Avevamo già messo le mani per qualche ora su Star Wars Outlaws un po’ di settimane fa e le impressioni iniziali erano state assolutamente promettenti. Adesso che abbiamo speso molto più tempo in compagnia di Kay Vess a bordo della Trailblazer le belle impressioni rimangono, ma purtroppo a loro si aggiungono alcuni aspetti meno piacevoli che hanno un po’ a che fare con questi tipo di giochi.
Per chi non sapesse assolutamente nulla, Star Wars Outlaws è un gioco d’azione open world di Ubisoft ambientato tra L’Impero colpisce ancora e Il Ritorno dello Jedi, quindi il secondo e terzo film della saga. La protagonista è Kay Vess, contrabbandiera avventurosa ma inesperta che improvvisamente si trova presa in mezzo in un gioco più grande di lei mentre cerca di farsi un nome nel sottobosco criminale della galassia. Purtroppo, per quanto simpatica, come molti personaggi di Star Wars non riesce a uscire dall’ombra di Han Solo, ma era una missione quasi impossibile.
Outlaws è il classico gioco action open world cui siamo ormai abituati da anni che ripropone più o meno il medesimo canovaccio di sparatorie, piccoli enigmi, arrampicate, viaggi in moto, incarichi da completare e così via. Grandi spazi aperti in cui tutto sommato non c’è tantissimo da fare e dopo un po’ i fili che muovono la scena si vedono fin troppo. Non è colpa sua se appare oggi così identico a un sacco di altre cose che abbiamo giocato in questi anni, ma è inevitabile che in qualche modo la formula sia ormai abusata e questo si nota particolarmente quando ci si trova di fronte ad alcuni difetti che peggiorano le cose.
Innanzitutto, la fase stealth, che appare molto semplice e spesso assurda, con soldati che vengono storditi mentre i loro commilitoni a due passi non sentono l’urlo che hanno fatto quando li abbiamo colpiti alle spalle. Oppure ronde che con i compagni a terra e mezza base uccisa smettono di cercarti dopo un minuto e tornano a fare i fatti loro. Infine c’è Nyx, il nostro fido animaletto che fa le veci del classico strumento per distrarre o recuperare oggetti, può serenamente sabotare un allarme senza che a nessuno venga qualche dubbio. Peccato perché nelle basi imperiali è presente anche un sistema simil Grand Theft Auto che aumenta via via l’intensità della risposta quando vieni scoperto a curiosare o eliminare gli Stormtrooper.
Essendo che Outlaws è un gioco che poggia molto sulla sua parte più stealth, perché Kay un personaggio più incline alla furtività che allo scontro diretto, sarebbe stato lecito aspettarsi un occhio di riguardo. Per fortuna c’è anche una buona variazione di situazioni è molto spesso ci sarà da usare la fidata pistola.
Qui la situazione è tutto sommato divertente, con nemici che cercano di circondarci e stanarci con le granate, peccato per una scelta di design assurda: quando raccogliamo un’arma da terra da usare temporaneamente, come un fucile da cecchino, ogni volta che scendiamo una scala o ci arrampichiamo, la facciamo cadere per terra. Un altro esempio di un game design un po’ pigro. Per esempio, ci si accorge che sta per iniziare uno scontro quando improvvisamente compaiono un po’ troppi barili rossi esplosivi attorno a noi: il segno palese che presto qualcuno ci passerà vicino e potremmo farli saltare per aria. Si spara, volendo anche nelle brevi missioni spaziali, ma non aspettatevi qualcosa di trascendentale, gli scontri sono tendenzialmente molto semplici e tutta la parte fuori dai pianeti pare messa lì giusto per offrire un minimo di varietà.
Anche le animazioni di quando Kay fa a botte o si arrampica non ci sono sembrate proprio bellissime, il che si inquadra in una resa visiva altalenante, fatta di scorci bellissimi e suggestivi, dettagli spettacolari e poi cali di performance, bug, animazioni strane, che speriamo si risolvano patch dopo patch. A pensarci bene, essendo un gioco Ubisoft sarebbe stato lecito aspettarsi una sorta di Assassin’s Creed nello Spazio e senza dubbio ci sono meccaniche che fanno parte del DNA Ubisoft, ma il paragone più vicino, e con le dovute distanza, è probabilmente Uncharted. Kay spara, si intrufola, si arrampica molto, proprio come Nathan Drake, ma con in più il filtro di Star Wars e delle varie alleanze.
Ecco, quello della gestione dei rapporti con i 4 gruppi criminali del gioco (Pyke, Hutt, Ashiga e Alba Cremisi) è forse uno degli aspetti più riusciti, assieme alla scrittura delle quest principali, che risulta sempre interessante e avventurosa. Anche alcune secondarie sono ottime, forse un po’ troppo lunghe, ma ci sono anche tanti incarichi minori molto ripetitivi, utili solo a ottenere crediti e reputazione di fazione. Quasi tutte le missioni principali si portano dietro la scelta di poter favorire un clan o l’altro e tendenzialmente sarà impossibile essere amici di tutti, dovremo fare scelte e conviverci, consapevoli che sbloccheremo determinate ricompense ma anche che saremo visti malissimo quando proveremo a entrare nei territori dei clan nemici.
Un altro aspetto molto bello e che spesso nei giochi viene standardizzato, ma qui è invece elevato, è la progressione del personaggio: al posto del solito albero di abilità da sbloccare con i punti esperienza, Kyle guadagna e migliora le abilità collezionando materiali e svolgendo piccoli incarichi. Per esempio, un tot di nemici storditi ci permetteranno di accedere all’abilità con cui potremo fare finta di arrenderci per poi freddare l’avversario con un colpo di blaster e così via.
E poi, ovviamente, l’aspetto che più di tutti vende il gioco è senza dubbio il mondo in cui è ambientato: Outlaws offre veramente una miriade di dettagli, poster, voci, musiche, momenti culinari, astronavi e situazioni che vi porteranno dentro il mondo di gioco e che, probabilmente, vi faranno ignorare tutti i difetti che abbiamo elencato fino a ora. Certo, in molti casi è un mondo rigido e vuoto, dove possiamo fare solo ciò che ci viene concesso di fare e dove non c’è un’idea che non si sia vista altrove, ma se basta il tema di Star Wars per farvi battere il cuore è molto probabile che ve ne fregherete. Perché alla fine è giusto analizzare il gioco ma ci sarà un sacco di gente che se ne fregherà e se lo godrà di gusto per quella ventina o poco più di ore che il gioco richiede e va benissimo, perché nonostante tutto gli dà esattamente ciò che cercano.
Quindi sì: Outlaws ha difetti, ma alcuni sono da imputare forse più a un game design che ormai fatica a uscire dai binari imposti molti anni fa e che vengono ancora seguiti per tentare nuovi approcci, ma quei difetti tutto sommato spariscono se volete camminare per le vie di un mercato e sentirvi dentro Star Wars, se uno scontro pieno di raggi laser vi emoziona, se vi lasciate rapire dalla storia e dalle sue comparsate a sorpresa. Ci sono due Star Wars Outlaws: quello della ragione e quello del cuore. Il primo ci offre un gioco tutto sommato nella media e da cui ci aspettavamo di più, il secondo lo decidete voi.
Fonte : Repubblica