I crediti inesigibili da parte degli istituti finanziari ammontano a 2mila miliardi di taka (oltre 16 miliardi di dollari), un dato emerso dopo la partenza dell’ex premier. Il governo tecnico guidato da Muhammad Yunus ha chiesto di avere pazienza perché le riforme delle istituzioni richiedono tempo. Nel frattempo altri marchi hanno espresso l’intenzione di trasferirsi in Paesi in cui la manodopera costa ancora meno.
Dhaka (AsiaNews/Agenzie) – Non è mai stata così alta la cifra di crediti deteriorati in Bangladesh: secondo i dati rilasciati dalla Banca centrale, a fine giugno agli istituti di credito del Paese mancavano oltre 2mila miliardi di taka, pari a 16,8 miliardi di dollari, il 12,6% del totale dei prestiti erogati dalle banche.
Vengono chiamati anche prestiti non performanti o inesigibili: si tratta di mutui a finanziamenti che i debitori – in questo caso soprattutto aziende – non riescono più a ripagare. Una situazione che, secondo gli addetti ai lavori, ha iniziato a trapelare su pressione del Fondo monetario internazionale – per garantire un prestito da 4,7 miliardi di dollari -, ma che è venuta alla luce dopo la partenza dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, ora in India, costretta alle dimissioni dalle proteste antigovernative guidate dagli studenti.
Solo dal 30 marzo al 30 giugno di quest’anno si è registrato un buco di oltre 290 miliardi di taka (quasi 2,5 miliardi di dollari). Oltre il 30% dei prestiti non performanti sono stati contratti con banche statali, contro il 7,9% di quelle private, percentuali che la Banca del Bangladesh vuole portare al di sotto del 10% e del 5% entro il 2026.
Diversi esperti hanno espresso scetticismo sulle revisioni contabili della banca centrale e affermato che le cifre reali sui crediti deteriorati potrebbero essere notevolmente superiori a quella dichiarata. Selim RF Hussain, presidente dell’Associazione dei banchieri del Bangladesh, ha spiegato che, in termini di classificazione dei prestiti o di accantonamenti, il precedente governo della Lega Awami non ha seguito gli standard internazionali.
È quindi probabile che anche nel prossimo trimestre, quello che va da luglio a settembre, si registrino ulteriori aumenti a causa della caduta del governo: diversi gruppi d’affari, hanno continuato gli esperti, hanno contratto prestiti solo grazie alla loro influenza politica. “Non si è trattato di negligenza benigna, bensì di un furto deliberato del sistema finanziario”, ha commentato il nuovo governatore della banca centrale, Ahsan Mansur, aggiungendo che per ristrutturare il sistema serviranno diversi anni e finanziamenti da parte del Fondo monetario internazionale.
Un ennesimo problema economico che si aggiunge alla lista di sfide che il Consigliere capo del nuovo governo tecnico, Muhammad Yunus, dovrà affrontare nelle prossime settimane, insieme al rallentamento della domanda globale, il deterioramento delle relazioni con l’India (da cui il Bangladesh importa i filati per il settore tessile) e i problemi causati dal cambiamento climatico, che provoca inondazioni sempre più gravi. Non è un caso che diverse personalità che fanno parte del nuovo esecutivo, oltre a Yunus, provengano dal mondo economico e finanziario.
Il premio Nobel per la Pace, in un discorso alla nazione, ha chiesto ai propri connazionali di avere pazienza, anche se non è chiaro per quant: “Chiedo a tutti di essere pazienti”, ha detto. “Uno dei nostri obiettivi è che le istituzioni pubbliche riconquistino la fiducia dell’opinione pubblica”.
Nonostante la promessa di riforme, dai tribunali alla Commissione elettorale (oggi si sono dimessi i funzionari che ne facevano parte), a Dhaka e dintorni la situazione continua a essere in parte tesa. In decine di fabbriche del settore tessile (da cui dipende l’economia nazionale), i lavoratori stanno ancora protestando avanzando la richiesta di salari migliori. Nel frattempo, però, alcuni grandi marchi internazionali hanno già dichiarato di avere intenzione di spostare la produzione per la prossima stagione in altri Paesi della regione, soprattutto in Vietnam, che offre manodopera a un costo inferiore.
Il governo ad interim, inoltre, non ha ancora annunciato quando si terranno le prossime elezioni. Il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), che negli ultimi 15 anni, durante il governo sempre più autoritario di Sheikh Hasina, è rimasto all’opposizione, ha chiesto che le votazioni di tengano al più presto, consapevole che potrebbe vincere con margine facendo leva sull’insoddisfazione generale.
Con il passare del tempo i giovani potrebbero essere sempre più impazienti, ha detto l’analista Michael Kugelman, direttore del South Asia Institute del Wilson Center. “Cosa succede se il BNP, che non ha alcun ruolo formale nel governo ad interim, non ottiene le elezioni che desidera vedere presto? Lancerà un movimento? Innescherà disordini?”, si è chiesto. “Ciò potrebbe comportare nuovi rischi per la sicurezza e aggravare l’incertezza e la volatilità politica”.
Fonte : Asia