Come ho avuto modo di osservare in prima persona, il team sta anche testando l’effetto della terapia a base di mRna sui fegati umani destinati al trapianto. A differenza dei topi vivi, però, i fegati umani espiantati non possono essere osservati per molto tempo. Gli organi devono essere recuperati rapidamente e trattati con il farmaco a base di mRna subito dopo essere stati rimossi dal corpo del donatore. Si conservano per soli quattro giorni, immersi in un liquido di conservazione.
Sei ore dopo la somministrazione di mRna, i livelli di Hnf4a iniziano a salire e durano per due o tre giorni. Quando la quantità di Hnf4a raggiunge il picco, aumentano i livelli anche di altre proteine epatiche essenziali, come l’albumina. Come spiega Soto-Gutiérrez, si tratta di un risultato importante, perché il mantenimento di questi livelli proteici può fare la differenza tra un paziente che ha bisogno di un trapianto e uno che può sopravvivere senza.
Prossimi passi e prospettive
Secondo Soto-Gutiérrez, idealmente la terapia a base di mRrna potrebbe essere somministrata ai pazienti una volta alla settimana oppure ogni due settimane in una struttura ambulatoriale senza bisogno di ricovero. Inizialmente, però, sarà necessario riservare il trattamento sperimentale a pazienti molto malati che si trovano già in ospedale, per assicurarsi che il metodo sia sicuro. L’équipe sta raccogliendo i dati degli esperimenti sui fegati (sia quelli umani che quelli dei topi) per presentare poi nei prossimi mesi una richiesta di via libera alla sperimentazione clinica alla Food and drug administration statunitense .
Sebbene gli sforzi dei ricercatori siano concentrati principalmente sul ripristino delle funzionalità epatiche, Fox ritiene che il trattamento possa riparare anche altri organi danneggiati: “Ci siamo chiesti se sia possibile innescare lo stesso processo in altri organi”, sottolinea. Attualmente, il team sta cercando di individuare fattori di trascrizione simili per trattare i polmoni danneggiati da broncopneumopatia cronica ostruttiva e le malattie renali croniche.
Secondo Josh Levitsky, specialista in trapianti di fegato della Northwestern University, la ricerca di nuovi trattamenti per le malattie croniche del fegato è fondamentale. Le terapie attualmente disponibili possono aiutare a rallentare l’accumulo di tessuto cicatriziale e ad alleviare i sintomi, ma non risolvono il problema. “La prospettiva di riprogrammare l’organo per ripristinare la funzionalità epatica potrebbe davvero cambiare le carte in tavola, sempre che gli studi clinici diano risultati promettenti”, afferma.
Ma rimangono molti interrogativi. Fino a che punto un tessuto può essere rigenerato? I pazienti dovranno assumere il farmaco a tempo indeterminato o è possibile che i loro organi riacquisiscano la normale funzionalità senza bisogno di terapia costante? Sarà mai possibile ripristinare completamente un fegato? “Si tratta [di una tecnologia] molto promettente – afferma Levitsky –, ma lo sviluppo clinico richiederà molto tempo”.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.
Fonte : Wired