Stanno sui social network anche se molti di loro non potrebbero nemmeno starci, ma li usano diversamente dai loro genitori o comunque dalle persone adulte. Sono soprattutto spettatori: scorrono fra post, foto e video in modo sostanzialmente passivo e raramente condividendo qualcosa della loro vita. Guardano ma non si lasciano guardare.
Questo è in estrema sintesi quello che emerge da una ricerca sul rapporto fra i giovanissimi e i social, condotta dal dipartimento di Scienze umane, sociali e della salute dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e coordinata dal professor Simone Digennaro (questa), secondo cui quasi il 12% della cosiddetta Generazione Alpha, cioè i nati dal 2010 in avanti, avrebbe già una dipendenza dai social. Il problema sarebbe evidente soprattutto tra le ragazzine, che sono anche quelle che subiscono di più l’ideale del corpo magro e il desiderio di essere attraenti, con l’aumento dell’utilizzo dei social che sembra accompagnato all’aumento della propria insoddisfazione corporea.
Quali sono i social più usati dagli under 14
Il report è in qualche modo il seguito del precedente, pubblicato nel 2022 (ne scrivemmo qui) ed è frutto di un lavoro durato 12 mesi su un campione di 959 ragazzini e ragazzine di età compresa tra i 10 e i 14 anni, con un’età media di 12 anni, di cui il 50% erano femmine. Del totale, il 99% utilizza app di messaggistica istantanea mentre l’88% fa uso dei social.
Quelli più utilizzati sono sostanzialmente 5: TikTok risulta essere la piattaforma più diffusa (è citata dal 76,74% dei partecipanti), seguita da Instagram (69,86%) e Pinterest (43,37%). Se però nella lista si comprende anche YouTube, allora il sito di video upload controllato da Google sale in testa alla classifica, con una percentuale di utilizzo pari all’86%. Tra le app di messaggistica, WhatsApp è ampiamente la più utilizzata, con il 95,72% dei rispondenti che ne fanno uso, seguita da Telegram (25,23%). Altri social utilizzati, anche se in misura minore, sono Twitch (30,03%), Snapchat (29,92%, soprattutto per modificare le foto), BeReal (29,61%), Discord (19,7%), Twitter (12,09%) e incredibilmente pure Facebook (11,15%).
Lo studio conferma una sensazione che già c’era, cioè che i social preferiti dalla Gen Alpha siano gli stessi della Gen Z, ma appunto con una differenza: l’evidente e preponderante utilizzo di YouTube nei 10-14enni dimostra come questa generazione faccia un uso prevalentemente passivo. Tra le attività più svolte c’è quella di guardare foto e video degli altri, che siano amici, streamer o influencer.
I tempi e il controllo dei genitori
Quanto alle ore di utilizzo vere e proprie, TikTok e YouTube sono tra i social che fanno registrare i tempi più elevati, con una percentuale significativa del campione (rispettivamente il 18% e il 10%) che ha raccontato di consultarli più di 4 ore al giorno. Tra le app di messaggistica, poco sorprendentemente WhatsApp quella che primeggia: il 14,77% la usa più di 4 ore al giorno, il 17,6% tra le 2 e le 4 ore e il 21% per 1-2 ore. È interessante notare come l’utilizzo di ciascun social vari anche significativamente durante il corso della giornata: se Instagram, TikTok, YouTube e WhatsApp vengono usati frequentemente durante le 24 ore, notte compresa, Facebook, Pinterest e Snapchat sembrano ricevere più attenzione al mattino, mentre Discord e Twitch registrano un utilizzo più alto di sera. In generale, TikTok, WhatsApp e Twitch sono le piattaforme che più di altre vengono utilizzate nel corso della notte.
