L’amministrazione presidenziale del Kirghizistan si è ufficialmente trasferita nel nuovo palazzo voluto da Žaparov e costruito là dove sorgeva un ex grande albego sovietico. Ma il nuovo Palazzo del Khan di Biškek deve competere con altre sontuose regge dei Paesi vicini.
Biškek (AsiaNews) – In occasione della Giornata dell’Indipendenza, ottenuta 33 anni fa alla fine dell’Urss, l’amministrazione presidenziale del Kirghizistan si è ufficialmente trasferita nel nuovo palazzo di Biškek, con una solenne cerimonia d’apertura. È il trasloco più imponente del presidente in tutto il periodo dell’indipendenza, e non è un caso isolato nella pratica dei capi di Stato della regione centrasiatica.
I palazzi presidenziali di questi Paesi gareggiano per il loro splendore e maestosità a livello mondiale, con le parti degli uffici e quelle delle residenze. Fino ad oggi a Biškek esistevano due edifici in cui lavoravano il presidente, il parlamento e il governo, ed entrambi risalivano al periodo sovietico. In Kirghizistan si usava l’espressione “al settimo piano” per indicare il centro da cui discendono tutte le decisioni che riguardano il destino della nazione, dove era situato l’ufficio del presidente nella cosiddetta “Casa Bianca”.
L’espressione aveva perso la sua aura carismatica dopo gli scontri politici del 2020, quando il presidente aveva dovuto cedere molti poteri al Žogorku Keneš e al governo, situato nella Piazza Vecchia. Ora la nuova reggia, costruita nel giro di due anni, riporta in auge la verticale del potere presidenziale. A ottobre del 2023 lo stesso Sadyr Žaparov si era rivolto al popolo, chiedendo di aiutarlo a trovare un nome adeguato per il nuovo edificio del potere, e solo una settimana dopo erano già arrivate 108 proposte. Alla fine del grande sondaggio è stata scelta la variante Yntymak – Manas Ordo, che con la parola “orda” riporta ai fasti dei regni dei tatari, di fatto il “Palazzo del Khan”.
La solenne costruzione è stata edificata al posto del grande albergo Issyk-Kul, tipico casermone dei tempi sovietici raso al suolo per fare spazio alla nuova gloria kirghisa, superando le polemiche dei nostalgici della storia del secolo scorso, di cui l’albergo era un simbolo evidente. Il più fiero oppositore era stato il grande architetto Išenbaj Kadyrbekov, ultimo ministro locale per l’edilizia nel 1990, che aveva definito la distruzione dell’Issyk-Kul “un atto di vandalismo, anche se adesso l’albergo non piace, tra 100 anni verrà riconosciuto come un monumento storico dell’architettura”. Di fatto l’albergo era ormai in disuso da anni, e stava decisamente cadendo a pezzi.
L’altro argomento polemico nella fase di progettazione riguardava l’opportunità economica dell’operazione, mentre Žaparov invitava la popolazione al risparmio. Di fronte alle richieste di spiegazione, il presidente rispose nel 2022 che “dobbiamo costruire un edificio che rimanga per il popolo e le future generazioni, e questo è proprio il momento adatto”. Lo spostamento della presidenza e la successiva ridistribuzione dei ministeri e degli altri siti del potere verso la parte settentrionale della città avrebbero “liberato il centro di Biškek dagli enormi ingorghi di traffico, che ci fanno assomigliare a Mosca”.
Non ci sono dati ufficiali sui costi effettivi dell’intera operazione, anche se il deputato di opposizione Dastan Bekešev ha dichiarato che “se venissero diffuse le cifre spese per il palazzo, rischieremmo tutti un infarto”. Il Palazzo del Khan di Biškek, del resto, deve competere con altre sontuose regge dei Paesi vicini. Per esempio l’Akorda di Astana, fatta costruire a cominciare dal 2001 dall’allora presidente Nursultan Nazarbaev, il satrapo principale di tutta l’Asia centrale post-sovietica, si estende su un’area di 37 mila mq ed è alta 86 metri, in marmo bianco di Carrara e decorazioni in oro, con pietre preziosi verdi e azzurre e una cupola celeste, il colore della bandiera nazionale del Kazakistan.
In Uzbekistan la prima solenne residenza Aksaraj apparve già nel 1991, per esaltare il potere del primo presidente Islam Karimov, anche se il suo successore Šavkat Mirziyoyev lavora più modestamente nell’edificio del Senato. Il presidente del Tagikistan Emomali Rakhmon, che da 30 anni regna indisturbato a Dušanbe, ha aperto il Kasri Millat, il “Palazzo della Nazione” nel 2008, che usa come ufficio, vivendo nella residenza dei tempi sovietici, anche se assai ben ristrutturata. Anche il presidente del Turkmenistan, Gurbanguly Berdymukhamedov, nel 2011 ha costruito la solenne reggia Oguzkhan, anch’essa un richiamo alle glorie dei tatari, e solo il Kirghizistan mancava all’appello delle grandi opere di potere in Asia centrale.
Fonte : Asia