La crisi dei negozi Euronics: cosa c’è dietro le chiusure e quali altre arriveranno

Molti negozi Euronics o sono chiusi o chiuderanno nel giro di pochi mesi, forse settimane. A raccontarlo sono alcuni dipendenti che oggi hanno ben chiaro il loro destino e quello di una delle insegne di elettronica più forti a livello nazionale. Ce lo raccontano senza disperazione, con lucidità. È rassegnazione quella negli occhi di chi è consapevole che rimarrà a casa, senza un lavoro e senza possibilità di replica. Più di 240 persone rischiano infatti di perdere il proprio posto.

Per raccontare questa storia, e fare chiarezza sull’azienda, è necessario fare un passo indietro e ricostruire la cronologia dei fatti e la struttura della società. O meglio, delle società. Per farlo dobbiamo mettere da parte il nome Euronics perché in questa faccenda, come spiegato dall’insegna stessa, c’entra poco e niente. I negozi a brand Euronics sono franchising aperti da società diverse che operano su territori differenti d’Italia. 

Una volta c’erano Castoldi e Galimberti. Castoldi aveva aperto diversi punti di vendita Euronics tra Milano e la Brianza. In viale Monza a Milano c’era, già sul finire degli anni Sessanta, uno dei negozi più importanti del brand che serviva una clientela altolocata, quella dei milanesi facoltosi che potevano permettersi prodotti all’epoca quasi avveniristici. Marco Castoldi possedeva due società: la Bruno Castoldi che controllava unicamente lo store di corso Lodi, e la Castoldi srl di cui era amministratore delegato e socio e che controllava gli altri store. Sette erano invece in mano a Galimberti. Una manciata sono ancora della società Dimo, che in questa vicenda però non c’entra nulla. Ecco il resto della storia e cosa accadrà.

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Fonte : Today