All’ombra delle sue crisi politiche, Bangkok continua fisicamente a sprofondare

Mentre si discute sulla formazione del governo di Paetongtarn Shinawatra l’ecnomista Anusorn Thammajai rilancia l’allarme: a rischio l’80% del territorio, ampie gione potrebbero già essere sommesrse tra sette-otto anni. Tra le strategie urgenti richieste interventi di mitigazione nelle aree costiere. Mentre il cantiere aell’indonesiana Nusantara diventa un termine di paragone sull’ipotesi di una nuova capitale.

Bangkok (AsiaNews) – Tra appena sette-otto anni Bangkok potrebbe finire sott’acqua e iniziative consistenti per impedirlo non sono più posticipabili. Mentre il Paese si dibatte nella sua ennesima crisi politica, intorno alla formazione del governo di Paetongtarn Shinawatra dopo la strada spianata dalla sentenza della Corte costituzionale, a riaprire nei giorni scorsi il dibattito sul crescente impatto sull’economia e la qualità della vita dei thailandesi del riscaldamento globale è stato nei giorni scorsi Anusorn Thammajai, decano della facolta di Economia dell’Università della Camera thailandese del commercio e già membro dl Consiglio nazionale thailandese per la ricerca.

La persistenza del fenomeno de La Niña fra i nove e i dodici mesi con un abbassamento delle temperature che apre a una intensificazione della piovosità fino a 14 miliardi di metri cubi all’anno, già ora porta danni diffusi all’agricoltura per l’alternarsi di forte siccità e alluvioni.

Nella capitale Bangkok, la speculazione edilizia continua a produrre immensi condomini e strutture commerciali senza tenere conto delle caratteristiche del suolo, con un costante fenomeno di abbassamento del suolo. Insieme alla posizione presso la foce del fiume Chao Praya e al rischio crescente di mareggiate, a rendere problematica la vita della popolazione è anche l’inquinamento dell’aria per periodi prolungati con gravi rischio per la salute della popolazione.

Quanto sottolineato da Anusorn prende spunto da uno studio di Greepeace che conferma i rischi di inondazione della capitale se non si correrà ai ripari con urgenza e non solo quando Bangkok subisce le piene del suo fiume gonfiato da innumerevoli corsi d’acqua lungo attraversando la Thailandia da Nord  a Sud. A rischio sarebbe ormai l’80 per cento del territorio metropolitano e 10,45 milioni di abitanti con un danno economico enorme.

Per l’economista, va messo in campo un mix di strategie urgenti: costruire sbarramenti che meglio regolino l’afflusso delle acque nella capitale, strade costiere sopraelevate, incremento della superficie delle foreste di mangrovie per assorbire l’influsso delle maree e delle onde sul territorio, riorganizzazione dell’utilizzo delle terre costiere, investimenti per la tutela dell’ambiente nelle aree più a rischio, accelerazione sull’uso delle energie rinnovabili. Ma tra le idee sul tappeto in Thailandia c’è anche lo studio sulla ricollocazione della capitale. Un progetto non nuovo, qui come altrove in Asia, e che ha ora avrà un termine di paragone nello spostamento in corso della capitale indonesiana dalla costa occidentale dell’isola di Giava alla città di Nusantara, in costruzione nel Borneo.

Fonte : Asia