Mark Zuckerberg è cambiato. Non solo nel look

Negli ultimi mesi, Mark Zuckerberg è cambiato.

L’amministratore delegato di Meta ha da poco compiuto 40 anni.

Zuckerberg ha trascorso metà della sua vita alla guida del social network più famoso (e usato) del mondo, Facebook, che ha fondato esattamente venti anni fa.

In tutto questo tempo, lo stile non è mai stato il suo punto di forza.

Quando ha creato Facebook, Zuckerberg indossava regolarmente ciabatte Adidas al posto delle scarpe; negli anni successivi ha puntato su una “divisa” anonima: jeans e t-shirt grigia.

Ma nel 2024 il look del Ceo di Meta ha subito una trasformazione profonda. Con un titolo geniale, il New York Times l’ha definita una meta-morfosi.

Zuckerberg ha iniziato a vestire abiti più ricercati, si è fatto crescere i capelli, per la sua festa di 40 anni ha indossato una vistosa catena dorata al collo.

Fino a poco tempo fa, Zuckerberg dava la sensazione di essere “poco umano”.

Sul web, in passato, sono circolati numerosi meme che hanno paragonato il fondatore di Facebook a un robot oppure a Data, l’umanoide di Star Trek.

Ma quel manager freddo e riservato non esiste più. Lo scorso 4 luglio, per festeggiare il giorno dell’indipendenza degli Stati Uniti, Zuckerberg ha surfato mentre beveva birra e teneva, con l’altra mano, la bandiera americana. La scena, ripresa e pubblicata sugli account social del Ceo di Meta, era così surreale da indurre a pensare, in un primo momento, che fosse stata creata da un’intelligenza artificiale.

Zuckerberg insomma è cambiato. E non solo nel look.

Anche la sua posizione politica, recentemente, sembra più pronunciata.

Sebbene Zuckerberg abbia detto di voler rimanere “neutrale” e di non voler influire in alcun modo – personalmente e attraverso le sue piattaforme social – sulla corsa alla Casa Bianca di Kamala Harris e Donald Trump, le sue recenti azioni sembrano sostenere il contrario.

Nel 2023, Meta ha riammesso Trump su Facebook, seppur con alcune restrizioni, dopo averlo sospeso per aver contribuito – con i suoi post – alla furia dei suoi sostenitori che hanno assalito il Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio del 2021.

A luglio scorso, le restrizioni applicate agli account di Trump su Facebook e Instagram sono state rimosse, in nome della libertà di parola e di espressione politica.

Sempre un mese fa, Zuckerberg ha speso parole di stima per il candidato repubblicano, definendo “tosta” la sua reazione all’attentato che ha subìto lo scorso 13 luglio in Pennsylvania.

“È una delle cose più formidabili che abbia visto nella mia vita” ha detto il Ceo di Meta in riferimento al pugno alzato di Trump, verso la folla, poco dopo essere stato sfiorato dai colpi d’arma da fuoco.

Lo stesso Trump ha raccontato, nel corso di un’intervista trasmessa da Fox News, di aver ricevuto “ripetute telefonate” da parte di Zuckerberg nelle ultime settimane. Il fondatore di Facebook si sarebbe scusato perché l’intelligenza artificiale di Meta – chiamata Meta AI – ha sostenuto, in alcune interazioni con gli utenti che il tentato omicidio dello scorso 13 luglio non si è mai verificato.

Anche Meta si è scusata ufficialmente, attribuendo l’errore della sua AI alle “allucinazioni” di cui soffre l’intelligenza artificiale generativa.

Ma lunedì scorso Zuckerberg si è avvicinato ancora di più a Trump, inviando una lettera alla Commissione Giustizia della Camera statunitense che la Cnn ha definito “un regalo ai repubblicani”.

“Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, inclusa la Casa Bianca, hanno ripetutamente esercitato pressioni sui nostri team, per mesi, affinché censurassero determinati contenuti relativi al COVID-19, inclusi umorismo e satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non si sono mostrati d’accordo” ha scritto Zuckerberg.

L’amministratore delegato di Meta ha aggiunto che tale pressione era “sbagliata” e si è rammaricato che la sua azienda non si è opposta in modo più fermo alle richieste dell’amministrazione Biden.

Nella sua lettera, Zuckerberg si è mostrato dispiaciuto anche per come Facebook ha trattato in passato la controversia relativa al computer di Hunter Biden, il figlio dell’attuale Presidente Usa, limitando la diffusione sui social di Meta di un controverso articolo del New York Post che trattava la vicenda.

Zuckerberg ha scritto: “è stato chiarito che la notizia non era disinformazione russa e, ragionandoci ora, non avremmo dovuto declassare la storia”.

La lettera firmata da Zuckerberg è stata immediatamente strumentalizzata da Trump per promuovere, ancora una volta, la falsa propaganda secondo cui le elezioni presidenziali del 2020 sarebbero state rubate.

La Commissione Giustizia ha invece scritto su X che “Mark Zuckerberg ha appena ammesso tre cose: 1. L’amministratore Biden-Harris ha ‘fatto pressione’ su Facebook affinché censurasse gli americani. 2. Facebook ha censurato gli americani. 3. Facebook ha strozzato la storia del laptop di Hunter Biden. Una grande vittoria per la libertà di parola”.

Va ricordato che il presidente di tale Commssione è il repubblicano Jim Jordan. Anche lui ha affermato diverse volte, in passato, che Biden ha “rubato” le elezioni presidenziali del 2020.

Fonte : Repubblica