Telegram, cosa succede adesso al fondatore Pavel Durov

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato rilasciato dopo il fermo delle autorità francesi nell’ambito di una inchiesta sul crimine informatico contro ignoti. Mercoledì 28 agosto, al termine delle 96 ore di massima estensione del fermo, avvenuto sabato 24 agosto all’aeroporto di Le Bourget, alla periferia di Parigi, l’imprenditore 39enne è stato rilasciato e condotto in tribunale, per essere interrogato in vista di una possibile accusa.

Secondo un documento visionato da Politico, il mandato di arresto contro Durov è stato emesso mesi fa, su impulso di una indagine aperta lo scorso 8 luglio contro ignoti per reati online, e riguarda la mancata collaborazione dei vertici della app di messaggistica in alcune investigazioni su abusi di minori online. Secondo lo stesso documento di Politico, esiste un mandato di arresto contro il fratello del fondatore di Telegram, Nikolai Durov, che è la mente tecnica dell’azienda.

Gli attacchi della Russia

Nelle scorse ore il Cremlino è tornato ad attaccare la Francia per l’arresto di Durov. Il portavoce del governo russo Dmitry Peskov ha detto: “Le accuse sono davvero molto serie, e pertanto richiedono una base schiacciante di prove. Altrimenti, questo rappresenta un tentativo diretto di limitare la libertà di comunicazione e, si potrebbe anche dire, di intimidire direttamente il capo di una grande azienda. Il che significa che ci sarà di mezzo la politica, cosa che il signor Macron ha negato ieri”.

Alla Russia non interessa certo difendere la libertà di parola. Il caso dell’arresto del fondatore di Telegram sta venendo manipolato per interessi che trascendono la vicenda legata all’inchiesta stessa. La Russia teme gli effetti di una richiesta di accesso ai dati della app di messaggistica. La crittografia, come abbiamo detto, è uno dei punti più delicati del servizio di Telegram. La piattaforma non applica a tutte le chat la crittografia end-to-end, ossia quel sistema di comunicazione cifrata che consente solo alle persone che stanno comunicando di conoscere il contenuto dei messaggi, ma solo alle chat segrete. Per le chat “normali”, invece, questo tipo di protezione non è garantita. Quando invece è la norma su Signal e anche sul più prosaico Whatsapp.

La questione crittografia

Questo significa che tutto ciò che transita dai server di Telegram e non è protetto da crittografia end-to-end lascia una traccia in chiaro che può potenzialmente essere estrapolata grazie al fatto che l’azienda ne conserva le chiavi di decrittazione. Un problema serio per chiunque usi Telegram per comunicazioni che devono rimanere riservate. Come attivisti e dissidenti in paesi dove la libertà di espressione è limitata, così come apparati dello Stato a vari livelli. Telegram, inizialmente bandita dalla Russia e poi riammessa, è una piattaforma fondamentale per l’esercito russo e per i blogger pro-Cremlino, che la difendono a spada tratta. Peskov ha tuttavia negato che il governo russo abbia chiesto ai suoi funzionari di cancellare le chat di Telegram.

Nel frattempo, anche gli Emirati arabi si sono mossi contro la Francia, chiedendo lumi sul destino del loro concittadino. Durov ha quattro cittadinanze: russa, di Saint Kitts and Nevis, stato insulare del Commonwealth britannico nei Caraibi, dove ha riparato dopo aver abbandonato la Russia per accelerare lo sviluppo di Telegram, francese (ottenuta per meriti speciali) ed emiratina.

Secondo quanto riferisce la procuratrice Laure Beccuau, il fermo si inserisce all’interno di una indagine giudiziaria aperta lo scorso 8 luglio, su impulso di una inchiesta preliminare condotta dalla sezione dedicata alla lotta al crimine informatico (la sezione J3 della direzione che si occupa di lotta al crimine organizzato), e che riguarda una serie di reati compiuti online, dal traffico di stupefacenti alla pedopornografia. L’indagine, recita la nota della Procura, “è stata avviata contro ignoti” e in cui l’imprenditore, classe 1984, finisce dentro per non aver collaborato con le autorità.

Fonte : Wired