traffico, ha affermato alla Bbc, che ha dedicato un’accurata ricostruzione alla vicenda, di “combattere attivamente i contenuti dannosi sulla sua piattaforma, inclusa la pornografia illegale”. La formula “combattere attivamente”, per una piattaforma che rifiuta ogni genere di collaborazione con le autorità dei paesi democratici come accaduto in Francia, dove ha negato le informazioni richieste per un’inchiesta della polizia su abusi sessuali su minori, fa francamente pena.
“La cosa più orribile che ho scoperto – ha dichiarato l’autrice dell’inchiesta – è stato un gruppo con foto di alunni minorenni in una scuola che contava più di 2mila membri”. Come conseguenza, moltissime donne e teenager sudcoreane hanno iniziato a rimuovere le immagini dai propri profili social se non a disattivare gli account nel timore di vedersi sottratto materiale da cui partire per produrre questi disgustosi contenuti.
Le vittime dei deepfake in costante aumento
Le denunce inoltrate al Centro di difesa delle vittime di abusi sessuali online della Corea del Sud segnalavano già da mesi un forte aumento del numero di vittime minorenni della pornografia deepfake: lo scorso anno l’organizzazione aveva assistito 86 vittime adolescenti, cifra salita a 238 nei primi otto mesi del 2024. E moltissime altre ragazze continuano a farsi avanti tanto da far parlare i responsabili di “emergenza”. Nel complesso, negli ultimi sei anni il centro ha contato 2mila vittime di reati di deepfake, un numero fra l’altro sottostimato perché molte donne non denunciano: più del 30% delle vittime che ha cercato aiuto erano minorenni.
Come, d’altronde, moltissime dello scandalo “Nth Room” del 2019. Rimanendo all’ultima fase di queste inchieste, per la polizia le vittime minorenni costituiscono il 60% dei casi. Sempre alla Bbc Telegram ha dichiarato che i suoi moderatori “monitorano in modo proattivo le parti pubbliche dell’app, utilizzano strumenti di intelligenza artificiale e accettano le segnalazioni degli utenti al fine di rimuovere ogni giorno milioni di contenuti che violano i termini di servizio di Telegram”.
Minorenni nel mirino. Il ruolo del movimento anti-femminista coreano
“Molte delle vittime sono minorenni e la maggior parte dei responsabili sono adolescenti – ha detto la settimana scorsa il presidente Yoon Suk Yeol durante una riunione di gabinetto – Potrebbero dire di averlo atto per scherzo ma si tratta di un chiaro atto criminale che ha sfruttato la tecnologia dietro il muro dell’anonimato”.
Yoon, e il partito di cui si è appropriato da pochi anni, il People Power Party conservatore e di estrema destra, è in realtà parte attiva della subcultura sudcoreana che alimenta (anche) questi fenomeni: nel corso della cupissima campagna elettorale del 2022 l’ex procuratore generale del paese, dimessosi pure da quel ruolo per una quantità di scandali, ha per esempio adottato e amplificato molte delle posizioni del movimento anti-femminista locale, sorto negli ultimi anni sulle radici del tradizionalismo patriarcale e in risposta alle difficili conquiste e alle rivendicazioni dei movimenti femministi.
Cercando di strizzare l’occhio, senza difficoltà viste le sue posizioni profondamente misogine e militariste, fra i cosiddetti del “idaenam”, giovani maschi under 30 che ritengono che le politiche di genere favoriscano le coetanee. E verso le quali – le politiche, ma anche le donne – nutrono risentimenti violenti, ponendosi in modo surreale essi stessi nel ruolo di vittime. Una fetta d’elettorato in gran parte contraria ai timidi progressi avvenuti nel corso del mandato del precedente presidente, il liberale Moon Jae-in in carica fino al 2022, e pronta a gettarsi nelle mani del Trump asiatico.
Disuguaglianze di genere, Corea il peggior divario
Proprio nel paese che mostra una delle più ampie e gravi disuguaglianze di genere: su tutti, basti un dato. Secondo una stima dell’Ocse pubblicata lo scorso giugno, la Corea del Sud presenta il peggior divario retributivo di genere tra i 38 paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico per il 2022.
Si tratta del 27esimo anno consecutivo in cui l’economia asiatica, la quarta più grande, presenta il divario retributivo più grave tra gli Stati membri. I dati mostrano che le lavoratrici sudcoreane hanno guadagnato in media il 31,2% in meno rispetto ai loro colleghi maschi quell’anno. La media Ocse è del 12%.
Fonte : Repubblica