Clem Burke, batterista dei Blondie di Debbie Harry e Chris Stein ha raccontato in un’intervista gli esordi della sua band nella scena underground di New York, con i concerti al Max’s Kansas City e al CBGB’s e il momento in cui sono entrati nel mondo del rock «Nel modo più bello possibile».
Dopo l’esordio nel dicembre 1976 con l’album omonimo Blondie, partono in tour con i Television e poi vengono chiamati da Iggy Pop e David Bowie ad aprire le date in America del tour di The Idiot. Iggy Pop ha ascoltato il loro album, vuole il loro suono punk e vuole il fascino e la personalità di Debbie Harry sul palco prima del suo spettacolo dissacrante, distorto e fuori controllo. «L’unica cosa che ci ha detto quando ci siamo incontrati è stata: suonate più veloce e più forte possibile» ha ricordato Clem Burke. Tutto succede molto in fretta: «Abbiamo fatto un concerto al Max’s Kansas City e subito dopo siamo saliti su un furgone, abbiamo viaggiato tutta la notte e siamo arrivati direttamente nel camerino della prima data del tour di The Idiot» ha detto Clem Bruke, «Ad un certo punto si è aperta la porta e sono entrati David Bowie e Iggy Pop per conoscerci. Io e Iggy indossavamo lo stesso modello di stivali inglesi, che avevo comprato a Londra nel 1975. Non poteva iniziare meglio».
La collaborazione continua anche nel 1981, quando i Blondie sono diventati un fenomeno con l’album Parallel Lines del 1978, numero uno in classifica in Inghilterra e numero sei in America, il singolo Call Me del 1980 usato nella colonna sonora di American Gigolo con Richard Gere e Rapture del 1981, ultimo dei quattro singoli al numero uno in classifica e primo esperimento di fusione tra rap e rock. Iggy Pop ha pubblicato Party, il suo quinto album, registrato a New York con Ivan Kral alla chitarra, collaboratore di Patti Smith. Un disco sperimentale che arriva solo al numero 166 in classifica in America. «Iggy mi ha chiamato per suonare nella sua band da vivo» ha detto Clem Burke, affiancato da Carlos Alomar alla chitarra e all’ex bassista dei Blondie Gary Lachman, «Ma a quel punto della sua carriera era fuori controllo: siamo stati in tour sei settimane, e nel backstage non c’era mai niente da mangiare, solo droghe e alcol. Un’esperienza incredibile».
Fonte : Virgin Radio