L’harakiri della sinistra fa volare la destra

Una settimana fa ero a Erfurt per una conferenza stampa organizzata dalla Stampa estera con tutti i candidati alle elezioni in Turingia. La sala era piena, anche con colleghi di autorevoli testate internazionali. Chiacchierando con un giornalista locale, mi raccontava del suo stupore per tanta attenzione: di solito la Turingia è periferia, né più né meno. Certo, ospita grandi centri della cultura e della storia continentale. Ma con poco più di due milioni di abitanti è politicamente un fenomeno poco rilevante. Eppure, stavolta l’interesse per le elezioni locali era altissimo.

Lo storico successo dell’estrema destra 

E le aspettative non sono state tradite: Alternative für Deutschland (AfD), il partito di destra estrema, diventa prima forza politica con il 32,8% e trentadue seggi. Per intendere l’enormità della cosa: i conservatori della CDU, secondi, sono staccati di quasi dieci punti e ottengono ventitré seggi. Va leggermente meglio nell’altro Bundesland dove si votava ieri, la Sassonia: qui, infatti, regge la CDU del presidente uscente Kretschmer, confermata prima forza politica con quasi il 32% ma il governo di conservatori, socialdemocratici e verdi non ha più la maggioranza, sebbene di un soffio.

elezioni germania foto youtrend

Il successo di AfD era scontato, da tempo i sondaggi l’avevano previsto ed è stato facilitato anche dal nuovo partito di Sahra Wagenknecht, nato da una scissione della Linke. La nuova formazione ha infatti tolto voti soprattutto agli ex compagni, riuscendo a imporsi nel testa a testa. Una lotta fratricida che è costata la poltrona in Turingia a Bodo Ramelow, un buon amministratore e primo ed unico presidente di un Land proprio della Linke. Qualcuno aveva ipotizzato che almeno in Turingia Wagenknecht decidesse di non presentare le proprie liste: niente da fare, troppo importante era il messaggio da mandare a Berlino e, dunque, sacrificabile era la politica locale. Del resto, proprio la settimana scorsa la sorpresa di molti colleghi e colleghe era proprio l’assenza di questioni locali dalla discussione elettorale: si è parlato di tutto – compreso del sostegno all’Ucraina, che ha sottratto molti voti a Ramelow per la sua posizione molto netta mentre ne ha giovato il partito di Wagenknecht aperto a non meglio precisate “trattative”.

Adesso Wagenknecht si è conquistata un altro anno di ospitate televisive nelle principali reti tedesche, per continuare a vendere una presunta alternativa alla politica dei partiti tradizionali: dall’Ucraina all’immigrazione giocherà tutte le carte del populismo per acchiappare tutti i voti della Linke e assicurarsi un bel gruppo parlamentare alle elezioni federali del 2025. Per fare cosa? Boh. Per ora il punto resta: oltre la metà dei voti della Linke del 2019 sono andati al suo partito e l’unico risultato raggiunto è stato quello di azzerare il governo locale più di sinistra degli ultimi trent’anni.

L’ultradestra vince in Turingia e vola in Sassonia: “Risultato storico”

Ora in Sassonia e Turingia si apre una fase complicata. Poco più di quattro anni fa sempre in Turingia ci fu il caos per l’elezione di un presidente liberale con i voti di Afd. Questa volta gli estremisti potrebbero piazzare il loro candidato: alle prime due elezioni è richiesta la maggioranza assoluta ma al terzo turno basta quella semplice. E qui sono i conservatori che devono aprirsi a nuove costellazioni, immaginando alleanze programmatiche per far funzionare le istituzioni, paralizzare gli estremisti di AfD e superare questa prova difficile per la democrazia. In Sassonia, buone sono le parole di Kretschmer, consapevole delle difficoltà di costruire un’alleanza anche con il partito di Wagenknecht.

Cosa ci dice il voto in Germania

Ma la cosa non è impossibile: i programmi si dovranno fare sulla politica locale e qui, passati i toni da campagna elettorale, si dovrà lavorare su questioni concrete e Kretschmer, un politico abile e capace che ha guidato sino ad oggi un governo con socialdemocratici e verdi, potrebbe dimostrare che la democrazia, quando i suoi rappresentanti lo vogliono, può funzionare anche tra forze molto diverse. Più complicata la situazione in Turingia: azzerato il governo Ramelow, si dovrà cercare un’alleanza tra partiti che quasi mai hanno collaborato e, soprattutto, evitare che le divisioni spianino la strada all’elezione di un presidente AfD. Che in Turingia potrebbe significare l’elezione di Björn Höcke, un estremista radicale “attenzionato” dallo stesso servizio interno per la difesa della Costituzione. È un test importante per i partiti e la loro credibilità: costruire un programma chiaro e credibile, presuppone che in conservatori abbandonino la loro assurda equiparazione tra Linke e AfD. Quattro anni fa non andò bene, questa volta ci sia augura stiano più attenti.

Infine, qualche nota sul governo di Berlino: la coalizione di governo ne esce male, soprattutto i liberali, che restano fuori dal parlamento della Turingia. Male ma non malissimo: dubito che il voto possa influire sul destino del governo, forse potrebbe avere più effetti l’attentato di Solingen. Meglio restare ancora un anno alla guida di parlamento e ministeri per provare a risalire la china. Del resto, alternative credibili non ce ne sono anche perché gli attuali rapporti di forza impongono a tutti i partiti di modificare le proprie strategie. Non sarà facile.

Al governo potrebbe andare la nuova sinistra anti-migranti

Fonte : Today