La procura di Treviso è ancora al centro di un caso clamoroso dopo la denuncia arrivata qualche mese fa da parte di una professionista che aveva lamentato una situazione simile. Anche questa volta una donna, che ha già denunciato l’ex marito per maltrattamenti e stalking, chiede che all’uomo venga applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento con l’utilizzo del braccialetto elettronico. “Io adesso ho veramente paura che possa succedere qualche cosa di grave – ha spiegato a TrevisoToday – lui sarebbe capace di uccidermi”. Ma il suo appello, che è una vera e proprio richiesta di aiuto, pare essere caduto nel vuoto.
Chiede il braccialetto elettronico per l’ex, ma il magistrato è in ferie
La donna ha presentato una istanza la scorsa settimana ma l’avvocato che la assiste si è sentito rispondere che “il pubblico ministero che segue il caso è in ferie fino al 10 di settembre, non c’è nulla da fare. Bisognerebbe chiudere la Procura da giugno a settembre, non abbiamo personale”. Secondo quanto riferisce la donna, una 50enne residente in comune dell’hinterland trevigiano, neppure il pm di turno può risolvere l’inghippo burocratico. “Mi è stato detto – afferma la 50enne – che chi è di turno non può fare le misure cautelari. Sono disperata”.
I gps montati sulla macchina e i dispetti
Lei e l’ex marito, un 65enne, si sono separati nel maggio di quest’anno. Venti anni di matrimonio buttati al vento dagli atteggiamenti di lui che avrebbe iniziato a maltrattarla quando ancora stavano insieme. Poi, una volta saputo delle intenzioni della 50enne che intendeva lasciarlo, avrebbe addirittura portato la macchina da un concessionario dove avrebbe fatto installare tre rilevatori di posizione. Da giugno la donna, formalizzata la fine del rapporto, si è però trovata l’ex marito ovunque andasse. “Sapeva esattamente dove fossi – ha raccontato – fino a quando ho scoperto i gps che mi aveva messo nell’auto”.
Recentemente sarebbero cominciati i “dispetti”: l’uomo avrebbe danneggiato la macchina del nuovo compagno e l’altra sera è toccata alla sua. Una settimana fa l’ha trovato sotto casa incappucciato. La notizia si è intrecciata con la decisione della procura sulle inchieste, finite con la richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto, per truffa aggravata allo Stato nei confronti di dieci avvocati rei di aver fotografato con il telefonino, e non fotocopiato, il contenuto dei fascicoli. “Chiedo solo – ha concluso la donna – che la mia situazione sia trattata con la stessa solerzia rivolta ad una situazione che, a quanto leggo, è decisamente di poco conto”.
Fonte : Today