Dybala, da piccolo principe milionario a volpe è un attimo

Paulo Dybala non è andato all’Al-Qadsiah, squadra della Saudi Pro League, per una questione di soldi, quelli che il club saudita avrebbe dovuto dare alla Roma per il cartellino del fuoriclasse argentino, né più né meno. Chi scrive adora il fantasista ex Palermo e Juventus, uno di quei calciatori capaci di regalare tocchi sopraffini, di indirizzare le partite, di regalare ai propri tifosi serate indimenticabili, però raccontare una favola che non esiste è imperdonabile per i giornalisti e offensiva nei confronti dei tifosi, che poi a Roma vogliano bersi la novella dell’attaccamento alla maglia e dell’amore per i colori giallorossi – indubbiamente sincero, ma poi c’è tutto il resto – è un altro paio di maniche che solo gli amici romani potranno spiegarmi con dovizia di particolari.

Il calciomercato isterico

A dirla tutta l’affare Dybala ha le sue stranezze tipiche di un calciomercato isterico. Da quanto è stato scritto, inizialmente la Roma avrebbe accettato 18 milioni di euro per la cessione dell’attaccante, potendo così incassare un bel gruzzolo e risparmiare sull’ingaggio del giocatore, soldi che sarebbero poi serviti per ulteriori investimenti. Paulo, però, avrebbe rifiutato l’offerta di 15 milioni l’anno per 3 stagioni. Per un giocatore trentenne con guai fisici reiterati. A questo punto l’Al-Qadsiah avrebbe rilanciato: 25 milioni a stagione per un triennio, però alla Roma solo 3 per il cartellino: con il sì del giocatore e il no, giustamente, della società. Al solito è stato scritto di tutto contro i sauditi e il loro campionato, mancando di rispetto a chi sta cercando di far crescere il proprio movimento, c’è semmai da discutere quanti soldi avrebbero preso gli intermediari per questa operazione rispetto al club giallorosso, tema troppo sottaciuto. E com’è possibile, soprattutto, che l’offerta del cartellino, a un certo punto, sia scesa di 15 milioni o giù di lì? Da non crederci.

L’offerta rifiutata alla Juve

Ricordiamo che Dybala, due anni fa, aveva rifiutato l’offerta della Juventus, 8 milioni a stagione chiedendone 10, per arrivare alla fine ad accettare quella della Roma: 4,2 (c’è chi ha scritto 4,5) più bonus per tre anni e clausola liberatoria intorno ai 20 milioni di euro, la quale permetterebbe alla società, attraverso per esempio un aumento di ingaggio o un allungamento del contratto, di bloccare la possibile cessione dell’argentino; in caso di addio anticipato l’ex attaccante della Juventus avrebbe diritto a una percentuale della clausola se esercitata da un altro club. E questo è il suo ultimo anno in giallorosso, visto che non c’è un’opzione per il quarto, quindi a giugno, salvo novità, sarà svincolato.

Una vicenda gestita male

Nonostante le condizioni fisiche e la conseguente discontinuità, Dybala è il giocatore migliore della rosa giallorossa, quello che fa la differenza, da quando è arrivato, infatti, è quello che ha segnato più gol (34), fatto più assist (17), creato più occasioni per i compagni (33) e che tira più in porta (67). Un leader tecnico, punto di riferimento per compagni, appunto, e tifosi. Questa vicenda però, come altre nel suo caso, è stata gestita male dal punto di vista comunicativo – più lato Dybala che lato Roma ci verrebbe da dire –, sembra quasi che chi ne segue gli interessi economici non si preoccupi troppo dell’uomo e delle eventuali ripercussioni. Oltretutto, adesso, nel ruolo troverà la concorrenza del connazionale Soulé e di Baldanzi, una condizione che Paulo non ama particolarmente, preferendo essere unico e amato indiscriminatamente. Una comfort zone che questa storia sbagliata, come cantava De André, ha stropicciato un po’ troppo. Adesso c’è da ricostruire un rapporto con società, allenatore e compagni di squadra, i tifosi si sono già schierati a suo favore: perché è legittimo cercare di guadagnare di più, un po’ meno raccontare una favola, poiché le favole bisognerebbe saperle raccontare e davanti a chi ci crede mantenere le promesse. Per questo, ora Paulo Dybala ha un grosso debito con la Roma e con i suoi tifosi, non solo economico: «“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”».

Fonte : Today