Oasis, rabbia e dynamic pricing: perché sarà sempre più difficile e costoso partecipare a un concerto

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Da un lato la legge della domanda e dell’offerta, dall’altro le commissioni invisibili, e poi c’è l’inflazione che pesa su tutto, anche sui live. Nel prossimo futuro i grandi eventi potrebbero diventare per pochi fan ricchi, forse sta già succedendo.

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Sarà difficile questa volta per i fan degli Oasis “non guardare indietro con rabbia”. Il 31 agosto (dopo ore di file virtuali chilometriche) molti utenti si sono trovati di fronte a biglietti a 400 sterline. Il costo dei ticket in piedi è salito da un valore nominale di 150 a 350 sterline in poche ore. Questo è successo per un motivo molto semplice. Ticketmaster durante la prevendita ha deciso di introdurre il prezzo dinamico del biglietto (dynamic pricing). In altre parole la legge della domanda e dell’offerta, più sono le richieste più aumenta il costo, al contrario, se sono poche il prezzo scende. Questa ipotesi ovviamente non era contemplata. Ticketmaster infatti ha deciso di introdurre il prezzo dinamico quando si è trovato di fronte a orde di fan in attesa per acquistare l’agognato biglietto.

Quello degli Oasis non è un caso ma più uno spunto per riflettere su un mercato dei live ormai insostenibile. “Ma da quando comprare un biglietto per un concerto è così difficile e costoso?”, mi ha chiesto un amico dopo aver rinunciato sconsolato a uno dei biglietti per gli Oasis gonfiato dal dynamic pricing. Non è solo un problema di domanda e offerta, anche se questa è la base di partenza dei prezzi dinamici.

Facciamo un passo indietro. C’è un prima e un dopo, e secondo uno studio della società di consulenza francese PMP Strategy quel momento coincide con la pandemia di Covid-19. I ricercatori hanno scoperto che i prezzi dei concerti sono aumentati a un tasso quasi doppio rispetto all’inflazione dal 2019, e in alcuni casi fino al 22%. Per esempio i biglietti per Glastonbury quest’anno sono costati 355 sterline, rispetto alle 205 sterline del 2013 e alle 105 sterline del 2003. Secondo Matt Grimes, docente di industrie musicali e radio alla Birmingham City University, il lockdown del 2020 ha ancora l’industria musicale nella sua morsa.

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Come ha spiegato Matt Hanner, agente di prenotazione e direttore operativo di Runway, a Sky UK, i prezzi sono “cresciuti considerevolmente”, ma l’aumento è stato in parte determinato dalla domanda. “Stiamo assistendo a molti più spettacoli negli stadi, a spettacoli all’aperto, in stile festival”, ha spiegato. “C’è un numero crescente di persone disposte a spendere una grossa fetta del proprio reddito per andare a un grande evento musicale.” Questo è l’ecosistema che rende possibili i sistemi di vendita come il dynamic pricing. Da aggiungere poi le commissioni invisibili e il peso dell’inflazione. Ma andiamo per gradi.

La piaga del dynamic pricing

Eric Frankenberg, analista senior presso Billboard, ha citato i prezzi dinamici e il crescente mercato della rivendita come cause principali dei costi sempre più alti. “Il prezzo dinamico è una nuova pratica strategica di biglietteria in cui i prezzi dei biglietti per i concerti si comportano come i prezzi delle compagnie aeree o i prezzi di picco per Uber quando c’è una domanda elevata”, ha spiegato Frankenberg a Variety. Secondo Jack Antonoff, collaboratore di Taylor Swift, i “prezzi dinamici” applicati dai siti di vendita dei biglietti come Ticketmaster rappresentano infatti un enorme problema in termini di costi.

Il dynamic pricing è diventato anche un tema politico. Gli eurodeputati Pd Brando Benifei e Pierfrancesco Maran, membri della commissione Mercato interno dell’Eurocamera, dopo il caso Oasis, hanno depositato un’interrogazione alla Commissione europea per denunciare il sistema di vendita.

Ticketmaster sul suo sito spiega che l’obiettivo del sistema di prezzi dinamici è “offrire ai fan un accesso equo e sicuro ai biglietti, consentendo nel contempo agli artisti e alle altre persone coinvolte nell’organizzazione di eventi dal vivo di stabilire un prezzo dei biglietti più vicino al loro reale valore di mercato“. Secondo l’azienda sono gli artisti, i loro team e i promoter a stabilire i prezzi e a scegliere se utilizzare o meno prezzi dinamici per i loro spettacoli.

Il problema delle commissioni invisibili

Non solo prezzi dinamici, a far aumentare il costo dei biglietti ci sono infatti anche le commissioni invisibili dei siti di biglietteria. Come denunciato dalla società di difesa dei consumatori Which? al momento del pagamento vengono aggiunti costi che possono far aumentare il biglietto del 20%. Le spese extra includono spese di prenotazione, “consegna” e “transazione”, a volte costi anche per i biglietti elettronici.

Il cantante dei Cure, Robert Smith, l’anno scorso aveva pubblicato un post su X per lamentarsi delle spese extra addebitate poco prima dell’acquisto. “Sono disgustato“, ha scritto, dopo aver scoperto che alcuni fan avevano pagato le commissioni extra più del biglietto per il live. Ticketmaster ha risposto sottolineando che “le tariffe sono solitamente stabilite e condivise con i nostri clienti… che investono tutti le loro competenze, risorse e capitale per far decollare un evento. Ticketmaster supporta la legislazione che richiede prezzi all-in in tutto il settore”.

Quanto pesa l’inflazione?

Non possiamo infine non considerare l’inflazione. I prezzi dei biglietti sono anche aumentati a causa dei costi crescenti. Come ha spiegato Jon Collins, amministratore delegato di LIVE, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria della musica dal vivo nel Regno Unito, a Sky UK, “ci sono diversi fattori che incidono: lo spettacolo dello show, il costo di produzione e tutto ciò che entra nel prezzo del biglietto”, ha detto. Non solo. Il costo dell’affitto dei locali è aumentato in modo significativo negli ultimi anni a causa dell’aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas. “In ogni fase del processo abbiamo questi aumenti dei costi che faranno inevitabilmente pressione sul prezzo del biglietto“.

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Fonte : Fanpage