In principio furono i Google Glass. Nel settembre del 2012, durante la Fashion Week di New York, il cofondatore di Google Sergey Brin partecipò alla sfilata della stilista Diane von Furstenberg indossando un dispositivo speciale che l’azienda aveva da poco presentato. Erano degli smart glasses, occhiali pensati per la realtà aumentata in grado di aggiungere elementi digitali a ciò che si vedeva. Messi in vendita qualche mese dopo, furono inclusi nella lista delle “migliori invenzioni del 2012” dalla rivista TIME e, grazie a una campagna mediatica che li presentò come accessorio di moda, indossati da Beyoncé, l’allora principe Carlo di Inghilterra e Jennifer Lawrence. Passato l’entusiasmo dei primi tempi, i Google Glass furono un fallimento, a un anno dal lancio il New York Post raccontò la diffusione del termine “glasshole”, termine dispregiativo usato per definire chi li indossava in pubblico. Uno dei più grossi problemi del prodotto era l’assenza di indicatori luminosi per segnalare quando l’utente stava usando la fotocamera per registrare o fare foto. L’utilizzo dei Google Glass fu vietato nei cinema del Regno Unito e alcuni automobilisti furono multati per averli indossati alla guida.
Fonte : Sky Tg24