Inventarsi una tradizione che non esiste e non è mai esistita e poi difendere questa tradizione immaginaria dai presunti attacchi esterni facendo muro in maniera ideologica, sciovinista e populista urlando alla lesa maestà (senza che vi sia alcuna “maestà” da ledere) e indignandosi ad ogni pié sospinto. Succede in molti ambiti, ma succede ancora di più nel mondo del cibo e della gastronomia. Si chiama “gastronazionalismo”. E va combattuto o quanto meno identificato come tale.
Carbonara e gastronazionalismo fuori bersaglio
L’ultimissima vittima di gastronazionalismo e di facile indignazioni è la pasta alla carbonara in barattolo annunciata dalla filiale inglese della Heinz, brand americano celebre nel mondo per il ketchup e produttore di mille altre salse e preparazioni da scaffale. Giusto per giocare sull’omonimia, nessuno mette in dubbio che i famosi fagottelli alla carbonara di chef Heinz (Beck) siano gastronomicamente più interessanti degli spaghetti alla carbonara in lattina della Heinz, ma ciò premesso cosa c’è di così oltraggioso se la multinazionale statunitense decide di affiancare una carbonara alle altre sue paste in barattolo come i ravioli, gli anellini hoop o la bolognese? E invece l’indignazione monta: “stanno distruggendo la gastronomia del nostro paese” tuona Gianfranco Vissani.
La carbonara della Heinz a prova di errore pensata per i giovani
In realtà la Heinz, come dichiara apertamente, ha pensato ad un prodotto a prova di errore visto che spesso a fare la carbonara in casa si rischia di sbagliare i tempi e giocarsi la cremosità del piatto a favore di una frittata tipo riso cantonese; ammesso che la cremosità sia “tradizione”. Un prodotto in particolar modo pensato per i più giovani che non vogliono troppi sbattimenti, non a caso il claim che accompagna il lancio della novità – già in vendita sullo store online – è “no drama carbonara”.
Heinz (che è la quinta più grande multinazionale del cibo al mondo, fattura 26 miliardi di dollari all’anno e non si muove a casaccio) fa sapere che il prodotto arriva sulla scorta di una serie di ricerche e sondaggi che hanno dimostrato la sempre maggior incapacità e scarsa voglia dei giovani a cucinare. Secondo ricerche fatte nel Regno Unito tra il 2022 e il 2023 è emerso che la GenZ (ovvero gli under 30) chiedono a gran voce pasti economici e veloci. E magari con un numero di grassi controllati.
Fare due porzioni di carbonara veloce a poco più di 2€
Ed ecco che l’analisi di mercato transita dal marketing e genera il prodotto da lanciare. Gli Heinz Spaghetti Carbonara (che non risultano avere traccia di uovo, ma contengono invece pasta, pancetta, sale, pepe, prezzemolo essiccato, estratto di cipolla e agli, tra gli altri ingredienti) vengono proposti in una lattina da 400 grammi ovvero in due porzioni a 1,75 pound (sono circa 2 euro, poco di più) e con la promessa aggiuntiva di essere pronti in un minuto di microonde.
L’ingiustificato odio per il cibo in scatola: ma perché?
Resta da capire da dove provenga l’indignazione se non da un po’ di ignoranza e provincialismo. Forse c’è un’idiosincrasia verso gli alimenti in scatola o in conserva? Ma non avrebbe ragione di esistere: spesso il pesce in conserva è migliore di quello fresco, ci sono delle straordinarie verdure in conserva, così come della straordinaria frutta (confetture e marmellate) e in lattina vengono confezionati anche gli alimenti più lussuosi come caviale o foie gras. Associare dunque a cibo in scatola un prodotto scadente è superficialità, eppure Alessandro Pipero è andato folkloristicamente a dichiarare al Times che il cibo in lattina è cibo per gatti. Ma nel caso specifico della carbonara tutti questi arroccamenti sono ancor più antistorici.
La storia della carbonara, che prima di adesso non se la filava nessuno
Innanzitutto si tratta di una ricetta che ha ben poco a che spartire con la tradizione italiana: la primissima versione è stata pubblicata negli Stati Uniti, in Italia la prima attestazione scritta è comparsa molto di recente (solamente 70 anni fa esatti, nell’agosto del 1954 su La Cucina Italiana) ma era parecchio diversa da quella che oggi consideriamo la carbonara da difendere col coltello tra i denti. Dopodiché per tutti gli Anni Sessanta ben pochi se la sono filata, negli Anni Settanta e Ottanta si faceva nelle case italiane in una modalità che nulla ha a che spartire con quella odierna e quando compariva nella ristorazione (vedi Gualtiero Marchesi) era inondata di panna esattamente come la versione in barattolo di Heinz appena lanciata. Nelle varie ricette “storiche” di questa preparazione c’era il formaggio groviera, l’aglio, la cipolla e così via. Cosa c’è dunque da difendere? Forse la versione recente invalsa nell’ultimo quindicennio con la moda della “carbocrema” nata per titillare l’algoritmo di Instagram e del guanciale croccante? Semmai è paradossalmente quest’ultima a voltare le spalle alla tradizione.
La “vera” carbonara? Era fatta con cibo in scatola
Ma c’è ancora di più, se parliamo di cibo in scatola: secondo la più accreditata leggenda sulla nascita della carbonara, il piatto sarebbe stato inventato nella Riccione appena liberata nel 1944 da un cuoco bolognese facendo largo uso di cibi in conserva in dotazione all’esercito Alleato come la polvere di rosso d’uovo. Insomma va a finire che la carbonara in lattina di Heinz è la versione che in maniera più filologica cita la tradizione di questo piatto, non solo per l’elemento del cibo in scatola, ma anche per l’identità stessa: un piatto fatto in emergenza, in velocità, in assenza di grandi possibilità economiche e nella maniera più facile e arrangiata possibile. Proprio le odierne richieste dei giovani a cui Heinz vuole dare risposta.
La nascita di prodotti di grandissima distribuzione che citano nostre preparazioni presuntamente storiche, conferma semmai l’allure globale che le ricette italiane continuano ad avere, al punto da essere replicate fino agli esiti più popolari possibili. Una buona notizia per la nostra gastronomia visto che più persone assaggeranno la carbonara fast&cheap di Heinz e più persone potranno in quota parte aver l’idea di venirne a provare qui da noi una versione artigiana ed espressa. Di quelle fatte bene però, non di quelle somministrate da migliaia di ristoranti turistici che in Italia servono ogni giorno tonnellate di carbonare infinite volte peggiori di quelle confezionate in scatola. Su quelle sì che sarebbe legittimo indignarsi.
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Fonte : Today