Presta 500 euro a un collega, se ne fa restituire 20mila: arrestato

Prima ha deciso di “aiutare” un collega in difficoltà economiche prestandogli 500 euro per poi richiederne, nei successivi quattro anni, circa 20mila, con un tasso d’interesse superiore al 900%. Un grave caso di usura che arriva da Roma, dove un 60enne è finito agli arresti domiciliari: l’uomo, un addetto per una ditta privata alle pulizie in un ospedale romano, avrebbe messo in piedi un giro d’affari da 100mila euro ed è gravemente indiziato dei reati di usura, rapina, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

Il prestito di 500 euro e l’inizio dell’incubo

Le indagini sono state avviate, nel mese di settembre 2022, dopo la denuncia di una delle vittime, un 58enne romano, collega di lavoro dell’indagato. Nel mese di giugno del 2018, trovatosi in un particolare momento di difficoltà connesso anche allo stato di salute della compagna e della madre anziana, aveva richiesto e ottenuto un prestito di 500 euro.

Trascorso circa un mese, rispetto all’apparente disinteressata disponibilità iniziale l’indagato aveva iniziato a pretendere la restituzione non solo della somma prestata ma anche degli interessi maturati specificando al suo debitore come gli avesse prestato i soldi per un guadagno e non per niente. Così, soggiogato dalle richieste vessatorie, a partire dal 2018 e fino al 2022 la vittima aveva versato all’indagato 51 “mensilità” per un ammontare totale di circa 20mila euro, a fronte del prestito iniziale di soli 500 euro, con un tasso di interesse calcolato del 917,64%.

Il racconto della vittima: “Ho perso 25 chili”

Dall’estate del 2018 la vita del 58enne è diventata un incubo, come raccontato a RomaToday: “Ad agosto mi ha dato un foglio di carta con indicazione dei mesi dell’anno e delle somme di denaro dovute. Importi avrebbero dovuto essere corrisposti con cadenza mensile. Se non pagavo avrebbe tartassato mia madre”. A quel punto aveva inizio per quest’ultimo un calvario caratterizzato dalla pretesa mensile della somma di 500 euro a titolo di interesse per saldare il debito relativo agli interessi che il “cravattaro” aveva quantificato nell’importo di 10.800 euro.

“Ho avuto difficoltà a pagare 500 euro ogni mese – ha aggiunto la vittima -, così prima gli ho chiesto di abbassare la cifra a 400 euro e poi a 150. Poi mi sono anche sentito male a lavoro”. Incurante del malore del collega, però, l’addetto alle pulizie “cravattaro” ha aperto il suo zaino per rubargli la Postepay, la fotografia della tessera sanitaria e una busta contenente il codice pin. “Così puoi cancellare il debito”, diceva. In sostanza ogni volta che l’uomo si ribellava e manifestava l’intenzione di denunciarlo, quello che era ormai diventato il suo aguzzino aumentava il debito che nel 2022, al momento della denuncia, aveva toccato la cifra di 20.000 euro.

Un incubo che ha portato la vittima a dimagrire di 25 chili e di vivere in una situazione di costante agitazione. La presenza di quell’uomo ormai aveva invaso la sua vita e quello della compagna. Commentava le foto sui social della coppia. Li insultava, li minacciava. A ottobre del 2022 per paura d’incontrare il suo aguzzino, il 58enne chiede alla società dove lavora una aspettativa per 2 anni ottenendo così la possibilità di stare a casa fino a ottobre del 2024. Per far stare al sicuro la compagna, invece, decide di andare anche via di casa. 

La denuncia ai carabinieri e le altre vittime

Dopo la denuncia, le indagini dei carabinieri della Stazione di Porta Portese, hanno portato a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del sessantenne, in relazione ad almeno altri quattro episodi di usura tra il 2019 e il 2023, con lo stesso modus operandi: a seguito della concessione iniziale di prestiti di somme comprese tra i 500 e 4.800 euro, a colleghi di lavoro o parenti e conoscenti di questi ultimi, in un loro particolare momento di difficoltà economica, l’indagato è gravemente indiziato di aver successivamente preteso, per la restituzione dilazionata delle somme, consistenti interessi usurari compresi tra il 35% e l’80% e in caso di ritardo o mancato pagamento, alla scadenza mensile concordata, di avere applicato sanzioni pecuniarie comprese tra i 90 e i 100 euro.

I pagamenti da parte dei debitori avvenivano, di persona, sul luogo di lavoro e, a seguito dei problemi di mobilità connessi alla pandemia, attraverso l’accredito delle somme su una carta prepagata, intestata a una delle vittime, e di cui l’indagato si era impossessato sottraendogliela con violenza. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire transazioni pari a 35.260,00 euro e un volume di affari illecito di oltre 100.000 euro. Nel corso delle fasi esecutive dell’ordinanza, di questa mattina, i Carabinieri hanno perquisito l’abitazione dell’indagato dove sono stati trovati diversi fogli utili alle indagini e nella cantina, pertinenza dell’abitazione, in una busta sono stati rinvenuti 13.000 euro in contanti che sono stati sequestrati.

Fonte : Today