Dopo quasi due settimane di lavoro, Coach Ettore Messina ha incontrato i media e fatto il punto sul momento della squadra e le prospettive in vista della nuova stagione. “La squadra? Abbiamo pensato insieme alla proprietà che era arrivato il momento di ringiovanirla. Infatti abbiamo abbassato notevolmente l’età media del gruppo. Abbiamo pensato anche che renderla più atletica e profonda fosse importante per poter competere sia in Italia che in EuroLeague. La partenza di Nicolò Melli? E’ un grande giocatore che ha dato tantissimo ed è stato un punto di riferimento molto importante per noi ma, come alle volte capita sia nello sport che nel mondo del lavoro, le aspettative reciproche non coincidevano e allora in questi casi ci si separa. Non è la prima volta che succede, non sarà l’ultima”.
“Il ritiro di Kyle Hines”, ha aggiunto Messina, “lascia un vuoto perché era un giocatore di grande prestigio, personalità, coerenza, correttezza. Era un esempio quotidiano. E’ stato il nostro Tim Duncan per quattro anni. Poche parole e qualche sopracciglio alzato quando c’era da far capire che qualcosa non era stato fatto come doveva. Aveva un alto livello di esigenza nei confronti di sé stesso e dei compagni. Lascia un vuoto importante ma anche un messaggio forte su come le cose devono essere fatte. Lui non si è mai sentito più importante della squadra o del club. E’ un messaggio che ha lasciato ovunque abbia giocato e del quale cercheremo di fare tesoro. I capitani? Ricci e Shields sono due persone che, non solo come numero di presenze ma anche nel modo di affrontare la quotidianità sono molto importanti. Shields ha anche scelto questo club per il futuro. Al di là di tante speculazioni, aggiungo che non abbiamo avuto dubbi che le cose sarebbero andate come sono andate. Mirotic nella fase finale della scorsa stagione ha assunto una leadership che credo voglia mantenere. Poi abbiamo scelto due playmaker che per la natura stesso del ruolo che occupano dovranno avere leadership. E poi c’è Causeur: ha giocato sette anni nel Real Madrid vincendo tutto, quindi quando dice qualcosa viene ascoltato. Ma soprattutto deve esserci una squadra che come gruppo deve fare la partita senza aspettarsi che lo facciano sempre gli stessi due. Nelle grandi squadre, penso alla nostra che ha fatto le Final Four, serve un gruppo forte che costruisca la partita e poi due o tre elementi forti che nei momenti difficili ti tirano fuori dai guai. Ma se gli stessi due o tre devono costruire la gara fin dal primo momento allora diventa difficile. Tutti avranno la necessità in alcuni momenti di guidarci. La capacità di riuscirci determinerà il nostro futuro”.
La squadra molto rinnovata. “C’è di positivo un entusiasmo nuovo, con tanti giocatori che avvertono la necessità di dimostrarsi all’altezza di Milano. Poi c’è curiosità di conoscerci reciprocamente. Lo svantaggio è che serve tempo ma non deve diventare un alibi. La storia è piena, è successo anche alla mia Virtus del Grande Slam, che lo cose clicchino in fretta, che i giocatori abbiano piacere di giocare assieme e accettino gli errori dei compagni e allora le cose funzionano e la squadra vola. Oggi vedo cose che mi fanno ben sperare”.
