Anche se pensavamo di essere usciti più o meno indenni (o comunque disintossicati) dal ventennio berlusconiano di olgettine e bunga bunga, ecco che il caso Sangiuliano ci ripiomba nell’ennesimo caso in cui la cronaca politica italiana sembra scritta da un’AI allenata a colpi di Novella 2000. Da giorni, infatti, la mente degli italiani è catturata solo da una vicenda, quella che lega il Ministro della cultura del governo Meloni a Maria Rosaria Boccia, giovane donna campana che i giornali americani non esiterebbero a definire multihypenated. L’ereditiera-imprenditrice-influencer-consulente, 41enne di Pompei, figlia di ricchi imprenditori e a sua volta intraprendente, è diventata all’improvviso una figura centrale dell’immaginario italico, che ha dalla sua parte i pervasivi strumenti dei social, degli smartglasses e dello storytelling compulsivo quasi da serie tv o da saga TikTok.
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Ricapitolando, il più brevemente possibile: dalla fine di agosto la nostra Maria Rosaria Boccia ha suscitato scalpore definendosi su Instagram “consulente del ministro della cultura per i grandi eventi”; nonostante le smentite ufficiali, Boccia ha iniziato a pubblicare sempre tramite social tutte le mail, i tagliandi di viaggio e le conversazioni su WhatsApp (she got the receipts, direbbero i meme a stelle e strisce) che facevano intendere un suo effettivo coinvolgimento nelle attività del ministero e una vicinanza molto stretta con lo stesso Sangiuliano, il quale da parte sua negava di aver assegnato ogni incarico e soprattutto di aver in qualche modo finanziato la donna. Il ping pong tra web e interviste tv (una persino di Meloni che ribadisce la fiducia al suo ministro) continua per giorni, fino al 4 settembre e all’intervista fiume – 17 minuti trasmessi integralmente, degni dei migliori palinsesti nordcoreani – di Sangiuliano al Tg1: umiliato, piangente, persino con un evidente sbrego sulla fronte, il tartassato ministro paladino della famiglia tradizionale confessa la relazione con Boccia, già però interrotta, e ribadisce che mai un euro pubblico è andato a foraggiare la sua consulente who never was.
Boccia non demorde, continua a intimargli di non mentire e posta addirittura le gif dei popcorn mentre attende le ennesime rivelazioni. Ma siamo noi a tirar fuori i popcorn, e da giorni non facciamo altro che andare sulla sua pagina Instagram e a refresharla in continuazione, nella spasmodica speranza di nuovi, succosi aggiornamenti. E in questi giorni i colpi di scena non sono mai mancati, complice le indagini dei vari giornalisti ma soprattutto di un’infallibile Selvaggia Lucarelli. Basta infatti andare a scorrere le storie in evidenza della Nostra per accorgersi di una latente mitomania che ci getta immediatamente in una dimensione parallela in cui Inventing Anna incontra Un posto al sole: per esempio le numerose immagini in cui Boccia dice di essere stata invitata a un lussuoso press trip tutto brandizzato Dior (dagli aerei ai… cappuccini), ma che sarebbero in realtà tutte foto di stock; oppure scorrere il suo curriculum, in cui compare una fantomatica fondazione sul Made in Italy, Fashion Week Milano Moda (prontamente sanzionata dalla Camera della moda milanese che si è dissociata e ha ribadito la sua proprietà sul marchio Milano Fashion Week).
Fonte : Wired