Gli investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale viaggiano come se fossero sulle montagne russe e a pagarne il prezzo è Nvidia. Le azioni del colosso di Santa Clara hanno infatti vissuto lo scorso 3 settembre un crollo del 9,5% del proprio valore, facendo registrare il maggior calo giornaliero per una società statunitense: 279 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. E la causa, secondo quanto sottolinea l’agenzia Reuters, risiederebbe in un’ampia svendita di mercato da parte degli investitori, meno ottimisti rispetto alla tecnologia del momento.
Proprio Nvidia lo scorso 28 agosto aveva fornito agli operatori del mercato una previsione trimestrale non all’altezza delle loro aspettative, rese molto alte dal fatto che gran parte dei guadagni azionari del 2024 siano stati alimentati proprio dall’intelligenza artificiale. L’estate ha però mostrato l’altro lato della medaglia e la preoccupazione generale per la lentezza dei pagamenti generati dai pur enormi investimenti nel comparto ha messo in difficoltà anche big tech come Microsoft e Alphabet, che sono state scambiate in ribasso.
Secondo BlackRock, società di investimenti newyorkese, “alcune ricerche recenti hanno messo in dubbio se i ricavi derivanti dalla sola intelligenza artificiale alla fine giustificheranno questa ondata di spesa in conto capitale”. Per questo ha suggerito ai propri clienti di “considerare se stiano sfruttando al meglio i loro bilanci e il loro capitale nel momento in cui valutano le spese in conto capitale per l’intelligenza artificiale”.
Il bilancio dell’anno in corso per Nvidia resta positivo: il suo valore da inizio 2024 si era infatti quasi triplicato e al 4 settembre risulta comunque in rialzo del 118%. Tali dati non cancellano però la perdita record in una singola sessione del valore di mercato azionario, superiore al calo di 232 miliardi di dollari subito da Meta il 3 febbraio 2022, anche in quel caso in seguito alla pubblicazione di una previsione negativa (come evidenziano i dati della Borsa di Londra).
Fonte : Wired