Walter (Caleb Landry Jones) dorme beato in un campo di grano, vaga nei boschi, si nutre di muschi. Sembra a suo agio in un questo contesto lontano da tutto e da tutti, in comunione con la natura e la sua terra. Tornando al suo villaggio scopre che qualcuno ha messo a ferro e fuoco la casa del suo amico Charles Kent(Harry Melling). Al contrario degli altri abitanti del villaggio, Charles ha una bella casa, animali e colombe; è lui infatti il padrone di quella terra dove vive in un equilibrio precario di rapporti di potere con i contadini che lavorano per lui, compreso il suo fedele Walter.
La mattina dopo il raccolto, gli abitanti del villaggio hanno tutta l’intenzione di godersi una giornata di riposo e dimenticare quanto accaduto, ma un altro incendio ai margini del bosco comunica loro l’arrivo di tre sconosciuti. Nella mente dei diffidenti abitanti del villaggio una semplice coincidenza di eventi sembra improbabile, per cui due i uomini stranieri vengono messi alla gogna e la terza persona, una donna, viene allontanata bruscamente dal villaggio accusata di essere una strega. Lei non se ne andrà del tutto, resterà nei paraggi a vegliare sui suoi compagni e a tramare nell’ombra. Nel frattempo Charles Kent ha chiamato a lavorare per lui un uomo incaricato di mappare l’intera area; l’uomo stringerà amicizia con Walt e gli racconterà che presto il suo villaggio non esisterà più perché un parente di Charles è venuto a rivendicare la proprietà che gli spetterebbe di diritto. L’arrivo di queste persone sconosciute provocherà tra gli abitanti del villaggio una grande inquietudine che scatenerà in tutte e tutti loro istinti violenti e il bisogno di preservarsi prevarrà sull’umana decenza di tutta la comunità. Solo Walter rimarrà immune a questi sentimenti di violenza, ma pagherà la sua ingenuità a caro prezzo.
Harvest (ovvero, il raccolto) è un film della registra di origine greca Athina Rachel Tsangari; presentato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia, è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Jim Crace, che firma il soggetto del film.
Secondo la regista e sceneggiatrice Harvest è un film sulla resa dei conti tra uomo e natura e sul nostro rapporto con la modernità. Harvest illustra le prime crepe della “rivoluzione” industriale: la comunità agricola raccontata nel film viene sconvolta da tre tipi di forestieri, ovvero il cartografo, il migrante e l’uomo d’affari, tutti archetipi dei cambiamenti che sconvolgeranno non solo la loro vita, ma quella del mondo agricolo sconvolto dalla rivoluzione industriale.
l futuro non fa parte della storia: accadrà fuori dallo schermo, in un mondo che non siamo destinati a vedere. Non ci sono eroi. Solo persone comuni e imperfette.
Assistiamo a tutto questo attraverso il punto di vista di Walt – che è anche la voce narrante del film – e viviamo il suo smarrimento davanti ai cambiamenti che non riesce a cogliere. La sua indole buona e ingenua lo porta a fidarsi dei forestieri e dei padroni, compreso il suo amico Charles, senza dare retta agli abitanti del villaggio che lo mettono continuamente in guardia sulle loro cattive intenzioni. Ma anche la piccola comunità di contadini lascia interdetto Walt che non ne comprende la violenza con cui si accanisce sugli stranieri.
Il vero nemico comune in Harvest è il potere esercitato senza controllo sia da parte dei padroni che da parte dei contadini, entrambi guidati solo dal bisogno di soddisfare i propri istinti primordiali e di prevaricare l’uno sull’altro.
A farne le spese è la natura intesa non solo come spazio fisico ma anche come umanità. Gli esseri umani si fanno la guerra tra di loro, sospettano l’uno dell’altro, non hanno fiducia nel futuro.
Nel film non c’è un lieto fine ma un’amara presa di consapevolezza verso la direzione imboccata dall’ umanità. Harvest è un racconto bucolico che avrebbe giovato di qualche manierismo in meno e di tanto ritmo in più. Un messaggio semplice nella sua efficacia non aveva bisogno di tanti inutili orpelli e lungaggini.
Voto: 3
Fonte : Today