A cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta, l’agenzia Diva Futura di Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto) rivoluziona l’immaginario erotico degli italiani traducendo il concetto di amore libero in un nuovo fenomeno di massa: il porno. L’utopia di Schicchi era quella di celebrare la libertà attraverso il sesso e la celebrazione della donna, regalandole centralità e coinvolgendo le attrici nei processi creativi. Il porno nelle intenzioni di Schicchi è libero da qualsiasi condizionamento di stampo patriarcale: non è l’ingranaggio del sistema sessista ma al contrario è un elemento sovversivo, che crea scompiglio e fa saltare i nervi ai benpensanti, che tuttavia sono tra i clienti più affezionati dei suoi nightclub.
Grazie al lavoro di Schicchi, molte giovani donne in cerca di fama diventano delle star internazionali: Ilona Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger (Tesa Litvan) entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo grazie a loro, segna l’inizio di una nuova era per il prono in Italia e il successo economico per Diva Futura.
L’impatto mediatico fu talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller (Lidija Kordić), detta “Cicciolina”, nella nascita del Partito dell’Amore e nella candidatura di Moana Pozzi (Denise Capezza) a sindaca di Roma. Il successo ottenuto dai loro film è dovuto anche grazie al clima creato da Schicchi nella sua agenzia dove a un certo punto arriva Debora (Barbara Ronchi), una giovane giornalista che accetta questo lavoro come ripiego per poi rimanere al fianco di Schicchi fino all’ultima è più drammatica fase della sua vita.
In questa grande famiglia queer ante litteram esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni i cui effetti generano una situazione fuori controllo nell’industria della pornografia italiana. Nonostante le intenzioni di Schicchi fossero buone, la sua visione del sesso e delle donne non verrà capita da un’Italia bigotta e sessista e, purtroppo, col tempo la sua utopia si spegnerà lentamente, insieme al suo ideatore visionario.
Diva futura è la seconda opera da regista per Giulia Louise Steigerwalt. Con questo film Steigerwalt ha scelto di confrontarsi con l’industria del porno italiano, raccontata di recente anche da Super Sex, la serie su Rocco Siffredi accolta con curiosità dal pubblico e con un certo scetticismo dalla critica. Parlare di porno può essere rischioso anche perché il pericolo di celebrare comportamenti abusanti è dietro l’angolo; per raccontare la storia di Schicchi, Steigerwalt sceglie di affidarsi a punti di vista molto diversi: quello del protagonista, quello delle sue tre artiste più famose della sua agenzia e quello di Debora. Questa scelta artistica crea in alcuni momenti un po’ di confusione – i continui salti nel tempo corredati da didascalie e voci fuori campo spezzano il ritmo del film in diversi momenti – ma permette alla storia di avere una pluralità di voci, di punti di vista e di sensibilità.
Steigerwalt – che firma anche la sceneggiatura – fa un’operazione di grande coraggio raccontando non tanto Cicciolina, Moana o Eva Henger, ma le persone, anzi, le donne, con le loro paure, le loro ambizioni e le loro insicurezze; il grande pregio di Diva Futura sta nell’aver restituito dignità e tridimensionalità a queste donne, ridotte a macchiette per tutta la loro vita e, nel caso di Moana, anche dopo la sua morte.
Il perno della storia però resta Schicchi, interpretato in maniera magistrale da Pietro Castellitto: sempre a fuoco nei gesti, nei modi e a suo agio sia col registro drammatico che con quello comico in cui Castellitto si rivela un autentico mattatore che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi del cinema italiano passati e presenti. Con il ruolo di Schicchi, Castellitto sembra aver messo definitivamente da parte l’etichetta di “nepo baby” e la sua interpretazione, se la concorrenza non fosse così agguerrita, meriterebbe la Coppa Volpi come migliore attore.
Quando il direttore della Mostra Alberto Barbera ha presentato i film in concorso alla stampa, ha parlato di Diva futura come di un film pensato per il grande pubblico. E lo è. Se da un lato questa vocazione generalista risponde a delle comprensibili esigenze di mercato, dall’altro rappresenta un limite per le grandi potenzialità della storia e per i tanti talenti che hanno aderito al progetto. Un’idea così ben pensata e intelligente, forse avrebbe potuto avere ambizioni più alte dal punto di vista artistico e chissà che il futuro per Giulia Louise Steigerwalt non riservi presto l’occasione di fare il salto verso un cinema meno commerciale. Avrebbe tutte le potenzialità per farlo.
Voto: 7
Fonte : Today