Zach LeDay. “E’ bello rivederlo e rivederlo migliorato dopo gli anni spesi con Zeljko Obradovic. Quando ti alleni con un allenatore di quel livello, con richieste di quel livello, ti migliorano. Lo vedo parlare molto, è prodigo di consigli. A Tortona ha fatto una cosa fanciullesca quando si è buttato su Diop perché era contento che avesse fatto una grande giocata difensiva. Queste cose fanno piacere. I tifosi sono contenti che sia con noi e anche noi lo siamo. Bolmaro e Dimitrijevic? Sono due giocatori complementari. Uno è un grande atleta, che spinge la palla, mette pressione e attacca il ferro. L’altro ha il senso del ritmo, può procurarsi un tiro ma vede bene il campo con i passaggi. Possono giocare insieme e condividere la responsabilità di guidare la squadra nei momenti decisivi. Dimitrijevic viene da due anni al Kazan e i miei amici del CSKA dicono che li ha fatti impazzire. Bolmaro ha fatto una carriera importante, è stato nella NBA, ha giocato la Final Four con il Barcellona anche con minuti importanti, e viene da un’ottima stagione al Bayern. Sono due finti giovani. Possono fare quello che hanno fatto fino adesso ad un livello più alto, in un club dove c’è pressione, critica e aspettative. Penso abbiano le spalle abbastanza larghe da riuscirci”:
L’EuroLeague. “Sempre più complessa. La differenza saranno due o tre partite, quelle che puoi vincere o perdere per un episodio, un infortunio, la capacità di vincere una gara inattesa in trasferta e di vincere quelle che devi vincere senza lasciare punti per strada. Riuscirci o meno farà la differenza, sapendo che alle volte incidono fattori che puoi controllare relativamente. Ci sono tre squadre che per tanti motivi, incluso il mercato, parlo di Real Madrid, Panathinaikos e Olympiacos, sembrano le favorite. Sono le squadre che tutti vedono alle Final Four. Dopo ci sono 15 squadre profonde, competitive e costose che hanno lo stesso obiettivo, che è quello di qualificarsi per i playoff o per i play-in. Ognuno può pensare che sia più forte questa o quella, ma la verità è che hanno tutte lo stesso obiettivo. Noi speriamo di avere poca sfortuna e di vincere quando dobbiamo farlo e fare risultati a sorpresa ogni tanto. L’abbiamo fatto quattro anni fa e siamo arrivati quarti; l’anno dopo con lo stesso tipo di cammino arrivammo terzi. La continuità è fondamentale. La Serie A è invece ancora più equilibrata con due neopromosse già abbastanza attrezzate per fare i playoff che aggiungono elementi di competitività. Vedo tanti stranieri forti e credo che vincere in trasferta sarà ancora più difficile del solito. Tutti dicono che ripetersi è sempre difficile, noi cercheremo di ripeterci per la quarta volta. Sarà difficile ma sappiamo di avere i mezzi per farcela”.
“Confronto con l’anno passato? Eviterei questo confronto perché stiamo parlando comunque di una squadra che ha vinto lo scudetto, giocando playoff di alto livello il che dimostra che le qualità c’erano e semmai non abbiamo avuto per mesi abbastanza questa coesione e continuità, figlie non solo di fattori tecnici. Sono cose che succedono e non puoi controllare. Mi dà fiducia che, come nel 2020, abbiamo potuto allenarci nonostante i limiti imposti dall’EuroLeague. Di solito le nazionali ti obbligano ad allenare giocatori stanchi che poi rimangono stanchi per tutto l’anno. Quest’anno possiamo svolgere un buon numero di allenamenti veri. Spero incida positivamente”.
La squadra di campionato. “L’idea è continuare ad avere tre guardie e tre lunghi stranieri. Non penso di lasciar fuori LeDay, Mirotic o Nebo. Però Diop ci sta dando tanto, anche in amichevole si sta guadagnando minuti, e Ricci può giocare anche da 3. Proveremo anche l’assetto con quattro stranieri sul perimetro ma dipenderà da molti fattori inclusa la volontà di proteggere di più sia Shields che Mirotic. Penso si possa fare. Sarebbe importante partire forte in EuroLeague, ma è anche vero che poi rischi di finire benzina e condizione fisica a primavera. Per me conta di più la continuità e vincere le partite che devi vincere. Alla fine questo ti può dare un vantaggio. Essendo un gruppo nuovo, però, capisco che partire forte potrebbe darci una buona dose di fiducia”.
Il mercato. “Siamo contenti della squadra e la stiamo vedendo crescere. Come tutti abbiamo le antenne dritte, nel caso succeda qualcosa. Ma per fare un inserimento devono incastrarsi tante situazioni, non solo tecniche ma anche economiche, di profondità del roster, di numero di stranieri visto che già così sono nove. Dipende da tanti fattori, vediamo se succede qualcosa, ma oggi non penso ad innesti”.
Fonte : Today