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Giuseppe Conte chiude all’ipotesi di accogliere Matteo Renzi nella coalizione di centrosinistra. “Resuscitare Renzi, premiandolo i suoi ripetuti fallimenti, è una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà del progetto di alternativa a Meloni”, ha detto.
Nuove complicazioni per il campo largo. Da settimane il centrosinistra è alle prove con la costruzione di un progetto alternativo alla destra di governo che ricomprenda le diverse forze politiche progressiste del Paese.
A minare la fattibilità di una larga coalizione ci sono le tensioni tra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi e quello del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. I continui slanci di apertura da parte di Renzi nei confronti del Partito democratico hanno fatto storcere il naso all’avvocato pentastellato, che ha più volte ribadito la sua contrarietà all’ingresso di Iv nell’alleanza progressista.
Dal canto suo, anche l’ex segretario dem ha fatto sapere di non essere d’accordo a entrare in una coalizione guidata dal M5s. Tra i due è partito così uno scontro a distanza, fatto di secchi botta e risposta. L’ultimo, oggi, quando Conte si è detto convinto che “resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, sia una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni”.
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Per il leader del Movimento, accogliere l’ex dem nel campo largo sarebbe “una scelta peraltro incomprensibile per gli elettori, visto che Italia viva in questa legislatura ha votato quasi sistematicamente con il centrodestra e governa con le destre in molte amministrazioni territoriali. Ma è una scelta inaccettabile anche se vogliamo che il progetto politico progressista sia costruito nel segno, per noi imprescindibile, dell’etica pubblica e della lotta all’affarismo”, ha detto.
“Lasciare questo spazio a Renzi, incoronarlo così platealmente come credibile rappresentante di un polo moderato, è un grande harakiri”, ha proseguito Conte, prima di rivolgere una critica anche al partito guidato da Elly Schlein. “Il metodo e il merito con cui tutto ciò sta avvenendo e viene assecondato dai vertici del Pd sta aprendo una grave ferita con la mia comunità del Movimento 5 Stelle: una comunità che intende antropologicamente la politica in modo diametralmente opposto”, ha detto.
“Se poi qualcuno pensa che Renzi possa facilitare un dialogo diretto con il Partito democratico statunitense e con il governo israeliano allora dico che, a maggior ragione, occorre un forte chiarimento sulla politica estera: per noi del Movimento 5 Stelle i governi italiani non si decidono a Washington”, ha ribadito. L’alternativa proposta dal Movimento “non prevede nessuna subalternità rispetto anche a nostri consolidati alleati come gli Usa; la prospettiva multipolare e la ricerca incessante della pace come unica soluzione ai conflitti bellici saranno fattori discriminanti per un’intesa politica”, ha concluso.
Fonte : Fanpage