In questo contesto si inserisce il controllo dei genitori che, come su Italian Tech abbiamo ricordato spesso (qui c’è la nostra guida), dev’essere costante e non può affidarsi solo alle app di monitoraggio o ai limiti impostabili sui vari smartphone. Da quel che emerge dalla ricerca, non è purtroppo così, perché il 43,5% degli intervistati ha spiegato di non essere affatto controllato. Nel dettaglio: il 32,92% degli alunni e delle alunne di prima media ha dichiarato di non essere controllato, percentuale che sale al 39,11% per le seconde e al 57% per le terze medie. Per quanto riguarda nello specifico i profili social, sembra esserci una maggiore attenzione: il 68,7% del campione ha raccontato che i genitori sarebbero a conoscenza di tutti i loro account; il 23,7% ha ammesso che i genitori sarebbero a conoscenza solo di alcuni; il 6,57% che non sarebbero a conoscenza di alcun loro profilo. Digennaro ha sottolineato che “rispetto al passato i genitori hanno maggiore consapevolezza e sono in grado di controllare meglio le attività online dei figli” ma che “rimangono ancora molti ambiti non presidiati, soprattutto per effetto del costante aumento di social e opportunità di connessione”.
Social e dipendenza
Dallo studio emerge infine anche un’altra cosa, forse pure più preoccupante: quasi il 12% degli intervistati mostra valori superiori alla soglia di dipendenza dai social, misurata attraverso la Bergen Social Media Addiction Scale (si può provare qui), uno strumento che rileva appunto il grado di dipendenza dalle piattaforme attraverso una scala di valutazione. Nonostante che la maggioranza riporti un valore medio di 12.42, cioè abbastanza sotto la soglia di allarme (fissata a 19), oltre il 10% ha uno stato di dipendenza e le ragazzine mostrano valori più vicini alla soglia rispetto ai ragazzini, che hanno fatto registrare un punteggio inferiore di 0.91 sulla scala. Nel dettaglio, il 16,07% delle femmine ha un valore compreso tra 16 e 19, contro il 13,05% dei maschi; inoltre, il 58% di chi ha superato la soglia di dipendenza è costituito da persone di sesso femminile.
Questo è collegato a un altro aspetto: per le under 14, l’utilizzo di BeReal, ma anche di Instagram e TikTok (e in misura minore pure di Pinterest), sarebbe associato a valori più alti di interiorizzazione dell’ideale di corpo magro. Viceversa, per gli under 14 l’utilizzo degli stessi social non influirebbe in maniera decisiva, anche se chi li usa presenta valori mediamente superiori da questo punto di vista rispetto a chi non li usa. Sempre in relazione al rapporto con il corpo, la maggior parte dei ragazzini e delle ragazzine che hanno fatto parte del campione ha spiegato di non pubblicare foto o video che li o le ritraggono (meno del 20% dichiara di farlo spesso o sempre) e non posta storie o fa live in cui è presente (il 49% non lo fa mai e il 26% raramente).
Nel commentare i risultati, Digennaro ha evidenziato che “le nuove generazioni stanno sviluppando nuovi modi di comunicare, relazionarsi e socializzare” e che sarebbe meglio evitare di demonizzare questa cosa: “Dobbiamo avere consapevolezza degli effetti negativi che un utilizzo sbagliato ed eccessivo della tecnologia può determinare” ma “è necessario tenere conto che la Gen Alpha ha avuto un’accelerazione forzata nell’utilizzo della tecnologia e dei social per effetto della pandemia e che questi ragazzi sono figli dei Millennial, abituati a condividere foto, video e storie proprio di loro. La Gen Alpha è la prima a essere davvero online dalla nascita, è un fenomeno nuovo che va studiato e capito”. Per questo, Digennario ritiene che la decisione del ministro Valditara sul divieto dei telefoni nelle scuole, anche a scopo didattico, sia “un approccio potenzialmente sbagliato”, perché “non è il divieto che risolve il problema”. Che poi è un po’ quello che scrivemmo anche qui su Italian Tech qualche mese fa.
Fonte : Repubblica