Se pensiamo alla grande famiglia dei tuberi, ci viene subito in mente la patata, il topinambur, la manioca. Pochi, invece, conoscono l’igname, chiamato anche yam, una specie di patata originaria dell’Africa e diffusa anche nel Sud America e in alcune zone dell’Asia. L’igname si trova d’importazione anche in Italia nella varietà bianca, visto che esistono più tipologie che differiscono per il colore della buccia e della polpa, che va dall’arancione al rosa. Ma come si usa l’igname e come si riconosce?
La storia dell’igname e la sua diffusione nel mondo
L’igname è una pianta appartenente al genere dioscorea che cresce in ambienti tropicali e con forte umidità. Si presenta in più di 600 varietà, anche se solo due specie rappresentano il 95% della produzione mondiale. La prima si sviluppa tipicamente nel sud-est asiatico, mentre la seconda, più preponderante in termini di produzione, si trova soprattutto nel Golfo della Guinea, in Africa Occidentale. Il suo nome deriva dai termini spagnoli e portoghesi ñame e inhame, che a loro volta fanno riferimento alla parola di origine africana nyam, che vuol dire assaggiare, provare. Un tubero che a prima vista potrebbe essere confuso con una patata dolce americana, ma che in realtà si discosta per gusto, consistenza e sapore. Elementi che cambiano leggermente a seconda del tipo di tubero che si ha davanti.
Quello bianco, che si può trovare anche in Italia, ha un sapore dolciastro con un retrogusto terrigno. Ha una forma allungata e rotondeggiante ed è ricco di proteine e vitamine, tanto che l’igname viene utilizzato anche negli integratori ed in erboristeria. Quello viola, invece, ricorda più la patata inglese con un retrogusto di noce e dal forte sentore vegetale.
Come si cucina l’igname nel mondo
Si tratta di un tubero molto versatile a causa della sua consistenza densa e farinosa. Infatti, si presta bene a diversi metodi di cottura e può essere impiegato sia in piatti dolci che salati. La bollitura è sicuramente il metodo più antico e tradizionale con cui si prepara l’igname: può essere mangiato così com’è o ulteriormente lavorato in purè. Nella cucina africana, ad esempio, l’igname bollito viene spesso servito con salse o stufati di carne o pesce: uno dei piatti più noti è lo yam porridge, in cui l’igname viene cotto con olio di palma, pesce essiccato, verdure e spezie. Non a caso lo snack più diffuso è lo yam fried, dove il tubero viene fritto in abbondante olio come fossero patatine.
Oppure arrosto o alla brace, come viene preparato ai Caraibi: il tubero viene tagliato a fette o a pezzi e cotto al forno fino a quando non sviluppa una crosta croccante e dorata, mantenendo l’interno morbido e cremoso. Sempre qui si cucina la yam pie, simile a un pasticcio di carne, in cui l’igname viene utilizzato come strato principale. Mentre nelle Filippine si usa principalmente in pasticceria: tra tutti la ube cake, ovvero una torta di igname viola, o l’ube halaya un dessert cremoso e dolce.
Leggi il contenuto originale su CiboToday
CiboToday è anche su Whatsapp, è sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Fonte : Today